Esattamente 40 anni fa negli Stati Uniti si consumava una delle storie più incredibili e sconcertanti che la musica pop abbia mai prodotto: dopo l'uscita dell'album THERE'S A RIOT GOIN' ON il percorso di SLY AND THE FAMILY STONE era più simile al copione di un Black-Gangsta Movie che a quello di una seminale formazione predestinata a tracciare il verbo FUNK e a divulgarlo senza spargere alcun paletto in un'America che a malapena stava iniziando a comprendere la reale portata nefasta della guerra in Vietnam e i Nixoniani veleni interni al paese.

A causa del massiccio uso di cocaina e ai conseguenti effetti nocivi al senso della realtà, la band si era scissa in due tronconi opposti tra loro: da un lato Sly Stone, circondato da mafiosi gorilla, un po' pusher e un po' sicari, e spalleggiato dal pericoloso movimento delle BLACK PANTHERS, causa del passaggio a un sound scuro e politicizzato che avvolgeva l'album; dall'altro il cugino bassista Larry Graham, dall'entourage solo apparentemente più morigerato, in realtà l'autentico fuoco sotto la cenere.

Dopo l'ennesima lite, Graham assolda un killer per far fuori Stone, ma in quell'ambiente soffocato dagli eccessi anche i muri trasmettevano i messaggi e prima che si concretizzi l'assurdo piano Stone sguinzaglia i suoi sgherri addosso a Graham, che riesce a salvarsi fuggendo dalla finestra dell' hotel insieme alla sua donna e facendo perdere le sue tracce grazie all' aiuto provvidenziale del fiatista e amico fidato PAT RIZZO.

Da allora i due non si sarebbero più incrociati, ma a differenza della triste debacle creativa e personale di Stone, per Larry Graham iniziava una nuova vita, elargita dalla buona sorte e dall'altrettanto buona reputazione che godeva come musicista e inventore della tecnica Slap-Bass associata allo strumento di cui tuttora e' leggendario performer. Nel giro di pochi mesi si libera dalla droga, abbraccia GOD THE CREATOR e infine accoglie una band già collaudata facendola sua e portandola in studio dopo aver firmato un lucroso contratto con la Warner Bros.

Questo album d'esordio è un'esplicita dichiarazione d'intenti e una liberazione al tempo stesso, e la partenza a cappella si presenta da sola: We've been waitin' for so long, waitin' to play for you some of our songs, a precedere un urlo che scaccia via le residue tossine e introduce una favolosa cover di Al Green, IT AIN'T NO FUN TO ME, dal testo amoroso e controverso tipico dell'autore, ma ricco di quella solarita' ritmica che il recente passato di Graham aveva dimenticato.

Le nove tracce alternano sociale e sentimento in un connubio perfetto, il sound mantiene il Funk poliritmico del passato con un uso piu' ragionato delle tastiere, un organista e un addetto al clavinet a intrecciare fraseggi fantasiosi e l'utilizzo del FUNK BOX, una scatola ritmica Proto-Drum Machine a sbuffare come una locomotiva a pieni giri, in mano alla fascinosa PATRICE "CHOCOLATE" BANKS, voce di velluto nel felpato incedere di WE BE'S GETTIN' DOWN e nella trascinante e contagiosa WHY?. La voce di Graham è ugualmente un Trademark: seconda solo a quella di ISAAC HAYES nella sua profonda sensualità, si associa alle altre nella cavalcata di TELL ME WHAT IT IS in un peana di chiara ascendenza gospel, il suo slap in HAIR è una roba da manuale che manderebbe in tilt qualsiasi bassista, mentre la contorta distorsione dello strumento rende GHETTO una denuncia sociale psichedelicamente incorniciata. E che dire di una CAN YOU HANDLE IT? fatta apposta per muoversi e infine PEOPLE, grandioso manifesto politico scritto a quattro mani da Graham e dal cugino FREDDIE STONE, rifugiatosi temporaneamente nella band: ancora oggi e' pienamente visibile il dito puntato contro le comode poltrone presidenziali, People are dying, People are crying, fino a un corale e fiero WE ARE THE SAME a sconfiggere ogni dubbio, l'arrangiamento di grande bellezza e la chitarra di Freddie ne fanno un brano senza tempo, qualsiasi act di R&B odierno si spoglierebbe di tutto pur di comporre qualcosa di lontanamente avvicinabile.

Il disco, co-prodotto da quel luminare di RUSS TITELMAN, riempirà d'entusiasmo i discografici, al punto da includere la band in una carovana Warner itinerante tra America ed Europa: inutile dire che l'energia on stage era pazzesca. Ai tempi questo disco aveva cambiato e allargato i miei orizzonti musicali, oggi posso solo segnalarlo a voi nella sua sincera e grandissima DECLARATION OF FUNK

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