Elegante, raffinato, vario ma con una certa omogeneità, strutturalmente complesso ed originale senza arrivare ad essere, per questo, pesante o pretenzioso. Basterebbero questi pochi aggettivi per dare un'idea sulla qualità del primo disco del tastierista Alan Gowen e soci, nella loro breve parentesi battezzata Gilgamesh, ma, per amore di questa musica e di chi se ne interessa, proviamo ad andare più a fondo...

Dopo la fugace esperienza con gli Assagai, Alan milita nei Sunship, questo perlomeno finché il batterista del gruppo, che risponde al nome di Jamie Muir, non lascia, nel Luglio del 1972, la suddetta band per divenire un cavaliere al servizio del Re Cremisi Robert Fripp (sotto la cui guida, l'anno successivo, contribuirà a realizzare un capolavoro del calibro di "Larks' Tongues in Aspic"), lasciando il nostro tastierista a riflettere su quale strada prendere, ma non da solo; Jamie gli raccomanda infatti il vecchio amico e batterista Mike Travis, il quale, a sua volta, consiglia ad Alan di avvalersi anche dell'aiuto del chitarrista Phil Lee. Nel ruolo di bassista si susseguono diversi nomi eccellenti, tra i quali spiccano Richard Sinclair (appena separatosi dai Caravan), Mont Campbell e Neil Murray (entrambi successivamente nei National Health), ma alla fine sarà Jeff Clyne (il quale già figurava nell'idea originaria del gruppo insieme, oltre ai sopra citati fondatori, al chitarrista Rick Morcombe e al sassofonista Alan Wakeman) ad entrare nello studio di registrazione. Così strutturata la band, nel 1975, con l'aiuto di Dave Stewart (con il quale, due anni prima, i Gilgamesh suonarono in due date, insieme al resto degli Hatfield and the North, tracciando le basi di quel progetto che prenderà poi il nome di "National Health") nei panni di co-produttore, realizza questo esordio omonimo con la Caroline Records (di proprietà della Virgin).

La suite in miniatura "One End More" ci mostra subito di cosa sono capaci i musicisti impegnati in quest'opera, proponendoci uno stile marcatamente fusion, dove spadroneggiano le tastiere di Alan e la chitarra di Phil. Jeff e Mike, grazie alla loro perizia tecnica, contribuiscono a rendere il suono corposo ed equilibrato, mentre Amanda Parsons (ospite nella prima e nella settima traccia), con i suoi inconfondibili vocalizzi, dona un tocco magico alla composizione. Insieme a "We Are All", probabilmente questo è il brano più complesso ed evocativo dell'album, che può comunque fregiarsi della presenza di altri ottimi pezzi, tutti caratterizzati da atmosfere calde e sognanti. Un esempio di ciò è costituito da "Lady and Friend", dove, prima la chitarra di Phil e poi il basso di Jeff, conducono la composizione verso arie dolci e rilassate, come d'altronde faranno anche con la successiva "Notwithstanding", nella quale però Alan avrà un ruolo più centrale.

Oltre "Island of Rhodes", che si delinea su di un continuo crescendo aperto inizialmente dal basso di Jeff, e la già citata "We Are All", straordinariamente piacevole e bilanciata, a dispetto dei continui cambi di ritmo, soprattutto nel finale, i restanti episodi del disco sono brevi intermezzi, che comunque non recitano assolutamente un ruolo riempitivo tra le eccellenti composizioni più lunghe e articolate. "Arriving Twice" è infatti un romantico e baroccheggiante quadretto incentrato su chitarra e tastiere, mentre "For Absent Friends" si presenta come un piccolo gioiello per chitarra acustica, struggente e malinconico, eseguito dal solo Phil. Il sipario cala infine su "Just C", altro acquerello acustico, questa volta dipinto dal piano di Alan, che sancisce la fine di questo splendido lavoro strumentale, la cui delicatezza ed ispirazione si ripeterà, seppur moderatamente, anche nel seguente "Another Fine Tune You've Got Me Into" del 1978.

Nonostante la morbidezza del suono, questo non è un disco di facile lettura, soprattutto per chi non ha un orecchio particolarmente predisposto a certe sonorità jazz, che possono risultare noiose o difficili da seguire, perlomeno durante i primi ascolti.

Un nota a parte va fatta per la curiosa copertina raffigurante un mini-gioco da tavola (per il quale servono i dadi), gremìto di musicisti, riprodotti in bizzarre situazioni. A chiunque volesse giocarci, consiglio di fare attenzione alla casella 31, resa riconoscibile da un personaggio svenuto con la faccia di un colore indefinibile, che recita: "Guitar player drinks 10 Carlsbergs. Disqualified from game."

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