Formatisi a Boston nei primi anni '90, i Karate di Geoff Farina sono una di quelle rare formazioni che in ambito indie è riuscita a conservare un'impronta rock molto marcata e “classicista”, e a proporre nel contempo una musica intensa, personale e di forte impatto emotivo. Se i singoli suggerivano una versione più colta e dinamica dei Codeine, di cui univano le cadenze e l’essenzialità ad una maggiore ricchezza armonica e perizia strumentale, questo debutto al full lenght espande il discorso di molto; speziato ancora più dei primi di elementi blues e rock nelle partiture e nei suoni, - quello della chitarra di Farina, un overdrive caldo e “vintage”, con frequenti vibrati e giochi di volume - li integra con equilibrio e maggiore apertura melodica al post-hardcore “ emo” e minimalista di scuola Fugazi, in un songwriting moderno e tecnicamente laborlimato.

Se l’apripista “Gasoline” è un gioiellino slow-core condito con accenti spostati all’ unisono, bruschi stop ed intense aperture, “If You Can Hold Your Breath” è un mid-tempo dal sapore emo-blueseggiante, che testimonia la bravura del bassista Eamonn Vitt nell’ imbastire grooves ultramelodici che fanno da vera e propria spina dorsale ai pezzi. In “What Is Sleep” è il timbro alla Sting di Farina a far decollare il brano, lavorato eccellentemente in un’alternanza di crescendo, pacificazioni ed esplosioni. L’intera band è un meccanismo di precisione, con il batterista Gavin McCarthy superbo in tutte e nove le canzoni, dalla tirata e “punkish” “Trophy” alla conclusiva ed emozionante “Caffeine Or Me” dove la capacità del gruppo di giocare con le dinamiche arriva all’apice, e le liriche di Farina -sempre personali ed incisive- rimangono scolpite nella memoria, incorniciate dalla potenza del brano.

Disco (e gruppo) consigliato.

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