Come entrare a gamba tesa e con chiarezza disarmante sui concetti di internazionalismo e nazionalismo (lasciate IN PARTE perdere l'esperienza a cui si fa riferimento. L'analisi è valida al di là del contesto particolare: riflettere soprattutto sulle primissime e ultime righe.):

"Non si diventa comunisti in un giorno. Il nazionalismo è sempre stato un concetto a me estraneo e la variante estremista con cui si palesò in Lituania alla fine degli anni Ottanta per me era inaccettabile. I miei genitori erano contadini, eravamo poveri e se non ci fosse stato il potere sovietico non avrei mai lasciato questa casupola di campagna in cui adesso io e lei stiamo conversando. Avrei fatto il bracciante e avrei vissuto tutta la mia vita qui, vicino alla fotografia dei miei genitori a questa icona che quando sono nato era già appesa qui. Ho potuto studiare, ho visto crescere la Lituania economicamente e culturalmente. La Lituania, come scrisse l'intellettuale Saloméja Néris, era una "corda vibrante" all'interno dell'Unione Sovietica e le cose funzionavano, ma i nazionalisti hanno distrutto tutto e questa non è una malattia soltanto Lituana: ora anche in Russia si grida "la Russia ai russi" proprio come da noi un tempo gridavano "la Lituania ai lituani". Questo non va proprio bene."

(Juozas Kuolelis, ex capo del dipartimento ideologico del Partito Comunista Lituano, intervistato dalla giornalista Galina Sapoznikova, autrice de "La Congiura Lituana", da cui è tratto questo brano)
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