Un debutto silenzioso, registrato sottovoce, in punta di piedi, per non disturbare nessuno. Una spontanea e divertente session fra amici, suonata per il gusto di suonare, senza alcuna pretesa commerciale. Il piacere, per il pubblico, di ascoltare in un sol colpo tutta la crema del Jazz newyorkese anni '80: Post-Bop d'alta scuola e di gran classe, ben rifinito nei dettagli e confezionato al meglio per gli amanti del genere.

Tutto questo è "Peter Erskine", l'opera d'esordio del batterista datata 1982; l'album di un batterista, dunque, ma se volete farvi un'idea della musica in esso contenuta scordatevi roba tipo "Master Plan" di Dave Weckl o "Protocol" di Simon Phillips, per far due esempi; scordatevi quegli album tanto densi di assoli e prodezze da risultare vere e proprie esposizioni di tecnica e bravura, scordatevi per un momento le sonorità moderne della Fusion anni '80 (anche quelle degli Steps Ahead, per intenderci, alle quali avrebbe lavorato lo stesso Erskine). Fra i solchi di "P.E." si coglie il fascino "old-style" del vecchio Jazz acustico, l'atmosfera genuina e naturale dei piccoli club, fra Swing, Rumba, Bossa-Nova ed echi di modale anni '60 (vedi la ripresa, di breve durata ma assolutamente riuscita, di "E.S.P.", il classico a firma Davis-Shorter). E' soprattutto un disco che sa rappresentare - come meglio non potrebbe - la personalità garbata, discreta, mai sopra le righe e tendenzialmente malinconica del batterista, spesso ricordato nelle vesti di un "side-man" (seppur d'eccezione) ma capace sempre di lasciare il segno, ovunque sia stato chiamato a offrire il suo contributo: tralasciando le fin troppo note collaborazioni con Weather Report e i citati Steps Ahead, si può ascoltare il suo tocco delicato e precisissimo in pietre miliari del calibro di "Bass Desires" di Marc Johnson, "Word Of Mouth" di Pastorius, "Hearts & Numbers" di Don Grolnick.

Qui sono con lui i fratelli Brecker, Kenny Kirkland e (naturalmente) Mike Mainieri, per un repertorio sapientemente selezionato e mai "pesante", tanto che il disco risulterà pienamente apprezzabile già al primo ascolto, senza cali né momenti di "stanca". Un frizzante mix di professionalità e gusto strumentale, senza esagerazioni di sorta né virtuosismi eccessivi; lo stesso batterista è defilato, si ritaglia un breve assolo nel puro "divertissement" di "In Statu Nascendi", ma per il resto bada educatamente a non imporre il proprio strumento su tutto il resto, curando piuttosto i piccoli ma decisivi dettagli, lavorando da fuoriclasse sul groove e le variazioni al charleston, dando prova di un dinamismo e di una versatilità degni del miglior session-man. Ovvero, le qualità che negli anni hanno fatto di Peter un grande.

Oltre la già ricordata citazione davisiana, le cover attingono al repertorio di Bob Mintzer (una romantica e superlativa rilettura di "Change Of Mind") e di Ira Gershwin in quello che è - a mio modesto parere - il pezzo migliore in scaletta, una "My Ship" introdotta dal vibrafono di Mainieri e magnificamente interpretata da Randy Brecker: ad emergere è il lato nostalgico della composizione, per un Samba intenso e sinceramente introverso come non mai. Per il resto sono pregevoli composizioni originali, a partire da una sontuosa "Leroy Street" che apre le danze, per sette minuti equamente ripartiti fra il sax di Michael Brecker e il Genio pianistico di Kenny Kirkland, fra umori e suggestioni "orchestrali". Ci sono gli undici minuti da brividi di "All Well That Ends", perfetto ritratto di una Manhattan notturna e invernale, monotonale spunto per le libere divagazioni di Michael e Randy (forse il pezzo dall'appeal più "moderno", nel suo complesso); ci sono, infine, le gustose dodici battute della conclusiva "Coyote Blues", tutt'altro che un semplice riempitivo con le sue intriganti cadenze alla "Kind Of Blue" e le figure pianistiche disegnate da Kirkland.

Una chicca molto sottovalutata negli anni ma che vi consiglio di riscoprire, anche perché siamo in presenza di un album eccellente; da 5 insomma, se no mica ve lo proporrei... Fidatevi.

Carico i commenti... con calma