Ennesimo doppione.Dovrebbero vietarli

Stavo facendo un rapido calcolo. A chi non è mai capitato di mettersi a contare, per esempio, quanto tempo si impiega ad andare a comprare le sigarette sotto casa, per poi trasporre il risultato ottenuto in settimane, mesi, anni, di tabacco? Quanto tempo perso. O guadagnato, chissà cosa si può incontrare in quei 50 metri di strada. Mai affidarsi ai numeri. Come può un uomo confidare i suoi segreti più intimi e le sue più recondite voglie a un numero? Qualcuno lo fa e lo farà sempre, temo. Ma è infinitamente dolce immergersi in un passato nebuloso, fatto più di sensazioni che di ricordi ormai cancellati nel tempo dalla distrazione della memoria.

Batti, ribatti, continua a pulsare, ma non fai altro che essere la copia di te stesso, non fai altro che illuderci, ma noi stiamo al gioco, come sempre. Siamo felici di farlo per te, ci fidiamo di te, sei così solare, disponibile e magari leale. Qualcuno potrebbe reputarti falso, tira avanti così.. Oh, ricordo che si scappava di casa, pantaloni retti da un'invisibile entità, e dovevamo farlo, sentire il fiato accorciarsi, ancora, più forte, sentire il rantolo del nostro respiro ormai stravolto. Non credi di farcela, eppure quel tram l'hai preso, hai vinto e qualcuno sarà sempre disposto a darti una pacca sulle spalle, guarda, quello là in fondo ti offre una cicca. Lo facevi per passione, per noia, per mettere alla prova quello che ritenevi un fisico invidiabile.

Ma questa voce metallica proprio non si addice alla situazione, dovrebbero smetterla di illuderci, abbiamo un cuore noi, o almeno circola la voce che noi ce l'abbiamo.Sei arrivato, trafelato, vincente, quello della cicca non lo rivedrai mai più, te ne sbatti, hai da andare, sì dai andiamo, per il gusto di dirlo, per la fatica di attuare i tuoi progetti di conquista del mondo.La nostra anti/educazione ce lo impone, sarai il campione del re, la tua spada ferirà e non sarà mai sazia di predoni, nemici, rivoluzionari. Ti sentivi così, ma non ne hai calcolato le conseguenze. Succede, ora giochi a chi soccombe per primo. Chissà perché ci deve sempre essere un vincitore e un vinto, di nuovo quelle voci, forse è un basso, ma dove lo trovi un basso a questa altitudine?

Il bello e il tragico, ma non per me, è che le loro risate accompagneranno voi due, e vi guarderò insieme al loro additando il più stolto, deridendo chi non muove abbastanza i fianchi. Capita che tu ti senta attratto da quella voce, in effetti è più che normale, ma non conosci le urla, o i peggiori silenzi. Ti lascio. Sono di nuovo io, proprio ora che è finita, ma no che risalgo, se lo rifai sarò sempre con te, perché la tua astronave sta partendo, non farlo, non serve che tu vada, mi manchi. Le tue chitarre e il tuo sguardo non mi faranno mutare opinione sulle tue intenzioni, e sulle mie, ti amerò per sempre, ma non baciarmi ora.

Smetterò di amarti. Il mio limite. Sarò sempre in grado di inseguirti, di prenderti, mai di tenerti. E allora vattene! quel che è stato è stato, non ho bisogno di entrare in vortici d'ansia per cose così. Mi prendi usando i mezzi peggiori, potrò fermare il battito, ma è forte, non ti sento ed evito di farlo. Si stava svegli, si raccontava di fatti, aneddoti, tentativi mai portati a termine, e non stavamo bene, ma lo si faceva. No, non mi prenderai ma queste onde sono alte, non so nuotare. Una volta era meglio, potevi non pensarci e godere della tua ignoranza.

D'un tratto abbiamo cominciato a estendere le nostre paure, siamo tutti perver-si/titi, ma come senti ora non sentirai più. Nelle nubi del nostro male tutti ci lasceremo, andremo in posti sconosciuti a indagare noi stessi e,oh, uno sguardo meravigliato balenerà sul tuo viso. Lo vedo. Lo sento scritto da qualche parte. Non ci penseremo mai. Saremo totalmente estranei. Lo ricorderai con un sorriso o avrai troppi figli e bollette da pagare per farlo. Non ci incontreremo, non confronteremo alla luca del sole le nostre ferite sempre più profonde.

Capitava che le spire del nostro male si stringessero, e senza fiato potevamo leggere tutto nei nostri occhi. La cura era l'indifferenza, terribile, sconfortante, malefica, queste percussioni sono usate, volevi darmele per nuove, ogni volta alla cura si sovrapponeva il male, e viceversa, in un infinito che mi chiedo come abbiamo fatto a sopravvivere. Colpa o merito di quel battito, ne sono certo.

Vedrai che un giorno ci ritroveremo tutti, tornerà, e balleremo e canteremo e inneggeremo a qualche nostro segno d'appartenenza e saremo soddisfatti, non avremo più desideri se non quello di stringerci tutti in qualsiasi forma, stringerci fino a farci male, come si faceva una volta, da piccoli, ma ancora una volta le candele si spegneranno in un‘altra esplosione di raggi solari, non richiesta, venuta di nuovo a dividere e a dividerci e sì, succederà. Non ci vedremo più. Sai che sarà così.

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