I Killing The Dream si formano nel lontano 2002 a Sacramento, California. La formazione semi-definitiva viene raggiunta dopo due anni, nel 2004, ed è la seguente: alla voce Elijah Horner, Chris Chase al basso, Issac Fratini alla batteria e Joel Adams e Bart Mullis alle chitarre, con questi ultimi che verranno sostituiti nel corso del tempo da Pat Guild e DJ Rogers.
Nel Dicembre del 2004 firmano con la Deathwish Inc., etichetta di riferimento della scena hardcore fondata nel '99 dal frontman dei Converge Jacob Bannon e dall'amico Tre McCarthy. Con la Deathwish pubblicano l'EP "I Rewrote It" nel 2005, per poi debuttare lo stesso anno con il loro primo full-lenght "In Place, Apart", a cui seguirà "Fractures" nel 2008 e infine questo Lucky Me nel 2010, che assieme al suo tour promozionale segnerà nel 2011 la per ora definitiva separazione del gruppo.
La prima cosa che balza all'occhio osservando il packaging di questo 'Lucky Me' è senza dubbio l'artwork concepito da quel mostro sacro di Jacob Bannon: esso è allo stesso tempo complesso e minimale, familiare e sconosciuto, rude e dolcissimo.
Mai artwork fu più adatto nel descrivere la proposta musicale dei cinque ragazzi di Sacramento, che con il loro terzo album in studio lasciano in eredità alla scena hardcore uno dei dischi migliori del genere, un disco che forse non verrà ricordato dai più vista la scarsa notorietà del gruppo, ma che sicuramente rimarrà per sempre nel cuore di coloro che di questo gruppo si sono innamorati.
Il disco contiene sette tracce, per una durata totale di soli diciannove minuti e sette secondi, ed esso è la perfetta rappresentazione di come solo venti minuti scarsi possano valere quanto se non più di intere carriere discografiche. Infatti i Killing The Dream in soli venti minuti dicono tutto quello che c'è da dire, e lo fanno in un modo speciale, tutto loro. Lucky Me è un disco che va ascoltato a massimo volume, ogni singola nota e ogni singolo urlo di Elijah devono entrare nel nostro corpo e diventare parte di noi.
A partire da quel "WE'RE HERE TO DESTROY THE WORLD" che apre la opener "Blame The Architects", la perfetta rappresentazione di tutto ciò che sono i Killing The Dream nella loro essenza più pura, con quel loro hardcore che sì potremmo collegare alla scena di Boston, ma che come da tradizione per ogni gruppo Deathwish che si rispetti non è mai veramente catalogabile. A essa seguono le altre sei tracce, che vanno a caratterizzare la perfetta completezza e armonia del lavoro.
Dalle sfuriate di "Walking, Diseased" alle incursioni melodiche di "Testimony", dalle confessioni di "Hell Can Wait" all'incredibile addio finale di "Black". Ogni canzone è perfetta sia nella sua singolarità che nell'insieme, mai una nota fuori posto e mai un momento non all'altezza degli altri; la produzione è ottima, e priva di ogni qualsivoglia sbavatura. I testi, scritti interamente da Horner a eccezione di alcune parti di "Hell Can Wait" scritte da tale Larrah Feliciano, sono di un livello superiore, a metà tra la poesia e lo storytelling, semplicemente fantastiche.
La recensione potrà anche sembrare di parte, ma io di fronte a un lavoro del genere non riesco proprio a rimanere indifferente, soprattutto nei confronti di un gruppo come i Killing The Dream, un gruppo che è sempre rimasto fedele a sè stesso e che una volta detto ciò che c'era da dire è riuscito a prendere la decisione più difficile. Uno dei migliori gruppi della scena hardcore moderna, che con questo album raggiunge la propria perfezione stilistica e compositiva.
Un consiglio da amico? Non lasciateveli scappare.
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