Le L7 sono state le capofila delle "Riot Grrl", la prima vera scena completamente (o quasi) al femminile nella storia del rock. Nell'arco di tre lustri, dal 1985 fino allo scioglimento nel 2000, sono state le più rappresentative esponenti del movimento delle belle, giovani e incazzate come api: più delle Hole, troppo mainstream e troppo adombrate dalle personalità enormi di Cobain prima e Billy Corgan poi; più delle Babes in Toyland, troppo primitive e sanguigne per venire incontro ai gusti del pubblico; persino più delle Bikini Kill, che pure hanno avuto un peso non indifferente nel rock alternativo del periodo, non solo femminile; più delle Bratmobile, delle 7 Year Bitch, e naturalmente di tutte le band di seconda generazione come le Sleater-Kinney.

Le L7 furono anche le prime a giungere al traguardo dell'album d'esordio, battendo di almeno un paio d'anni tutte le colleghe: questo "L7" esce nel 1988, per la Epitaph di Brett Gurewitz (che ancora non era il colosso discografico di metà anni '90), qui figurante anche come produttore. L'album in questione, nonostante sia ancora un poco acerbo, contiene già tutti gli elementi del suono della band, ed è facile intuire le influenze primarie (peraltro mai nascoste): il primo punk, l'heavy metal delle Girlschool, la psichedelia più grezza e acida... tre addendi che sommati danno come risultato "Grunge", e in effetti col cambio di decennio verranno anche loro buttate nel calderone mediatico insieme a tutte le Riot-Grrl. Nelle 11 canzoni dell'esordio, ad ogni modo, prevalgono ancora i primi due rispetto alla componente psichedelica, che si ritaglia il suo spazio praticamente solo nella lunga e distorta "Uncle Bob"; il resto è composto da assalti metal ("Metal Stampede", "Cat-O'-Nine-Tails") e pezzi in bilico fra hard rock sguaiato e punk ("Bite The Wax Tadpole", le runawaysiane "Runnin' From The Law" e "Let's Rock Tonight"), con barlumi di melodia ruffiana ma efficace a far capolino ogni tanto (l'intro arpeggiato di "Cool Out", il ritornello di "Ms. 45").

In sostanza, un buon album, che scorre bene senza picchi né le vette di eccellenza dei lavori successivi. E' proprio questo in effetti il difetto maggiore dell'album: mancano i pezzi, i singoli, le canzoni memorabili, i classici, chiamateli come volete. Manca insomma una "Pretend We're Dead", una "Shove", una "Fuel My Fire" a dare la classica mezza stelletta in più; quelle arriveranno comunque, e d'altro canto non si può pretendere troppo da un album d'esordio. 3,5 arrotondato per difetto, perchè il meglio doveva ancora venire.

Carico i commenti... con calma