Dopo il bel disco psych-folk dei Quilt, la Trouble In Mind, oltre che licenziare il disco di Doug Tuttle, pubblica l'esordio di questo Morgan Delt (per la verità compilation di singoli usciti dal 2012 ad ora con l'aggiunta di nuovi brani), scoppiatissimo artista dall'approccio Barrettiano ma ben calato nel presente.

Quindi piedi profondamente impantanati nei'60s più visionari, ma testa e antenne ben sintonizzate su quello che è il nuovo sentire psichedelico degli anni '00. In soldoni: brevi skecth o meglio schizzi musicali pregni di una sensibilità trasognata, registrati al crocevia fra ballata folk e lo-fi sbiadito. PS: sarebbe da usare l'odioso termine ipnagogico, ma non lo faccio per rispetto di Delt, di me stesso e della musica.

Non tutto il disco riesce a tenersi su livelli eccelsi, ma è encomiabile proprio il lavoro sui suoni: ovattati, filtrati e riprocessati, hanno il merito di rendere riconoscibile e omogenea l'atmosfera del disco, senza per questo rendere l'ascolto monotono o monocromo. Anzi guadagnandone in personalità.

Prendere ad esempio un brano come “Mr. Carbon Copy”, piccola psych pop song sbilenca assimilabile ad una “See Emily Play “dei 2000, ma senza risultarne una copia. Oppure “Obstacle Eye”, biscotto Beach Boysiano inzuppato nel latte + di Kubrickiana memoria. E c'è molto altro di che gioire, soprattutto sul versante psichedelico, stretto fra visioni oscure e morbosamente kraut (“Backwards Birds Inc.”, “Tropicana”) e altre meno ossessive (“Little Zombies”, “Make My Grey Brain Green”).

In ultima analisi ottimo esordio e artista da tenere d'occhio.


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