Nonostante il ritorno negli ultimi due-tre anni dei cosiddetti big-four del sound shoegaze (The Jesus and Mary Chain, Ride, Slowdive, My Bloody Valentine), il genere dopo essere stato riportato in auge e avere raggiunto forse a un certo punto lo stesso seguito della "golden age" ha subito chiaramente una flessione sul piano dei contenuti con quella che si può considerare essere stata una inarrestabile deriva dream-pop e che poi sarebbe forse ala sua naturale evoluzione secondo i canoni dell'estetica indie. In questo ultimo periodo tuttavia un nuovo rilancio del genere nei suoi contenuti più tipici (a partire chiaramente da una certa inflessione noise e rumorosa) sembrerebbe provenire direttamente da derivazioni e estensioni sonore elastiche nel genere post-punk.

In questo senso merita attenzione questa nuova proposta su Sub Pop Records: si tratta de i Moaning, un trio composto da Sean Solomon, Pascal Stevenson e Andrew McKelvie e che costituiscono già da qualche anno una realtà affermata nel giro di Los Angeles, California. Il loro primo LP eponimo è uscito lo scorso 2 marzo e si compone di dieci composizioni fulminanti e che hanno tutte una durata relativamente breve tra due e i tre-quattro minuti e un sound complessivamente easy-listening, sebbene i toni siano per lo più oscuri e cavernosi e i testi affrontino tematiche complesse e al limite tra il delirante e l'ossessivo: lo shoegaze di tracce come "Tired", "Close", "The Same", "For Now" assume a tratti connotati tipicamente dark-wave come "Artificial" e si caratterizza per accelerazioni hardcore oppure Pavement ("Don't Go", "Useless") fino alle visioni blur e ossessive nello stile A Place To Bury Stranges di "Does This Work For You" e "Misheard".

Prodotto da Alex Newport (At The Drive-In, Bloc Party...), questo primo LP dei Moaning potrà attirare le attenzioni di ascoltatori diversi dato il carattere trasversale delle composizioni: se aprirà una nuova fase nella "storia" del genere shoegaze questo sarà tutto da vedere e comunque sarà qualche cosa che prescinde dalla qualità complessiva della proposta (per lo più sufficiente) e che dipenderà dal potere anche mediatico di una etichetta che nel mondo alternative è abituata a dettare i tempi come la Sub Pop Records.

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