Prima volta anche per Michael Bräuninger, per gli amici Misanthrop, producer tedesco attivo fin dal 2002, responsabile di molti lavori a braccetto con Phace (Florian Harres), ma stavolta al vero debutto a tutto campo. In un'apoteosi di originalità il nostro baldo giovine ha deciso di chiamare il disco Misanthrop (!), come una sorta di Punto Zero, dichiarando una dura lavorazione di 18 mesi. Produce al solito Neosignal, etichetta del duo che più che cantarsele e suonarsele da soli così non si può. Evidentemente il desiderio irrefrenabile di un album è arrivato proprio vedendo quello di Phace, Shape the Random, uscito l'anno scorso. Sì ma insomma, di cosa si tratta? Avete presente il Neurofunk? Variazione iperviolenta della jungle/dnb dei novanta caratterizzata da ritmiche psicotiche e bassline assassine? Molto bene, sappiate che Harres e Bräuninger sono tra gli esponenti europei più famosi, tanto che molti li ritengonoi tra gli artisti chiave del genere. Phace ha le mani in pasta in non si sa quanti remix, e un suo vecchio album (sempre con Misanthrop in appoggio posteriore) si chiamava proprio "Psycho" ed è considerato ancora ggi un vero classico del genere. Apperò.

Non mi colpì particolarmente neanche Shape the Random, mentre ho apprezzato maggiormente il duo nelle produzioni electro col moniker Neosignal, motivo per quale ero piuttosto dubbioso del debutto/reboot di Misanthrop. Questo semplicemente perché i due mattacchioni, dopo il successo del singolo Sex Sells, hanno elaborato una sorta di interpretazione pop del genere, con brani solo apparentemente estremi, ma in realtà confezionati in algide, schematiche e pallose strutture da consumo rapido. Quest'album non è purtroppo estraneo a questa malsana attitudine, specie dopo il passaggio momentaneo da mani nei capelli in casa RAM Records con il singolo Collapse. La RAM è l'etichetta di Sub Focus per intenderci, siamo in piena trasgressione in formato merendine per giovanissimi. I ragazzi sostanzialmente vogliono fare un sacco di soldini facili, incluso Bräuninger, mentre a me interesserebbe scoprire nuovi confini in un genere che apprezzo molto.

Parliamo del disco. Malfunction apre le danze con il suo violento ritmo sincopato, sample distorti di chitarra, vocine femminili fighe, pause e ripartenze e cariche varie. Idee: zero, si rimbalza per 5 minuti con una monotonissima compisizione per scoprire che le restanti 12, tutte strumentali, saranno praticamente la stessa cosa. Orripilanti snare processati in 5 minuti e suoni bidimensionali che fanno veramente rimpiangere anche solo la furia di Open Your Eyes. Antimachine è il singolo ufficiale, quindi figuriamoci, speaker tamarro che esclama "Does the world want what i have to give?". Io sospetto di sì. Drone ripete la stantia formula di stop & go + drop in chiave ricette pratiche, mentre Minimalimski presenta finalmente una sufficiente dose di originalità per permettere all'ascoltatore di risvegliarsi dal letale letargo, ma anche in questo caso è un'idea di numero portata avanti per oltre 3 minuti. Infinite Hysteria e Darknet, assolutamente intercambiabili, riportano nella bolgia adolescenziale senza portare nulla di nuovo al genere. Notbot è forse l'unico pezzo ad aver acceso il mio interesse, grazie alle sue atmosfere palesemente kraftwerkiane e degli arrangiamenti interessanti, peccato che ascoltando tutto mi sono accorto di mezze librerie riciclate dall'EP I Need More. Trashriot fa spuntare gli occhietti vispi di Harres, potrebbe sembrare tranquillamente un remix di Phace, The Funk è poco più di un electro divertissement per allentare la tensione, Fatality già dal nome vi fa capire a quali altezze aspira, mentre Rosebud è fortunatmanete un episodio molto più riuscito, soprattutto perché al puntuale sincopato omicida contrappone finalmente una qualche progressione compositiva. Heavy Load chiude l'album commentadosi da sola, intro stile Billain e drop azzoduro. La produzione è buona ma anche qui non ci sono idee, la monotonia regna sovrana, la bassline è poco ispirata e risulta sconcertante la schematicità dell'esecuzione, il brano è spaventosamente prevedibile.

Un album arido, orribilmente schematico e senza idee questo Misanthrop by Misanthrop. 13 brevi e pallosi esercizi di knob twiddling e produzione a uso istantaneo per utenza becera, con pochissime idee e nessuna intenzione di sperimentare nuovi confini, salvo poche eccezioni. Questa è la neurofunk commerciale nella sua forma più infima, falsamente dura e col fiato corto già al secondo ascolto, se ci arriva. Se questo è l'upgrade del genere io certo non ci sto, e da producer che hanno contribuito a svilupparlo mi infastidiscono alquanto questi tentativi di cannibalizzazione opportunistica.

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