Musicanova (1978)
L’album si apre con la travolgente “Pizzica Minore” un pezzo che diverrà uno dei classici da riproporre in concerto sia da B. sia dagli altri componenti del gruppo: la voce passionale di Teresa de Sio domina la canzone e si alterna col violino “indiavolato” di Pippo Cerciello e i vari strumenti a fiato di Robert Fix, mentre la cantante ci narra di mistiche feste che vedono la presenza di diavoli e di santi.
La chitarra battente di B. ci introduce ad uno dei “classici” del gruppo, quel “Riturnella”, qui cantata dall’inimitabile voce di Carlo D’Angiò, che diverrà una delle canzoni più tristi e allo stesso tempo rappresentative dell’emigrazione meridionale (attraverso la metafora della rondine che emigra).
“A La Muntagna” è una canzone inizialmente lenta, quasi sussurata da Teresa De Sio, che poi si trasforma in una grande ballata sostenuta dal flauto di Robert Fix e dalla voce di Carlo D’Angio; per quanto riguarda il testo, invece, si rifà al tema fedreo del cambio di padroni, ma delle identiche condizioni misere per il popolo (“se n’è fuiute o’rre burbone\e n’è venut nat’ cchiù putent\ sul’ pe chi sta sott’ nun cagna nient").
"Siente Mo’ Che T’Aggia Di" di Carlo D’Angiò è una ballata su ritmo di uno, accompagnata dalla zampogna di R. Fix, così come la seguente “A Morte ‘e Zi’ Frungillo” è una breve cantata accompagnata solo dal tamburello di Toni Esposito che dà modo alla voce di D’Angiò di dar prova di vari virtuosismi di stampo antico e popolare.
“Tempo Di Carnevale”, come suggerisce il titolo, è un allegro strumentale sul Carnevale scritto da B. e suonato da Gigi de Rienzo con un mandoloncello all’inizio, cui si aggiunge poi il violino di Pippo Cerciello nel mezzo per poi concludere all’unisono alla fine.
“Ninna Nanna Per Voce E Mandoloncello” è una ninna nanna cantata dalla voce abbastanza “graffiante” di Teresa De Sio e accompagnata dal mandoloncello di De Rienzo.
“Canto Allo Scugnizzo” è una grande ballata introdotta da Teresa e poi proseguita da Carlo che è incentrata sull’episodio storico delle “Quattro giornate di Napoli” e di come nel Settembre del 1943 gli “scugnizzi” napoletani riuscirono a cacciare i generali nazisti e fascisti che occupavano la città.
“Tarantella Finale”,come suggerisce il titolo, è una tarantella veloce e allo stesso tempo molto malinconica che si chiude in maniera molto lenta e triste, come di chi accenna un sorriso un po’ smorzato, come una persona che è stata vessata e umiliata, ma nonostante questo ha ancora la forza di andare avanti e affrontare la vita e tutte le cose, belle o brutte, che essa porta con sé…
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