Continuiamo amici della "nicchia" con l'arte dimenticata, questa è la volta di una super perla della psichedelia americana senza ombra di dubbio: Morgen, primo e unico album eponimo del chitarrista statunitense Steve Morgen realizzato nel 1969, che dalla copertina che spacca!

"L'urlo" di Edvard Munch, potrete immaginare il clima che si potrà respirare all'interno del disco. Musica d'epoca (quella d'oro, ricarda tanto Randy Holden e anche i Blue Cheer, era una scuola quella americana) a cavallo tra psichedelia e hard, chitarra fuzz e distorsore, canto distaccato, apparentemente innocuo e infantile sotto una pioggia di potenti e martrllanti rullate per una prima parte sospesa fra angoscia e inquietudine. Seconda parte calata nel profondo della ricerca psichedelica più attendista e improvvisata, prodotta da strani acidi pesanti che imbambolano l'ascoltatore in un sabba ossessivo virtuale. Da notare la colocazione sonora degli stumenti, questi son ben individuabili e distanziati fra loro nella tonalità e nei volumi, per cui vi circola dentro, un vuoto essenziale, tipico delle band come i Cream (almeno in studio), questo vuoto è musica pura.

L'album è consigliato per chi ama gli intrighi e i colpi di scena della chitarra furiosa a tinte forti (per nulla heavy) di un chitarrista dotato e geniale come Steve Morgen da New York, non si sa che fine abbia fatto, non viene neppure menzionato nella "grande enciclopedia della chitarra e dei chitarristi" a cura di Stefano Tavernese, sarà che avrò preso un abbaglio? Non credo! Il talento si sente, si percepisce, questa è esperienza psichica della creazione che apre un ponte sulle nostre coscienze su cui passano indisturbati strani messaggi extra musicali, questo ponte si chiama "psichedelia" appunto! Abbiatene cura.

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