Il diamante nero del progressive-rock italiano, uno dei miei dischi preferiti nella "scena" nostrana. Non è un disco perfetto, è forse il lavoro più grezzo e abrasivo del prog peninsulare, registrato a culo di babbuino ma con una visceralità e una concretezza rare in molti dischi di altre band, soprattutto le "minori", coeve; non arrivo a definirlo un Capolavoro, però non riesco a non premiarne la genuina e viscerale crudezza, lo stile secco e il modo diretto nel quale viene espressa la cinica cupezza dei bei testi, con immagini crude, forti, macabre, senza le metafore e gli (splendidi) artifici poetici delle Orme ad esempio, qui tutto viene espresso con disarmante chiarezza; in questo senso (si pensi al testo de "L'amico suicida" su tutti) almeno nel prog in Italia questo disco è stato credo un unicum e nel 1974 non c'erano comunque tantissimi casi come questo, e infatti il disco l'hanno comprato in 12, circa. Da non sottovalutare: è uno dei dischi prog italiani con il cantato migliore, Canali ha una bella voce e la usa in perfetta armonia con lo stile del brani, potente, trascinante e grintoso, dando un senso anche ai momenti più drammatici ed enfatici, ma in generale sposando il mood inquieto e duro del disco. Un brano che è davvero un piccolo capolavoro: "Confessione", puro hard-rock del miglior tipo, una canzone splendida. Poi, tra momenti di inquieta calma, hard-prog e la macabra e desolante distesa de "L' amico suicida" il disco non smette mai di gustarmi.