Gruppi come Television e Velvet Underground hanno contribuito per sempre all'immaginario collettivo che fa da cornice alla scena musicale New Yorkese: il rock diventa poesia, e se la fa con gli artisti della pop art, creando qualcosa di unico in bilico tra il punk, il pop e l' avantgarde.

La scena musicale locale è completamente diversa da quella che era negli anni 70, ma ci sono alcuni dischi e alcuni gruppi che ancora riescono a catturare quella cultura in modo spontaneo e naturale, senza suonare come una stucchevole operazione nostalgica. Questo è il caso degli Hospitality, un gruppo che mescola pop, rock alternativo e garage.

"Trouble" è un disco che avrebbe potuto benissimo rientrare in quel periodo: strutture non convenzionali, produzione "di classe" e soluzioni musicali eclettiche:
Pezzi come "Going Out" mostrano un forte potenziale di una band relativamente nuova, ma con un sound già rifinito e organico. Basso "stoppato" stile anni 60's, batteria "dry" e naturale, voci "sporche" (nel senso della registrazione, più che nell'esecuzione) e riverberi scuri e pesanti.

Se questa canzone è un bicchiere di vino rosso, "I Miss Your Bone" è una bubblegum rosa che esplode in una schitarrata "catchy" e in un bel ritornello orecchiabile, con uno spirito più contemporaneo, quasi in linea con gruppi come Best Coast.

Ci sono quegli album che sono fatti per essere intensi a livello musicale e emotivo: quest'album non ha quel peso artistico su di se, ma è piu che altro un ottimo ed interessante mood-setter: Gli Hospitality hanno confezionato un disco di quelli che sono da gustare "a fuoco lento", il fascino dei pezzi risiede nel modo in cui questi si evolvono e si muovono, offrendo molta diversità anche nell'ambito di una singola canzone…vedi "Nightingale" !

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