E' omonimo il nuovo disco del percussionista, manipolatore di suoni e, questa volta, anche cantante Calabrese. Gennaro "Mandara" de Rosa ritorna con un album che ha al suo interno i "colori dell'anima", un disco che raccoglie esperienze, suoni, sapori, profumi ed essenza dei posti che ha visitato nei suoi lunghi viaggi in giro per il mondo.

"Mandara" non è un disco di world-music, quella world-music accomodante e che ci fa sentire cittadini del mondo, è un disco di impatto, un disco provocatorio ed eterogeneo, ma con un chiaro filo conduttore che è "l'amore" per il vivere ed inebriarsi e "lordarsi" del quotidiano e delle eccezionalità che l'esistenza stessa ci riserva.

Un'affollata schiera di collaboratori in questo nuovo lavoro di "Mandara",  ricordarli tutti non ci darebbe più lo spazio per scrivere di questo cd cosmopolita che accoglie dentro se tante schegge di mondo. Sono oltre 60 i musicisti che suonano e collaborano : rapper (il cosentino Kiave), crooner della levatura di Peppe Voltarelli, suo compagno di numerosi viaggi ed esperienze dal Parto delle Nuvole Pesanti ai tour europei tra Germania, Rep. Ceca e Francia, il 99 Posse Marco Messina, con il quale ha condiviso l'esperienza della reunion dello storico gruppo partenopeo e con il quale è impegnato nel progetto "fuori dall'ordinario", Pentole & Computer.

Da sottolineare la collaborazione con Marzouk Mejiri in una preziosa track che è "Tiri Tiri", (dall'arabo: vola vola), oppure con uno straordinario personaggio come Narayan Chandra Adhykary in un brano che ci riporta in ambientazioni "Bollywoodiane" (dalla patria del cinema indiano).

Due cover interessanti, due riletture di brani storici del progressive-rock come "L'uomo" dei partenopei Osanna (con ospite il leader Lino Vairetti) e "The Pot Head Pixies" degli storici e mai dimenticati Gong di David Hallen.

Mandara, sottolinea l'appartenenza ad una "World-Prog" (concedetemi il termine)  vicina alle esperienze di David Byrne, dei Teutonici Embryo e, perché no, delle sperimentazioni "Real world" di Peter Gabriel.

Insieme al suo braccio destro Gianfranco De Franco (sassofonista eccelso in ogni brano del disco), de Rosa, confeziona un album  che non mette da parte nulla, cura dei testi, cura della produzione, cura dell'esecuzione e una attenzione, che non passa inosservata, alla letteratura "Beat" di W. Burroughs. Un disco Globale ma non Globalizzato, un coaugularsi di voci ancestrali che la terra non riesce a trattenere e che erutta in forme imprevedibili.

Giovanni Rizzo

 

(MK REcords/Venus) 

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