Bollani imita Battiato
Manifesto Capish...
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Quest'oggi, mettendo da parte la nostra rubrica estiva, vorrei proporvi un ascolto diverso dal solito. "Dialoghi del presente" (1977) è l'unico LP pubblicato in vita da Luciano Cilio (1950 - 1983). Se non lo conoscete, datemi retta (per una volta mi sento di andare sul sicuro): ascoltatelo!

Per saperne di più: Luciano Cilio - Wikipedia
Luciano Cilio - Dialoghi Del Presente | Pubblicazioni | Discogs

Qui la paginetta di @[odradek] che me lo face conoscere (benedetto sia Debaser per questo!): Dell'universo Assente - Luciano Cilio - Recensione di odradek

Buon ascolto.

P.S. Ho appena scoperto che nel 2018 sono stati pubblicati da Konsequenz (in edizione limitata e numerata) "I nastri ritrovati" di L. Cilio. Non ho avuto ancora modo di ascoltarli con attenzione, ma credo valga la pena darci un'occhiata: Luciano Cilio, Girolamo De Simone - I Nastri Ritrovati (2018, Vinyl) | Discogs

Luciano Cilio - Dialoghi del presente (Full Album)
Appendice dell'angolo barocco di Radiocapish ("alla corte del Capish King”) e chiarimento da porre in calce alla mia pagina: Goldberg-Variationen (BWV 988) - Johann Sebastian Bach - recensione

Mettiamo i puntini sulle i come solo un capish sa (e deve) fare.
Per quanto concerne le interpretazioni delle Variazioni Goldberg (Bach-Werke-Verzeichnis 988), oserei affermare che, per quanto bella e personale sia la versione di Glenn Gould (doppiamente bella, sia quella impetuosamente giovanile del 1955 che quella matura del 1981; abbastanza diverse tra loro, com'è ovvio), lo strumento principe su cui questo paradigma delle "variazioni sul tema" offre al meglio la sua essenza è il clavicembalo. Sia nella vetusta (1933/'34) e magica registrazione (che coincide in pratica con la riscoperta dello strumento stesso) di Wanda Landowska, sia in quella ispiratissima di Keith Jarrett (1989). Seppur esattissima filologicamente, quella, celebre, di Gustav Leonhardt (1978) risulta un po' fredda e manierata, mentre su altre evito di pronunciarmi (ve ne sono per tutti i gusti). Peculiare invece, l'esecuzione per trio d'archi pubblicata nel 2007 per la Deutsche Grammophon, con Mischa Maisky al violoncello. Su Maisky, e sulle svettanti suite per violoncello solo si veda, ovviamente, la paginona di @[odradek]: Suites Per Violoncello 1-6 - Johann Sebastian Bach - Mischa Maisky - recensione

Indi per cui, se proprio vi piace la musica barocca suonata al pianoforte (cosa difficilmente comprensibile, tranne che per l'eccezione di G. Gould, la quale conferma la regola), limitatevi a Gould, poiché le altre (potrei sbagliarmi, ma questo è un giudizio meditato dopo mooolti ascolti) tradiscono completamente lo spirito della composizione. E se dovete scegliere fra i due Gould, quello maturo (a mio gusto) è il migliore. Se invece vi piace davvero Bach, ascoltatevi anzitutto la versione di W. Landowska (procurandovelo in digitale o, meglio ancora, in analogico; quella su yutub è abbastanza pessima). Difficilmente resterete delusi.

Un caro saluto,
*

Glenn Gould plays Bach - The Goldberg Variations, BMV 998 (Zenph re-performance)
J.S.Bach "The Goldberg Variations" [ Glenn Gould ] (1955)
J.S.Bach, Wanda Landowska, Harpsichord Goldberg Theme & Variations BWV 988
Ennio Morricone - L'uccello dalle Piume di Cristallo

Prendendo spunto dalla rassegna colonna sonora jazz / film noir, mi sovvengono le mirabolanti colonne sonore dei Goblin nei thriller-horror di Dario Argento diretti tra il 1975 ed il 1982.
In particolare, tutti ricordano la celebre canzoncina cantata da voce di bimba, in quello che è considerato a maggioranza il suo capolavoro: “Profondo Rosso” (i capish potrebbero dire Suspiria, lasciamoli dire).
Ebbene tale lalala, raggelante e disturbante, ancorchè eseguito da una bambina innocente ma che sappiamo pre-annunziare la morte (magari a mannaiate) del malcapitato di turno, è sicuramente radicato nel nostro ippocampo, tuttavia, forsenontuttisannoche, il lalala non fu una novità assoluta nei silver film.
Pensate che al suo esordio, col formidabile “L’uccello dalle piume di cristallo” da me considerato una delle vette argentiane, è presente un brano con un lalala di giovane donna ma più strutturato e che si configura poi in un dolente coro, un brano splendido che si apre con un lontano ed inquietante scampanio che sentiremo ancora in altre colonne sonore di genere. Chi scelse Dario Argento per la colonna sonora del suo primo film? Ennio Morricone.

P.S. per la colonna sonora di Profondo Rosso voleva ingaggiare i Deep Purple ma costavano troppo.
#perleoscure
Universal Congress Of - Prosperous and Qualified
universal congress of - spreadin' the malice
universal congress of - hightime
#dimenticatidadioedagliuomini

Esiste qualcosa di più 'Capish' del punk-jazz?
In principio erano i Saccharine Trust, Joe Baiza ne era il leader.
Joe Baiza è uno di quelli che fanno trooooppo 'Capish', genietto deviato della chitarra elettrica cresciuto però a pane e free-jazz, quello che ci devi avere proprio le orecchie ben allenate per fartelo piacere. Nel giro sud-californiano, di quello che a inizio Ottanta faceva musiche non troppo convenzionali ('dammi tre parole...ESSE-ESSE-TI...') era venerato per quel che era e mostrava, un riverito mammasantissima quasi trentenne, tanto che giovani promesse come Gregg Ginn, Chuck Dukowski, Mike Watt e D. Boon lo volevano nei propri dischi.
Allo stesso tempo, i Saccharine Trust, di quel catalogo fantastico erano probabilmente i più alieni, un post-punk che parte per ogni tangente e davvero devi essere un 'Dark Magus' per non perdere la strada che dalle stelle ti riporta a casa.
Beh...non avevamo ancora sentito niente! Quando dopo la metà degli Ottanta, Baiza decide di dar
vita agli Universal Congress Of, per rendere ancor più esplicita quella libertà assoluta propria del be-bop, quell'impro mai fine a sè stesso, il mondo si scoperchiò ancora una volta.
Provate questo e l'ancor più minimale-radicale 'This is Mecolodics'.
A quel punto, statene certi, Ornette Coleman vi apparirà dalla copertina suggerendovi 'The Shape of Punk-Jazz to come'...

PS: ve ne metto due, ma bisognerebbe mettere l'integrale
#perleoscure
#dimenticatidadioedag liuomini
WITTHüSER & WESTRUPP - Trips und Träume
WITTHüSER & WESTRUPP:TRIPPO NOVA

In una realtà distopica, Mike Heron & Robin Williamson non si sono incontrati nella Scozia brumosa ma nel grigio di Essen, non hanno fondato la Incredible String Band, ma un duo: Witthüser & Westrupp. Al posto di elfi e fate dei boschi i viaggi cosmici e le filosofie orientali, la voce meno "stonata" e più marziale, ma quell'armamentario di follie acustiche, strumenti improbabili ed assurdi, folk psychedelico, folle ed impallinato, fantasia ed approccio "totale" è rimasto immutato.
maledetta la Ohr (e pure la ESP)! Etichette dalle quali comprerei a scatola chiusa qualunque cosa!
Per almeno 25 anni ho ascoltato questo disco con la fantasia! Poi - finalmente - l'ho avuto tra le mani ed era anche meglio di quanto avevo immaginato.
Bernd e Walter si aggirano con la loro chincaglieria acustica in un sacco di dischi assurdi di krautrock, tra chitarroni elettrici e moog magniloquenti con i loro campanellini, trombette e chitarrine (almeno "Lord Krishna Von Goloka" di Sergius Golowin da avere assolutamente!). Incideranno 4 dischi con la Ohr di Kaiser (oltre a "Trips und Träume" va ascoltato almeno "Der Jesuspilz" che è un concept che impasta funghi allucinogeni e vangelo!), poi ognuno se ne va per la sua strada....
Un giorno dovrò raccontare meglio di queste strade, di come furono gli unici a comportarsi decentemente con R. U. Kaiser quando lo fecero a pezzi, per esempio. Ma non è questo commentino il posto adatto.
Una sola cosa voglio dire a chi avrà avuto la gentilezza di leggere fin qui: chi di noi ha qualche annetto in più si ricorderà di quella cosa incredibile che fu l"altra domenica" di Arbore, ebbene tra le tante succulente scoperte di quel fantastico contenitore c'erano due stranissimi "buskers": Otto&Barnelli. Ve li ricordate? Bene: Barnelli ERA Witthuser!
Come faccio a non amarli alla follia?
Poi, se intitolano pure un pezzo "Trippo Nova".....
Il poetico caffè pinguino (2.15)
Steady State

Sono tornato là
dove non ero mai stato.
Nulla, da come non fu, è mutato.
Sul tavolo (sull’incerato
a quadretti) ammezzato
ho ritrovato il bicchiere
mai riempito. Tutto
è ancora rimasto quale
mai l’avevo lasciato.

Giorgio Caproni (1912 – 1990)

Steady State (2008 Digital Remaster)
I rebus su DeBaser mi hanno ricordato un pezzo che forse avevo già messo ma tosto ripropongo. La citazione è capishissima ma non facile per tutti i nati dopo il 1986. Yellow Magic Orchestra - Rydeen (1979)
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L'ascolto di oggi ci porta nel Medioevo giapponese, quando, dalla Cina della dinastia Tang (唐, 618 - 907 d.C.), oltre ai caratteri di scrittura e moltissimi usi e costumi, vengono importati nel paese del Sol Levante degli strumenti musicali. Uno tra tutti, il flauto di bambù a cinque fori, che prenderà il nome di Shakuhachi (尺八) e che diverrà, coi secoli, uno degli strumenti più rappresentativi (e più noti) della musica nipponica.
Ascoltiamo dunque due brani tradizionali interpretati da uno dei più grandi suonatori di Shakuhachi del secolo scorso, Gorō Yamaguchi (山口 五郎, 1933 – 1999), pubblicati per la prima volta nel 1969 dall'etichetta Nonesuch.

Buon ascolto.

Koku-Reibo (Bell Ringing in the Empty Sky)
Sokaku-Reibo (Depicting the Cranes in Their Nest)
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Pianosaurus - Groovy Neighborhood
Pianosaurus Ready to Rock - Psychotic Reaction 1987
The Letter - Pianosaurus
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a proposito di Capish da podio olimpico.
Fare del rock'n'roll a misura di asilo, suonando nell'ordine: la chitarrina di carnevale, l'organetto Bontempi senza galvaniche e infine la batteria dei Muppets, come lo vogliamo considerare?
E' cio che fecero (pregasi guardare le facce) questi tre nerds ante litteram del New Jersey,
prodotti nientemeno da quell'altro nerds da competizione a nome Peter Holsapple (e se non sapete chi è, peggio per voi...c'è sempre tempo per rifarsi una vita degna di essere vissuta, ma bisogna sbrigarsi però).
PS: e che gusti, c'avevano pure costoro: quando si sceglie di coverizzare un classicone come 'The Letter' (l'Alex Chilton prepuberale dei Box Tops), da simpatici si diviene di colpo amici fraterni...
Socrates - Phos* 1976 (full album)

In origine (e anche dopo, ma solo in particolari occasioni) furono Socrates Drank the Conium, "Socrate bevve la cicuta".
Dato però che sulla morte dell'ateniese era già stata prodotta abbondante letteratura, e che soprattutto non era esattamente il più agile dei nomi per una band, scelsero di abbreviare (anche sulle copertine) il nome in Socrates. La sintesi è sempre importante.
Entrarono nella storia - e nelle classifiche inglesi, ove stazionarono addirittura un paio di settimane - con l'album Phos (Luce) nel 1976. Produsse Evangelos Papathanassiou, la cui (onni)presenza nel disco va ben oltre il ruolo di "special guest" e co-autore che gli viene accreditato.
Sotto la direzione artistica del Papathanassio, il rock blues muscolare della band - dominato dai riff hendrixiani del guitar-hero del Pireo Yannis "John" Spathas - si concede ariose ed evocative aperture ambient/progressive all'insegna di celestiali trame di synth (la maestosa coda di 'Every Dream Comes To An End'), quando non complesse intelaiature folk di sapore ellenico e/o britannico con particolare riguardo ai Gentle Giant ("Time of Pain") e inevitabili quanto pregevoli richiami al pop degli Aphrodite's Child ("A Day in Heaven").
Radiosa testimonianza delle potenzialità del rock greco, meno prolifico di quello degli innominabili dirimpettai anatolici ma non certo meno ispirato, e un modo per ricordare Yannis Spathas, scomparso nel 2019.
Posto questa ma tutto l'album merita. Si sta nella foresta nera in compagnia delle Fate.
Hölderlin - 1972 - Requiem für einen Wicht
Appendice al "lunedì barocco" di ieri: "Flow my tears", aria dal quale le variazioni di "Lachrimae or Seaven Teares" sono ricavate.

Dowland - Flow My Tears

Testo:
Flow, my tears, fall from your springs!
Exiled for ever, let me mourn;
Where night's black bird her sad infamy sings,
There let me live forlorn.
Down vain lights, shine you no more!
No nights are dark enough for those
That in despair their lost fortunes deplore.
Light doth but shame disclose.
Never may my woes be relieved,
Since pity is fled;
And tears and sighs and groans my weary days
Of all joys have deprived.
From the highest spire of contentment
My fortune is thrown;
And fear and grief and pain for my deserts
Are my hopes, since hope is gone.
Hark! you shadows that in darkness dwell,
Learn to contemn light
Happy, happy they that in hell
Feel not the world's despite.

Scorrete mie lacrime - Wikipedia
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Quest'oggi vi proponiamo una perla free-jazz: l'LP d'esordio del batterista ed etnologo senegalese Mor Dogo Thiam (n. 1941), "Dini Safarrar (Drums of Fire)" del 1973.

Buon ascolto.

Mor Thiam ‎- Dini Safarrar (Drums Of Fire) (1973) FULL ALBUM
Alfredo Cohen - Valery (Cohen-Battiato-Pio) - 1979

"In pochi forse lo sanno, ma gran parte di quei versi sono di Cohen. E dedicati a una transessuale, Valérie Taccarelli: «Mi piaceva spolverare, fare i letti / Poi restarmene in disparte / Come una vera principessa...».
«Solo un poeta come Franco poteva capire Alfredo»."

Pezzana: « Battiato e le canzoni gay . Così è nata Alexander Platz»- Corriere.it
In pratica, non avete capito un cazzo.
Musica tradizionale francese per ghironda e cornamusa mischiata a meditazione tibetana mischiata ad avanguardia minimalista dronica... il mio pane. (Preferibilmente in cassa e con volume pazzesco). Le Vingt-cinq du Mois D'Avril La Baracande - Là haut là haut dedans la tour
La Nòvia è un supergruppo di ragazzi francesi che suonano musiche folk tradizionali (oltre al chiaro stile à la chansonnier francesi ci sento influenze celtiche e tibetane) molto influenzate dal minimalismo (LaMonte Young, Terry Riley). Dagli inizi del secondo decennio del 2000 pubblicano album a nome di diversi gruppi "costola" del supergruppo.
Ein Kessel Buntes, Friedrichstadtpalast Berlin, 27.09.1975 (Karel Gott, The Rubettes, Peter Albert)

Ein Kessel Buntes ("Un calderone di colore") era una sorta di Top of the Pops della DDR.
Ma andava in onda molto meno spesso: appena sei puntate all'anno, con la crema degli artisti tedeschi e internazionali. Ovviamente, solo quelli che ANDAVANO BENE.
Era comunque uno spettacolo di primissimo livello, tanto che lo guardavano (quelli che ne captavano il segnale) anche i tedeschi dell'Ovest. Che pure avevano Musikladen.
In questo show est-berlinese del '75 abbiamo: al minuto 1 l'usignolo cecoslovacco Karel Gott, al minuto 20 il trio polacco 2 + 1 (Dwa plus jeden) col suo folk-pop tuttora apprezzato anche ad Ovest, al minuto 45 il piccolo cantante e trombettista norvegese Eivind Løberg, al minuto 58 lo schlager dell'idolo di Erfurt Peter Albert, a 1 ora e 12 ancora folk bucolico col duo Sandra Mo & Jan Gregor (i Sonny & Cher di Dresda), a 1 e 22 finalmente il momento rock con i (comunque innocui e zuccherosissimi) Rubettes, a 1 ora e 45 il bis di Karel Gott per l'ovazione, a 1 e 49 un tris di dive della ČSSR (Jitka Zelenková, Vlasta Kahovcová & Jarmila Gerlová), a 1 e 52 Karel Gott, che avrete capito quanto fosse apprezzato, per la terza volta.
In mezzo: sketch, balli di folklore e - segnalo - ballerini che fanno numeri coi cappelli a 1 e 08.
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Quest'oggi vi proponiamo un classico: il "Live '75", unico prodotto musicale dell'effimero collettivo "Telaio Magnetico", composto da Juri Camisasca, Terra Di Benedetto, Franco Battiato, Mino Di Martino, Lino Capra Vaccina, Roberto Mazza e Vincenzo Zitello.

Buon ascolto.

TELAIO MAGNETICO - LIVE 1975
Amati sudditi.
Qua si batte la fiacca!
Insomma è già da un bel po' che non si dibatte su uova e galline, che non ci si accapiglia sul sesso degli angeli che non si spacca un capello in quattro!
E allora!
Capishonia è nata per essere un luogo di dibattito e di approfondimento, una schola philosophica dove esercitare giovani e libere menti alla ricerca dell'Assoluto Astratto. Insomma il Regno della Kul-tura!
E invece.....il dibattito langue.....
Ebbene il mio dovere di monarca è anche quello di mostrare la strada a Voi, amati (ma un po' mollaccioni) sudditi!
Ecco che vi propongo un nuovo challenge: eleggiamo il disco più sopravvalutato di tutti i tempi!
Però, mi raccomando, bisogna menare! Non tirate fuori dischelli da culto carbonaro che, a smerdarli, non gli frega niente a nessuno.
Qua si parla del (o dei) DISCO(I) PIU' SOPRAVVALUIATO(I) DI TUTTI I TEMPI! Mica bruscolini.
Bisogna colpire al basso ventre, mostrando che a Capishonia la libertà di pensiero viene prima di ogni altra cosa!
Chiaramente chi tocca un disco a cui io sono legato verrà condotto nottetempo nelle regie galere....
Comincio io (chiaramente):
PINK FLOYD - UMMAGUMMA
Vero furto perpetrato ai danni dei poveri fans broccoloni: un doppio disco (doppio anche in cd) contenente un finto live (quindi pezzi riciclati e neanche col fatto di essere frutto di un concerto con tutti i controcazzi) ed un secondo disco fatto di avanzi e scarti (a voler essere buoni) che i 4 buontemponi avevano tirato fuori nel tinello di casa e che solo un ego smisurato poteva far credere avessero un qualche valore artistico.
DIRE STRAITS - BROTHERS IN ARMS
Uno dei migliori lassativi sul mercato! Il meglio del loro pop slavato e brufoloso la band di Mark l'aveva già dato col primo disco, col quale già avevano esaurito tutte loro idee (che infatti ricicleranno tali e quali in tutti gli altri dischi). Un EP di un quarto d'ora potrebbe bastare a dar conto di tutto quello che c'è da ascoltare della loro musica da festa parrocchiale (appesantita da una voce insopportabile tipo Lou Reed afono e da quella spocchia da "grande chitarrista" ancora più fastidiosa). "Brothers in Arms" è il loro disco più celebrato e più pretenzioso, appunto!
FRANK ZAPPA - HOT RATS
Lo zio Frank! Giù le mani dallo zio Frank!
Ok, lo so: qui la sparo grossa, ma che ci volete fare, tolta "Peaches En Regalia" che è un capolavoro con gli stra-controcazzi il resto è puro egotismo (ed anche un pochino stronzo e cialtrone qui e là).
Insomma 40 minuti di assoli a cazzo su basi ripetitive e pure poco fantasiose! Certo la voce di Capt. Beefheart che dice "sono un piccolo pappone rosa", certo certe aperture orchestrali qui e là, certo quel guizzo di tanto in tanto...Ma questo fa solo girare i coglioni: "se vuoi lo sai come si fa! Ecchecazzo, zio Frank!" Improvvisare e basta non vuol dire essere un musicista jazz.
Insomma, Zappa si divertiva ad improvvisare a cazzo per ore ed a registrare tutte le puttanate che gli venivano tra le d
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Oggi vi presentiamo l’esordio in LP del duo “Hansson & Karlsson” formato dagli svedesi Bo Ingemar Gunnar Hansson (1943 - 2010) e Jan Edvard Carlsson (1937 - 2017): “Monument” del 1967. Provate ad ascoltarlo, non ne rimarrete delusi!

Buon ascolto.

Hansson & Karlsson ‎– Monument (1967)
Quando ho parlato di Giuseppe Peveri da queste parti sono quasi sempre stato preso a lazzi e pernacchi... ma dato che a mio avviso il buon Dente è (era, al tempo di questo album) particolarmente capish per indole e atteggiamento, e per i suoi paesaggi mentali, ci riprovo, io comunque l’ombrello lo tengo sempre aperto Ogni tanto torna - Dente
Terje Rypdal Group, NRK TV-Special Live in studio (1978)

Il capish ha sempre avuto un debole per gli speciali jazz/fusion della norvegese NRK TV.
The HU - Wolf Totem (Official Music Video)

The Hu gruppo folk-metal mongolo. Utilizzano strumenti d'epoca mongoli e i loro testi rimandano alla tradizione mongola, ai cavalli, ai lupi, alla steppa, alle battaglie. Il tutto però fuso con sonorità moderne e con un cantato che si trasforma spesso in un coro dalle sonorità gutturali, simile al tipico canto tradizionale sardo.

(che scapishata diocristo)
Dopo aver acquisito una grande popolarità alla fine degli anni '60, nel 1970 le viene interdetta la carriera dal regime comunista per "motivi politici" fino alla fine del 1989. Marta Kubišová, dissidente vera. Il pezzo è del 1969, una voce incredibile...
Tak dej se k nám a projdem svět
Sol Levante sul Mondo Capish.
Ad un certo punto del pezzo "canticchia" lalalalalalalalalalalalala laaaaa...
Akiko sei la mejo!
Akiko Wada - Kanashi Uta
E allora... per riempire questo Natale di Capishonia entro pure io in maniera scomposta con un breve album a tema di qualche tempo fa in cui, con l'altra "stringa", reinterpreto - diciamo così - alcuni classici a tempo perso e più "alla brutto Dio" possibile, facendo sostanzialmente il verso ai "concept" di questo tipo. Album questo, che riascolto sempre con sincero e vibrante sollazzo (a differenza di molte mie composizioni "serie" che rigetto, credo fisiologicamente) e che scorre via che è un piacere (anche se temo sia un problema mio)... Il piglio è parodistico fin dal titolo, le canzoncine ridotte spesso a macerie, ma, nonostante la ricercata approssimazione tecnica, poco o nulla, stilisticamente, è lasciato al caso, circa. The Strings - Natale Con i The Strings
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Quest’oggi, per la rubrica “I lunedì barocchi: alla corte del Capish King”, vi proponiamo l’ascolto delle sonate per violino e basso continuo (qui interpretate dall’Ensamble London Baroque nella formazione: violone, viola da gamba e organo) di William Lawes (1602 — 1645), musicista della corte di Carlo I, il quale morì, come lo stesso re Carlo, nei tumulti della guerra civile inglese (1642-’51).

Buon ascolto.

Sonatas for violin and continuo. William Lawes (1602 - 1645)

William Lawes - Wikipedia
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Vista la propensione del nostro Sire @[lector] per la musica barocca, Radiocapish vi propone un nuovo appuntamento settimanale, dal titolo “I lunedì barocchi: alla corte del Capish King”.
Questo primo lunedì di Settembre, per cominciare, vi proponiamo l’ascolto del “Livre premier de clavecin” di Jacques Champion de Chambonnières (1601? - 1672), iniziatore della Scuola clavicembalistica francese, i cui più celebri esponenti sono indubbiamente Louis Couperin e suo nipote François.
Le composizioni del “clavicembalista del re” Champion de Chambonnières, seppur spesso costruite sul contrappunto, non adoperano forme come fughe o ricercari; forme che invece godevano di un vasto impiego tra fine ‘500 ed inizio ‘600 nella scuola italiana, così come in quella tedesca alla fine del secolo. Modellati sulle strutture musicali della danza, i suoi componimenti sono perlopiù in forma di Giga, Sarabanda, Corrente e Ciaccona. Questa caratteristica influenzerà fortemente tutta la Scuola francese successiva.

Indice:

Suite n° 1 in A [LA] MINOR (12’32’')

Suite n° 2 in C [DO] MAJOR (7’43’')

Suite n° 3 in D [RE] MINOR (16’03’’)

Suite n° 4 in F [FA] MAJOR (8’27’’)

Suite n° 5 in G [SOL] MINOR (14’34’’)

Al clavicembalo: il canadese Kenneth Gilbert (1931 – 2020).

Buon ascolto.

Per un catalogo delle opere: Jacques Champion de Chambonnières (1602-1672)

Kenneth Gilbert (harpsichord) Champion de Chambonnières, Livre premier de clavecin
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Proseguiamo la rassegna di jazz e film noir con la colonna sonora (AA.VV.) del film del 1996 di Robert Altman: "Kansas City" .

Qui la scaletta: Kansas City (A Robert Altman Film, Original Motion Picture Soundtrack) (1996, CD) | Discogs

Buon ascolto.

Kansas City (1995) Soundtrack
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