Quando ti prende lo schiribizzo di sfanculare il tangibile ecco un disco che fa al caso tuo.
Ti sei svegliato la mattina e ti senti diverso, nulla di quello che è accaduto prima t' importa. Questa luce d' estate ha illuminato i tuoi luoghi oscuri e li ha materializzati, la feroce realtà ha iniziato a prendere il sopravvento. Ti guardi la mano e riesci a vederla a occhio nudo come quella della copertina. Senti il bisogno di ricominciare tutto diversamente. Inizi a subodorare la fregatura che le mille maschere delle tue voglie deviano continuamente la percezione di un centramento. Respiri male. Ti si appanna la vista. Accettabile...
Rimbalzano in una mirror room tasselli di un puzzle spietato, spettri di devozione ti assalgono, sedimentazioni millenarie riaffiorano: "I can't get no satisfaction, you need is love".
Dai tuoi riproduttori appare un suono che comunica l' Aldilà: un ambiente senza suppellettili e senza che noi sentiamo il bisogno di questi ornamenti, né desiderio. Lo zufolio iniziale (ma che tipo di smerigliatrice usano?) ti grida una levata: "Aoo! E te la voi da' 'na svejata?!?" Esigenza diventa escludere la competizione da qualsiasi confronto, specialmente con se stessi: "you see shoes in your mirror mind". Estraniarsi nell' essere qui, ora!
Questa impossibile colonna sonora ci è maledettamente d' aiuto. L' inFAUSTo lavoro si manifesta: serio perché è un fottuto irripetibile, ironico per la presa in giro disumana, raffinato perché ti spolpa col sorriso, ricreativo perché se uno non pensa minimamente che possa essere spassoso non ne viene fuori.
Solo nelle morti che affrontiamo ci può essere evoluzione. La scarnificazione diventa udibile tramite questi suoni che apparendoci ci permettono di vedere un po' di quel 95% di invisibile che ci circonda. Credere solo in quello che si vede è da ritardati, Faust ci fa un cadeau antico che accresce la coscienza collettiva della specie cercando di mettere una pezza allo scompiglio che ci circonda dovuto ad una profonda ignoranza spirituale (la confusione inconsapevole si combatte con la confusione consapevole) e lo fa attraverso un epiteto "maligno" che associamo al "non si fa niente per niente" ma stravolgendolo al momento della comunicazione: uno spurio diavoletto combatte l' inquisizione che ci circonda ponendosi come avamposto psichico per tamponare l' emergenza di una perdizione in vista. E ci rispetta proponendo una condivisione lontana dalla primitiva formula fuorviante del guru e del discepolo: il mistero si svela fuori dall' esteriorità.
Mondi inaspettati che sono lì per lanciarti nel puro chaos e cullarti in eterni ritorni. C'è il rimbombo del tunnel, c'è il raggio che abbaglia, il sapore dell' Unità, la sinfonia del distacco, l' andante drammatico della zona tra la Luce e una nuova reincarnazione: eccoci ancora una volta qui! Come tutti i vaneggiamenti dovrebbero essere soggettivi, Faust si rivela delirio oggettivo propedeutico per iniziare lo scrostamento di una pineale atrofizzata e provata ulteriormente dal calcificante fluoro del dentifricio. La sezione della stessa rivela l' occhio di Iside. Le soluzioni alle trappole della specie in lotta contro la nostra sono molteplici, il flusso sonoro impersonale generato non crea appigli per l' ego, così che questo fardello se lo può andare a prenderlo in quel posto, compresi i sussurratori. Faust è uno "svitol", lubrificante che libera qualche bullone prigioniero dei pensieri indotti.
L' insensibile comodità che ci incatena è invasa da maree di irrefrenabile divenire: c'è molto di più che un' attesa ad un appagante ascolto, è richiesto sangue animico per questa comunione. Il gorgoglío della musica ci fa galleggiare sulla spuma salata di un' onda che spazza lidi sepolti. L' onestà, la purezza, la precisione della proposta musicale rinfranca l' Anima e lima la distanza per il riconoscimento di una vita reale.
"In Verità, in Verità vi dico" che 1971, anno di (ri)uscita del disco, è il PIN di una carta di credito che paga l' entrata in una zona che richiede la prerogativa della trascendenza, senza questo distacco siamo destinati al superficiale, al piano terra, all' oblio del sempliciottismo, e schiavi continueremo ad ignorare. Tranquillo... comunque vada sarà un successo. Intanto da Werner, Joachim, Arnulf, Jean-Hervé, Rudolf, Gunther, Kurt, Andy becchiamoci 'sta mazzata, il filantropo Uwe avalla i "lividi" provocati. E con questo calo il mio personale pokerissimo di lividi soprannaturali: Faust, Tago Mago, Twin Infinitives, Not Available, The Parable of Arable Land, tutto sotto la supervisione di Syd Barrett, ecco le mie lucide allucinazioni.
Predicando dunque il "Cogli il primo Faust!" constatiamo che è lo stesso campo di gioco dell' inganno del peccato originale. Una mela al giorno toglie il medico da torno, un Faust a vita dissipa illusioni: "Men Is a Meadows meal... and the game i get it". Machiavelli, con la sua chiusa ne "Il Principe", ritorna anche lui sempreverde con la sua "gentildonna Fortune" che altri non è che la nostra giustificazione nell' accettare l' illusione del libero arbitrio. L' invito a perdere la Fortuna è esoterico nel cambiamento della "sposa", suggerendo un vero matrimonio alchemico.
Perché privarsi di uno strumento che facilita una "tabula rasa" per reimpostare tutto da zero? Favorito è l' ascolto di questa irradiazione sonora escludendo, a mo' di crema solare protettiva, orizzonti, associazioni e considerazioni, previo bruciature: "tutto quello che è qui è da un' altra parte, tutto quello che non è qui non è da nessuna parte". La sparizione comunque è assicurata e compresa nel prezzo. Ma cosa volete di più dalla vita di un ensemble mattacchione, padrone del sorriso del Bhudda, che vi offre su un piatto d' argento il vostro intimo deserto? Avere o non avere il non essere?
Faust mistificatore e trasformista (in formissima) che si presenta come coniglio che esce dal cilindro e rifiuta la sua supposta (doppio senso con 🥕) natura implementata dall' esterno e cambia menù a tutti masticando scompiglio. La reminescenza di Giorgio Bracardi, uno dei pochi ad aver carpito l' essenza del disco, viene in nostro soccorso: "Perché non sei venuta? (a sentire il disco, malpensanti) TIIINNN!!! Perché non mangi le carote? TIIINNN!!!"... e c'è gente che non "recepisce". Mah...
Krautrock chi legge! TIIINNN!!!
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