Questo sabato mattina la rassenga #zot2016 vi carica alla grande per il fine settimana con un disco bello forte.

Danny and The Darleans - Bug Out (In The Red)

Direttamente da Detroit una band che è una carica di adrenalina pura. Danny and The Darleans sono praticamente la nuova band del mitico Danny Kroha, fondatore assieme a Mick Collins e Peggy O'Neill dei mitici Gories, una delle band simbolo del garage punk a cavalli tra la fine degli anni ottanta e gli anni novanta. 'Bug Out', uscito nel settembre 2016 via In The Red Recordings è il secondo disco di Kroha con questa formazione dopo il disco eponimo del 2013. Il sound è sfacciatamente garage e rock and roll e riprende quella stessa potenza tipica dei Gories e quei riflessi rock and roll Rolling Stones ('Girl','Leaving Here', 'Who Dat?', 'Soul On Ice', 'Dr. Finger'...) o comunque collocabili negli anni sessanta ('Cat Squirrel', 'Let's Stomp'...). I più giovani potranno cogliere simiglianze con qualcuna delle mille incarnazioni di Ty Segall, ma chiaramente quello 'originale' in questo caso è proprio il vecchio Dan.

DANNY & THE DARLEANS // Soul on Ice
 
@[psychopompe] finalmente ho ascoltato OCS. Aspetto la tua recensione al varco. Sono curioso del tuo giudizio.
 
Per la serie #zot2016 è una rassegna che non finisce mai...

Kungens Man - Stockholm Marathon (Adansonia Records).

Praticamente - come da titolo - una vera e propria maratona di space music dalla durata di oltre un'ora e mezza. Uno dei gruppi più eccentrici della scena neo-psichedelica e che in questa occasione particolare si succede in una serie di lunghe sessioni di kosmische musik acide e ripetitive fino allo spasimo. Il sound nel complesso si può definire come un mix tra gli Oresund Space Collective e il kraut-rock dei Neu! oppure Amon Duul II. Non mancano componenti drone e un certo sciamanesimo per l'uso della voce nella prima traccia 'Var god stig pa' e l'uso di cori riverberati all'infinito in quasi tutte le altre. Il difetto principale oltre che nella ripetitività sta in alcune esagerazioni nell'uso della chitarra dove questa non è affatto richiesta. Per il resto, che dire, se vi piacciono le maratone, questa è la vostra occasione.

Kungens Män - Stockholm Maraton (Full Album 2016)
 
Con #zot2016 propongo un disco che ho consumato nel corso dell'anno 2016 e che ho ripreso di recente in coincidenza all'ascolto del loro ultimo EP ('High Goodbye') uscito lo scorso giugno.

Magic Shoppe - Wonderland (Little Cloud Records).

'Wonderland' è un LP dei Magic Shoppe, formazione neo-psichedelica da Boston, Massachusetts. Il secondo LP della band e quello della definitiva consacrazione nella scena neo-psych comprendente band come Black Market Karma, Rancho Relaxo, Dead Vibrations, The Orange Revival, Magic Castles, The Third Sound, comprende otto canzoni che sono praticamente otto pezzi di garage psichedelia con avvolgenti giri di chitarra in perfetto stile Warlocks e rimandi ai primi Brian Jonestown Massacre. Graditissimo per quanto mi riguarda l'uso di eco e riverberi e gli arrangiamenti comunque minimali che conferiscono a ogni traccia un effetto fulminante. Molto bello proprio perché non spara troppo alto e si mantiene dall'inizio alla fine sullo stesso livello di alta intensità.

Magic Shoppe - Blowup
 
Riprendo la rassegna #zot2016 che rilancio con la proposta di un LP del 2016 e del precedente EP 'anticipatorio' pubblicato nel 2015.

Golden Dawn Arkestra - Stargazer (Modern Imperial Records).

Secondo quanto gli avrebbe detto sua madre, ambasciatrice negli USA, Zapot Mgwana sarebbe figlio di Herman Poole Blount aka Sun Ra. Quanto questo sia vero oppure no non possiamo saperlo perché in verità Zapot non ha mai conosciuto suo padre. Nato negli USA e cresciuto poi in Nigeria, ritornato in America Zapot ha messo in piedi gli Golden Dawn Arkestra, un progetto chiaramente ispirato alle sonorità cosmiche di Sun Ra ma che considera lo sperimentalismo nel jazz come qualche cosa di aperto a diverse influenze e sonorità. Non mancano momenti che possono ricordare Isaac Hayes e altri più tipicamente funk o addirittura disco e la ovvia riverenza nei confronti di artisti come Mulatu Astatke e il leggendario Fela Kuti. Un disco francamente sorprendente e che per quanto si possa definire vintage, colpisce ogni volta di più ad ogni ascolto. Da menzionare anche il precedente EP eponimo, uscito nel 2015, e contenente sei tracce caratterizzate dallo stesso groove e dove tra una canzone e l'altra spuntano momenti ispirati alla musica tradizionale giapponese e - addirittura - Ennio Morricone! Ipnotico, ossessico, acido, divertente, a tratti irresistibile. Suggeritissimo.

STARGAZER * GOLDEN DAWN ARKESTRA
 
Andiamo avanti con la rassegna #zot2016 questa volta nominando un disco che mi ha francamente lasciato abbastanza indifferente, ma che potrebbe altresì invece piacere a altri che magari masticano più del sottoscritto determinate sonorità.

His Name Is Alive - Patterns Of Light (Light In The Attic).

Pubblicato lo scorso novembre, 'Patterns Of Light' è l'ultimo disco di His Name Is Alive, il progetto capitanato da Warren Defever e fondanto nel lontano 1990. Il disco è al solito ricco di sperimentazioni nel campo delle sonorità heavy-psych ma orientato verso una certa devozione alla musica progressive anni settanta. Caratterizzato da una certa 'sacralità' new age nell'uso dei cori e qua e là orientato a un certo doom che lì traspone in una dimensione sonora quasi prossima al metal, il disco è concettualmente ricco di determinati manierismi e patterns tipici dei seventies che possono piacere come no. Non manca una certa acidità nel suono delle chitarre e alcuni momenti di space ambient music che contribuiscono a fare di questo disco più una specie di 'music opera' che un disco di canzoni vere e proprie. Per quanto mi riguarda è sicuramente troppo in tutti i sensi possibili, ma qualcun altro potrebbe considerarlo un grande disco proprio per questa ragione specifica.

His Name is Alive - Patterns of Light
 
La rassegna #zot2016 propone questa volta un disco che poi sarebbe la colonna sonora di un film.

Nick Cave & Warren Ellis - Hell Or High Water OST (Milan Records)

Se avete visto il film, sapete già di che cosa stiamo parlando. 'Hell Or High Water' di David McKenzie è chiaramente uno dei film migliori prodotti dal cinema americano negli ultimi anni. Interpretrato magistralmente da Chris Pine e Ben Foster e da Jeff Bridges (senza menzionare la brillante interpretrazione di attori secondari come ad esempio Katy Mixon, Gil Birningham oppure Margaret Bowman) il film racconta la storia di due fratelli che rapinano delle banche per riscattare il terreno di proprietà della famiglia è che è stato pignorato. Un thriller coi controcoglioni che è stato definito anche come un neo-western. Ne consegue che i contenuti della colona sonora, composta da una coppia terribile come Nick Cave e Warren Ellis, si ispiri conseguentemente a quello stesso immaginario, che peraltro è un terreno in cui i due si muovono in maniera sapiente e sono perfettamente a proprio agio. Tanto che viene da pensare che Nick Cave sia forse più prolifico e rilassato in questa dimensione (quando chiaramente il film lo 'attizza' particolarmente) che con i Bad Seeds (escluderei dal novero il suo ultimo lavoro, che è chiaramente molto particolare). La colonna sonora è chiaramente perfettamente funzionale alla riuscita del film configurandosi in una serie di composizioni solo strumentali che piacerebbero sicuramente a Ry Cooder. Ma qui la coppia apre anche a performances di altri artisti come TOwes Van Zandt, Ray Willie HUbbard, Waylon Jennings, Scott H. Biram and Chris Stapleton. Il risultato è un disco perfetto come colonna sonora del film. Solo sufficiente oppure magari buono se ascoltato al di fuori del contesto cinematografico.

Nick Cave & Warren Ellis - Comancheria (Hell Or High Water OST Music Video)
 
Porto avanti la rassegna #zot2016 con una nuova proposta che sicuramente allieterà questo giovedì.

The Blind Shake - Celebrate Your Worth (Goner Records).

The Blind Shake da Minneapolis sono il gruppo dei fratelli Jim (titolare anche del progetto Jim And The French Vanilla) e Mike Blaha. Una delle principali realtà contemporanee della grande area metropolitana del Minnesota, il gruppo si contraddistingue per avere un sound tipicamente peculiare all'interno della vastità delle band garage psichedeliche contemporanee e in particolare per la combinazione tra il suono della chitarra elettrica con quello della chitarra baritona. 'Celebrate Your Worth' è il loro ultimo disco. La loro musica è in bilico tra sonorità psych nello stile dei Black Angels e alcune ossessioni wave. È evidente in ogni caso una certa attitudine sperimentale che nel corso degli anni li ha portati a collaborare con un gigante come Michael Yonkers e che può anche nel caso farli accostare a quei pazzi dei King Gizzard & Lizard Wizard anche se il sound dei Blind Shake è più minimale e derivativo dal post-punk. Vale la pena di dedicargli un ascolto.

The Blind Shake "I Shot All The Birds"
 
La rassegna #zot2016 conquista i vostri cuori con una proposta 'sensibile' come poche cose vi capiterà di ascoltare in questi giorni.

Keaton Henson - Kindly Now (Play It Again Sam).

Un cantautore inglese e poco popolare sebbene sia alla sua sesta pubblicazione in studio. Dotato di una sensibilità particolare e che lo porta a soffrire di attacchi di ansia e di conseguenza a esibirsi molto molto raramente dal vivo, Keaton Henson è uno scrittore di canzoni tanto bravo quanto brillante nella scelta degli arrangiamenti. In questo suo ultimo disco (Kindly Now) si disimpegna tanto bene in piano songs più intime che in canzoni che prevedono un arrangiamento orchestrale. Un disco elegante ma con una attitudine comunque indie che può ricordare il Conor Oberst più 'tirato a lucido' sebbene nel confronto tra i due, Keaton sia sicuramente più sensibile e delicato nei toni e nelle composizioni, Oberst più istintivo e 'selvaggio'. Ma parliamo chiaramente di due personalità diverse. Se dopo la prima traccia vi viene da pensare sia una specie di James Blake, procedete senza indugiare nell'ascolto e scoprirete che c'è molto di più.

Keaton Henson - Alright (Official Video)
 
La rassegna #zot2016 procede con la scoperta e la riscoperta di dischi non ascoltati o ascoltati poco e poi ingiustamente messi lì ad aspettare. Questo qui di oggi è veramente un gran bel disco che mi sto godendo alla grande durante queste ore.

Marching Church - Telling Like It Is (Sacred Bones Records).

Marching Church è il progetto di Elias Bender Ronnenfelt e 'Telling Like It Is' è il suo secondo LP dopo l'esordio 'This World Is Not Enough' e il bellissimo 12'' 'Coming Down Session In April'. Devoto a una certa musica wave degli anni ottanta, Elias Bender proprone composizioni che sono in bilico tra la ferocia dei Birthday Party e lo stile dei Tuxedomoon, la semplicità dei Cure. Ma le sue canzoni, accompagnate sempre da un uso ossessivo delle percussioni, sferragliate di chitarra noise, il potente suono del basso e ambientazioni noir, sono dei veri e propri recital nello stile di Nick Cave, il Jim Carroll più punk degli esordi, Jim Jones Revue. La sua forza espressiva è innegabile e qualche cosa che in circolazione nel panorama contemporaneo ha pochi pari. Suggerito per tutti quelli che amano i dischi di Nick Cave e di tutta la sua 'cricca': Birthday Party, Bad Seeds, Simon Bonney e i Crime & City Solution, Swell Maps, Gallon Drunk, Lydia Lunch, Rowland Howard ecc. ecc.

5/5

Marching Church - Heart of Life (Official Music Video)
 
Il disco del giorno per la rassegna #zot2016 è un piccolo gioiello imperdibile per gli appassionati di Mark Lanegan, Nick Cave ecc. ecc.

Hugo Race Fatalists - 24 Hours to Nowhere (Glitterhouse)

Il terzo disco in studio di Hugo Race con i Fatalists (la sua attuale band comprensiva tra gli altri della intera formazione italiana de i Sacri Cuori) è come già richiamato un piccolo gioiello nel genere rock-blues e realizzato da un artista che come pochi oggi padroneggia il genere con un suo stile peculiare e immediatamente riconoscibile essendo allo stesso tempo sia un grande interprete che un eccellente musicista. Il disco contiene otto inediti e due cover ('It’ll Never Happen Again' di Tim Hardin e 'Ballad of Easy Rider' di Roger McGuinn/Byrds). Una collezione di canzoni caratterizzate da una atmosfera tipicamente noir e dove gli arrangiamenti sono allo stesso tempo eleganti quanto tipicamente pieni di quelle pulsazioni blues e dilatazioni riverberate e eco riscontrabili nella vastissima produzione discografica di Hugo Race. Difficile da dire se sia uno dei suoi lavori migliori, perché secondo me è uno che sbaglia praticamente mai: imperdibile.

HUGO RACE FATALISTS - 24 HOURS TO NOWHERE | GLITTERHOUSE RECORDS
 
Per la rassegna #zot2016 oggi propongo un disco facile-facile.

La Femme - Mystère (Born Bad Records).

Il secondo LP del gruppo francese dopo l'esordio del 2013 'Psycho Tropical Berlin'. Il disco riprende sostanzialmente gli stessi schemi dell'esordio e conferma il grande potenziale pop di questo gruppo che appare effettivamente destinato a potere potenzialmente divenire una realtà maggiormente attenzionata nel panorama indipendente. Il gusto per la melodia innato si combina a fascinazioni suggestive e cinematografiche con echi che qualche volta guardano al patrimonio della canzone francese e altre volte persino a Ennio Morricone negli arrangiamenti. Il gruppo si propone come un ensemble di musica psichedelica e effettivamente una componente di questo tipo forse c'è nelle atmosfere sognanti delle canzoni di 'Mystère' e dove si combina allo yéyé e a tutto quello che è vintage riguardante gli anni sessanta in particolare. Il resto sono citazioni qua e là di situazioni Spacemen 3 e addirittura Radiohead oppure devozione a una certa wave. In definitiva un disco più che ascoltabile. Che sia questo il suo limite?

La Femme - Où va le monde
 
Riprendo dopo un paio di giorni di stop la rassegna #zot2016 e riguardante dischi dell'anno 2016 che sto ascoltando tardivamente solo adesso

Exploded View - st (Sacred Bones).

Exploded View è un progetto di Anika, la affascinante ex giornalista nata nel Regno Unito e adesso dedicatasi a tempo pieno alla musica. Un progetto che nasce in Germania ma che si sviluppa in Messico, più precisamente a Città del Messico, dove è stato registrato il primo disco (dovrebbe essere uscito un EP in questi mesi) pubblicato su Sacred Bones lo scorso agosto 2016. Il disco è chiaramente ispirato a una certa estetica tipicamente tedesca degli anni venti oppure degli anni trenta e a fenomeni come il cabaret e quelle atmosfere tipiche del burlesque, mescolate a quelle che sono fascinazioni industrial e arrangiamenti a metà tra la dark-wave e un certo sound glitch. Un sound 'espressionista' e ipnotico, molto spesso poco concreto tanto quanto invece ossessivo e fondamentalmente costruito sulle capacità da interprete di Anika. Un disco secondo me bello, ma che potrebbe tanto piacere quanto invece lasciare completamente indifferenti e che comunque non lascia intendere in che direzione il sound del progetto si possa evolvere nel tempo futuro.

Exploded View - Orlando (Official Music Video)
 
Questo è un disco di cui dopo un primo approccio, avevo effettivamente abbandonato l'ascolto fino a questi giorni e che quindi come tale merita adesso di entrare a pieno titolo all'interno della rassegna #zot2016 che sta sicuramente appassionando tutti gli utenti del sito.

Teho Teardo & Blixa Bargeld - Nerissimo (Specula Records).

Il disco è la seconda collaborazione tra l'artista italiano e il mitico Blixa Bargeld che con Teho Teardo ha instaurato una partnership simile a quella che precedentemente aveva instaurato con Alva Noto. Il disco riprende gli stessi contenuti di 'Still Smiling' del 2013 e possibilmente li porta alle sue massime espressioni. È difficile secondo me trovare punti deboli in un lavoro come questo. Voglio dire: è un disco perfetto e perfettamente riuscito. Teho Teardo conferma le sue capacità nella composizione di colonne sonore e atmosfere suggestive, mentre Blixa Bargeld si conferma interprete istrionico e abilissimo. È un disco più teatrale che di musica in senso stretto. Se la qualità della produzione non è in discussione, la valutazione dipende effettivamente dal vostro apprezzamento personale per un tipo di opera di questo tipo.

Teho Teardo & Blixa Bargeld - Nirgendheim
 
Continuo la rassegna #zot2016 con un disco che, nonostante sia una compilation, alla fine non potrà che essere considerato da tutti come una opera magnificente e degna di essere presa in considerazione.

Jah Wobble - In Dub (Cherry Red Records).

La Cherry Red aveva già pubblicato nel 2015 un box-set di 6 cd nei quali veniva fatto un excursus dei 40 anni di carriera di uno dei musicisti secondo me più bravi e influenti (e più prolifici) dal 1980 ad oggi. Con questa seconda compilation ('In Dub') contenente 34 canzoni, tra cui 4 inediti e un remix mai pubblicato prima, rilancia con una serie di registrazioni di Wobble a partire dalla metà degli anni novanta fino ad oggi come solista e con le diverse formazioni e progetti cui egli stesso ha dato vita. Il risultato è un disco che potrebbe apparire vario nei contenuti (sensibili certi sperimentalismi nella world music e con rimandi a sonorità orientali evidentemente dovuti anche al fatto che nel 2000 Wobble abbia sposato la musicista cinese di 'guzheng' e arpa Zi Lan Liao) ma in cui il dub e l'incredibile groove del basso di questo fantastico musicista fanno da trade-union e danno a questo disco un senso compiuto facendone un lavoro che secondo me per quanto una compilation, resta valido da ascoltare in via universale quando ci si vuole calare in una certa dimensione sonora. Bomba.

Jah Wobble's Invaders Of The Heart - Forest Funk Dub
 
La rassegna #zot2016 (cioè i dischi/artisti che per ragioni più o meno comprovate non avevo ancora ascoltato fino a questo momento) prevede anche inevitabilmente degli episodi che possono essere minori se non persino negativi.

Quarto episodio: LP - Lost On You (Vagrant).

Il disco in questione, per quanto pubblicato alla fine del 2016, ritengo sia stato senza dubbio uno dei fenomeni pop dell'anno 2017. Per qualche ragione imprecisata avevo già ascoltato l'EP che anticipava l'album e lo avevo trovato assolutamente dimenticabile. La grande risonanza ottenuta tuttavia nel corso dell'anno e il fatto che esteticamente mi abbia ricordato la bravissima Cate Blanchett nella sua indimenticabile interpretrazione in 'I'm Not Here' di Todd Haynes, mi hanno suggerito di riprovarci. La mia conclusione finale: probabilmente ha grande qualità sia vocali che compositive, intendo proprio a livello di scrittura, di songwriting. Ma queste sono totalmente azzerrate dal cattivo gusto negli arrangiamenti e nella produzione edulcorata e mainstream e che fa di questo disco qualche cosa che non vorreste mai e poi mai ascoltare nella vostra vita. Pertanto non pubblicherò neppure un video dedicato, anche se le canzoni migliori sono del resto effettivamente proprio i diversi singoli che girano continuamente alla radio da mesi.