Questa volta amici, sfilo dallo scaffale un'altra perla meravigliosa! Mu, lo "same", album del grandissimo Merrell Fankhauser.

Necessita di presentazioni questo straordinario musicista/chitarrista dallo stile più unico che raro? Spererei di no. Chi conosce il gruppo Mu sa dove si va a parare, ovvero nella lontana tradizione ballad-surf statunitense e ancora molto di più. Andiamo per ordine; il giovane Merrell Fankhauser da Louswille (Kentuky) si trasferisce in California nei primi anni '60, qui subisce l'influenza della scena surf dell'epoca, nel 1966 fa parte del gruppo Fapardokly, nel 1968 partecipa al progetto Fankhauser & H.M.S. Bounty per un album psych-fuzz di tutto rispetto, quindi nel 1971 si riunisce all'amico Jeff Cotton, nientemeno che chitarrista di "Trout Mask Replica" e "Strictiy Personal" nella Magic Band di Captain Beefheart e insieme danno vita a questa straordinaria esperienza artistica chiamata "Mu" (derivante dall'omonima lettera greca). Il nome viene preso in riferimento al mitico continente perduto nell'oceano Pacifico, situato secondo antichi ricercatori, tra l'isola di Pasqua e le Figi, una sorta di grande giardino dell'Eden che lambiva le attuali isole Hawaii ed è qui che il "nostro" fonda il suo quartier generale, precisamente sull'isola di Maui, dove scriverà una delle pagine più belle e interessanti nel panorama musicale americano. Nella line-up non ci sono altri nomi di rilievo, ma è sufficente per concepire il primo dei due sorprendenti albums ufficiali targato "Mu" ( ristampato in UK solo nel 1974 col titolo di "Lemurian Music").

Questo disco è un condensato di gusto e classe sopraffina, musica caldissima, nata sotto il sole tropicale dell'arcipelago polinesiano, una commistione di psych-mystic-tribal echeggiante di azzurro surf oceanico e flussi di vento west-coastiano, opera di rara fattura, che si interpone docilmente fra la robusta e ruspante tradizione del r&b americano. Notiamo prima di tutto la compattezza dell'insieme, quindi il canto di Merrell (una sorta di Neil Young ispirato, ma con voce molto più gutturale) dotato di ottima tecnica vocale, la sua chitarra elettrica, impiegata in contemporanea nella linea armonica e melodica per un risultato stilistico originalissimo e inconfondibile (stile pizzicato/slide alla Fankhauser) e la base ritmica molto pertinente e variegata, con chiari riferimenti tribali. Piccolo appunto: la chitarra di Cotton rimane in secondo piano (ma non le sue idee). Citiamo fra tutte la beefheartiana "Ain'i no Blues" (sul piano ritmico) con chitarre pulitissime sopra un tam-tam incalzante, ma mai invadente; "Too Naked for Demetrious", duetto tra ritmica tribale e chitarra pizzicata/slide costante (Merrell suona sempre senza plettro), solo in questo caso ricorda un certo Ry Cooder; la bellissima e magistrale "Mumbella Baye Tu La"; la spiritualissima "Eternal Thirst", dove la OM (la sillaba sanscrita dei buddisti) perpetuata senza interruzioni, si rapporta ad un ritmo esotico pseudo-woodoo molto intrigante, dagli effetti ipnotici ineguagliabili; il canto di "Ballad of Brother" ricorda il compianto Tim Buckley, sicuramente qui Merrell aveva il "maestro di Washington" come punto di riferimento anche nella struttura del pezzo. Troviamo un gradiente psichedelico degno di nota in questa esperienza musicale? Se siamo d'accordo che "psych" è prima di tutto una condizione dell'arte, piuttosto che uno stile, allora Mu è un costante mantra veicolante, trasposizione di flusso mystic-natural, atto a colmare il vuoto e l'inquietudine delle nostre coscienze per condurci in oasi di pace catartica.

L'album non è facilmente catalogabile, ma è di indubbio fascino e non dovrebbe mancare nella collezione di ogni cultore che si rispetti, che tenta la difficile impresa di riordinare per se, l'imponente produzione musicale americana. Mi chiedo come sia stato possibile non averlo mai recensito prima d'ora, beh... c'è sempre una prima volta (anche per un artifizio di qualità) ed è per me un grande onore oltre al dovere, prendermi questa incombenza. Scusate se poi verrò tacciato di "revisionismo", invece di dedicarmi come sarebbe ovvio, all'attualità (anche troppo ricca di proposte). Grazie per avermelo permesso!

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