In questo disco datato 1989 troviamo blablablablabla. "No no non ci siamo devo scrivere qualcosa di più gradevole, proviamo tono più colloquiale".

In questi ultimi 3 o 4 anni si è ricominciato a parlare di un genere che mi è abbastanza caro il garage rock, che spinto da un revivalismo coatto è tornato di moda a discapito della freschezza, geninuità del genere come succede con tutte le cose quando diventano di moda. Tutta quest'orda che nel segno del garage conquistava copertine e visibilità proclamando il proprio amore verso Mc5 e vari gruppi punk non ha aggiunto nulla a questa musica nè l'ha resa propria. Questo disco invece è tutt'altra cosa: si è parlato molto del grunge che cosa l'ha influenzato e tutte le varianti questo però non è nè post nè proto è il grunge in tutto il suo spirito applicato al garage rock ritmi ipnotici e legati all'hardcore e cantato malato la chitarra è naturalmente distorta sferragliante apparentemente sconclusionata ma sà perfettamente dove sta andano il basso sfrigola imbevuto di fuzz come una friggitrice e la batteria si contorce sulle rullate creando disordine.

Si distinguono senza dubbio nell'ambito garage da molti altri gruppi garage perchè sono un punto di svolta inserendo all'interno del genere le turbe la desolazione e l'isterismo di una generazione. Quel genere di cose che non finiscono in tv per intenderci. Quattro ragazzi un pò disadattati che suonano. Non sono nè geni nè modelli. È la solita storia, e la solita storia che si ripete da 50 anni. E la solita storia in ogni angolo del mondo. Loro però come poche volte accade trasmettono qualcosa. Parte la prima "This Gift" ritmo sincopato candenzato dalla chitarra ritornello corale malato. Si continua con "Come to mind" ballata dolente veramente bella che richiama alla mente la provincia White Trash americana. Poi naturalmente le traccie di power punk: "Running Loaded" che esplode nel ritornello , "Here Comes Sickness", forse la più famosa del lotto, e come non citare "Magnolia Caboose Babyshit" cover del celebre gruppo proto-stoner Blue cheer.

Volete ascoltarvi del garage ben fatto ? Bene lasciate perdere tutti quei gruppi noiosi ed uno uguale all'altro senza personalità. Quante volte vi è capitato, sfogliando una rivista di musica, di leggere : "riff killer " "ritmo selvaggio e primitivo" " strumenti al massimo del volume con potenza inaudita"; e vi siete detti "mmm questi devo procurarmeli, accidenti se se ne parla così bene.." ma poi al momento dell'acquisto l'ennesima delusione "Noooo cazzo ho buttato via 20 euro per un'altro gruppo che è solo l'imitazione del surrogato del binomio Franz Ferdinand Strokes acciderbolina quei maledetti discografici me l'hanno fatta di nuovo!"

Quindi, ascoltatemi: comprate quest'album; no no non dovete farlo per me fatelo per i tipi in copertina (guardateli Matt lukin il bassista sulla sinistra (i fan dei Pearl Jam hanno già sentito parlare di lui), Mark Arm sulla sinistra, scalzo). Sì compratelo non che lo scaricate così li fottete perchè loro dell'affarone grunge sound non anno visto un soldo e no, loro non avevano nè l'immagine da dannato di un tal Kurt nè quella da profeta di un certo Eddie.

E sì proprio duro il mondo dello show biz.

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