Con questo caldo soffocante le forze si riducono e anche i timpani sembrano aver bisogno di riposo... Ciò rende periodicamente necessario un bel tuffo in acque sonore relativamente abbordabili, così da potersi rilassare traendo sollievo dall'aria che, spietata, ci brucia addosso per tutta la durata del giorno. Innumerevoli sarebbero i candidati per quest'impresa tutt'altro che impegnativa, ma noi, per fare gli alternativi ad ogni costo, rivolgiamo anche in questo caso l'attenzione a quel vaso di Pandora dimenticato da Dio dove ancora albergano le sfocate memorie di vecchie incisioni mai riuscite, nella loro lunga ed oscura esistenza, ad assaporare l'aria fresca (per modo di dire) del mondo esterno.

Se i raggi solari ed il calore rivestono un ruolo così schiacciante in questa vicenda, come poter attuare una scelta più azzeccata degli Iguana? Sì perché le iguane in generale amano particolarmente le zone calde e i climi umidi e passano la maggior parte del tempo sulle cime degli alberi assorbendo avidamente i raggi solari, i quali garantiscono il corretto funzionamento del loro metabolismo osseo... Ma, nozioni naturalistiche a parte, torniamo a noi e indirizziamo i nostri sguardi in quel di Southampton, agli inizi del 1970, periodo in cui il chitarrista e cantante Bruce Roberts, il bassista John Cartwright, il sassofonista Ron Taylor, il trombettista Chris Gower ed il batterista Pete Hunt formarono la loro band, ispirandosi, per il nome, a quello del simpatico e letargico rettile proveniente dalle foreste tropicali del Sud America.

Due anni dopo vide la luce il loro primo, e guarda caso unico, disco omonimo, caratterizzato da una sonorità (vista la strumentazione pressoché uguale) molto vicina a quella proposta dai Brainchild, anche se lo stesso non si può dire dello stile, poiché, nonostante l'uso dei fiati rimandi seppur parzialmente ad una certa influenza jazz, la base compositiva, invece che districarsi intorno a complicati elementi progressive, si sviluppa in territori rock e blues estremamente più diretti e riconoscibili.

Le composizioni orbitano tutte (come giustamente indicato, tra una sviolinata e l'altra, nell'esigua storia del gruppo stampata nel booklet) intorno alla chitarra funky di Bruce, a tratti dettante ritmi sincopati insieme al basso (Iguana), a tratti intrecciata alle incursioni prodotte dal reparto fiatistico (Price of Love). I Riff di sax di Ron sono un altro elemento essenziale dello stile proposto dal complesso e risultano particolarmente riconoscibili nel ritmo marziale di "Power of Love" o nei toni pacati ma allegri di "Celluloid Samba", in cui appare in evidenza anche la tromba di Chris, infallibile sia nell'esecuzione di incontenibili assoli (Ron's Tune, Prostitute), sia nello svolgimento di un equilibrato lavoro di squadra (Grey Day Lady).

Il settore ritmico della formazione passa sotto i riflettori durante episodi più brevi, dove il corposo suono del basso di John, pur supportando gli strumenti solisti, riesce a ritagliarsi uno spazio più ampio, ora muovendosi di pari passo con la chitarra (Southampton Blues), ora alternandosi continuamente alla batteria di Pete, che, pur svolgendo egregiamente il suo compito, non riesce comunque a trovare un varco soddisfacente per potersi esprimere più liberamente al di fuori dei canoni imposti dal genere (I Don't Need No Buddy).

Dopo essere stati notati dal chitarrista Jess Roden, gli Iguana videro bene di cominciare a suonare con lui come gruppo spalla, sia durante i concerti, sia per alcune registrazioni in studio, azzerando così la propria vena creativa, ma rinverdendo considerevolmente il portafogli... Il che, a quanto pare, sembrò un compromesso particolarmente allettante per i ragazzi di Southampton, i quali accantonarono anche il nome della band, relegandola così nei meandri di quel tenebroso vaso che ci stiamo impegnando ad illuminare, nella speranza di poter riesumare qualche antico tesoro perduto.

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