E' il 1970, i Black Sabbath partoriscono il loro primo ed omonimo album, i Deep Purple publicano In Rock, i Led Zeppelin III, è normale quindi che ottimi lavori come May Blitz rimangano accantonati e dimenticati al cospetto di cotanta fervidità musicale e creativa.
Il gruppo fu fondato nella fine degli anni '60 da Tony Newman, batterista piuttosto illustre che fece parte anche del Jeff Beck Group, esso contattò altri due musicisti James Black e Reid Hudson e in breve tempo assunsero la nomenclatura di May Blitz e firmaro nel 1970 un contratto per la casa discografica Vertigo.
E' paradossale pensare che il loro primo album sia anche il penultimo, infatti dopo un fugace ascolto dell'opera si rimane positivamente sbalorditi dalle capacità strumentali e compositive raccolte, in suoni, talvolta estremamente blues, altre vote più duri e marcati cioè Hard-Rock. Ne è manifesto la prima traccia "Smoking The Day Away" corrosa dall'uso di lunghe jam della chitarra, in alcuni frangenti distorta e  inneggiante Blues, in altri più nostalgica, riflessiva, accompagnata in maniera quasi paritaria da Voce e Batteria, scaturisce un brano poliedrico, epico, ricco di ispirazione, trasudata  negli assoli della parte centrale ma sopratutto nelle sezioni cantate. Un pezzo che, a mio parere, dovrebbe essere rimasto negli annali, ma come ho sottolineato in precedenza il periodo storico non permise la diffusione al grande pubblico.
Si prosegue su questi binari anche nella track 2 "I Don't Know" inizialmente, si possono gustare due minuti di autentico Rock-Blues seguito poi da lunghe cavalcate strumentali in cui vengono messe in luce le ottime capacità di Tony Newman e del Chitarrista James Black il quale è pure uno dei due vocalist della band. Nell' ultimo minuto le jam si spengono per dare luce alle voci. Il giudizio per questo brano è pressochè simile a quello precedente, ineccepibili le parti strumentali, e l'accostamento voce/melodia coinvolgente.
Per "Dreaming" farò un discorso a parte poichè, stilisticamente si discosta dal resto dell'opera. L'inizio è appunto sognante, dolce, sussurato, cadenzato, ma il sottofondo è inquieto ed instabile, proprio come un sogno disturbato dai fantasmi della mente pronto a trasformarsi in un incubo. Improvissamente i suoni si fanno confusi, chiassosi, veloci, la batteria si infuoca, ma, il fattore che rende di più il mutamento è la voce durissima, che sfocia in urli terrificanti che sembrano preludere alla rabbia di una generazione che verrà...Poi il sonno si fa tranquillo e a parte qualche sussulto, morfeo ci accoglierà definitivamente fra le sue dolci braccia. Brani di questa portata si possono solo sentire, percepire con le orecchie e con la mente per riconoscere a fondo la loro caratura. Le voci di Black e Hudson sono straordinarie.
Il pezzo numero 4 "Squeet" è facilmente semplificabile in selvaggi e fantasmagorici assoli di chitarra, e in parti cantate, blues, ma irrequiete e squarciate da continui sbalzi vocali.
Pausa, si sogna ancora. "Tomorrow May Come" è sorretta su una voce flebile e leggera, supportata a tratti dalla Batteria ma sopratutto dall' ipnotico Vibrofono di Tony Newman.
Ed è proprio quest' ultimo il protagonista di "Fire Queen" autore nella parte iniziale di un intrigante segmento tribale, ma sugli scudi per tutto il brano grazie ad esibizioni repentine, rapide e ritmate, la track tuttavia raggiunge il suo zenith nelle sezioni urlate, scomposte, del duo Black/Hudson  sovrastate dall'incidere della chitarra nel Refrain finale. Sound veloce, indemoniato, e tiratissimo, riff massicci, tutti ingredienti che conducono verso l'Hard Rock, ed infatti a mio modo di vedere è la composizione che più si avvicina a questo stile.
Si chiude con "Virgin Waters" ed è ancora estasi. Aperta dal rumore delle onde del mare, la canzone viene condotta da Newman nella parte centrale bisbigliata e tenue, e viene conclusa di nuovo dal fruscio poetico del mare.

Un disco sbalorditivo in molti suoi aspetti, e pensare che vendette solo poche migliaia di copie...           

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