Spesso mi sono trovato a sentire black metal e ambient mischiati, alternati come due facce di una medaglia, ma cosa succede quando lo spazio tra le due facce si azzera e pur rimanendo unite possiamo vederle entrambe?

I Darkspace, tenendo fede alla tradizionale genialità musicale del loro paese (Svizzera), propongono una visione definitiva di ciò che davvero è l'ambient black metal. Oltre a Tobias Möckl (aka Wroth), che suona nel progetto Paysage D'Hiver, altri due alieni soltanto fanno parte di questo progetto: Zorgh e Zhaaral. Due chitarristi e un bassista contornati da drum machine e sintetizzatori. La musica è programmata, matematica e trascinante. La prima sensazione è di qualcosa che ti immobilizza quasi letalmente entrando dentro violentemente ma lentamente, l'ossimoro che ne viene fuori sono tracce con velocità al limite dell'umano ma che durano mediamente 10 minuti. La possibilità che ciò sia realizzabile perfino dal vivo è solo grazie alla drum machine, in quanto i tempi non sono riproducibili in alcun modo da nessun batterista. I riff sono così veloci che quasi non si nota quanto siano taglienti e dannosi per l'udito. Gli screams sono effettati ma comunque potenti ed esasperati, tant'è che non stupisce che siano tutti e tre i vocalist. Non ci sono testi, non sono reperibili e probabilmente non esistono nemmeno, la musica è palese e di diretta comprensione.

Il rifiuto o l'adorazione non possono che essere le uniche sensazioni possibili. Loro sono i primi ad accorgersene e rendono disponibile il demo dal loro sito internet. Poi producono 500 copie di questo "Dark Space I" che potevano o andare a ruba o rimanere in 450 nei magazzini della casa discografica. La riedizione NON limitata di questo disco nel 2006 palesa il destino toccato ai Darkspace. Niente testi dunque, e addirittura niente titoli, infatti ogni traccia è nominata col suo numero progresivo: "Dark 1.1","Dark 1.2","Dark 1.3"... L'apparente mancanza di fantasia trova giustificazione nella musica stessa, che è piatta, ma non ripetitiva, amorfa e per forza di cose oscura e inaccessibile. Le tematiche sono infatti rivolte allo spazio, al cielo notturno e alla vera oscurità che lo compone. Infatti la scelta non è ombra o antiluce, è spazio, vuoto che si ripete ovunque. La sensazione di essere trasportati a velocità elevatissime attraverso il niente che si perpetua nel tempo rende unica l'atmosfera prodotta in questo disco. Ovviamente perde significato ascoltare una traccia alla volta o a pezzi.

L'effetto di un disco dei "Darkspace" si serve di situazioni adatte, frangenti di tempo ideali. Innanzitutto il volume di efficacia è alto, perchè altrimenti la maggior parte della musica sfugge. Secondo, la luce deve essere assente durante l'ascolto, ogni particolare potrebbe distrarci dall'ascolto. Ci deve essere silenzio assoluto intorno, meglio se si usano cuffie. Sdraiati o seduti su divano o poltrona, niente sedie. Niente interruzioni, skipping o si perde l'effetto, che è calcolato perfettamente a un'ora e un quarto di ascolto. Provati in queste condizioni i Darkspace danno il massimo della possibile esperienza. Parlo di me pare, ma condivido quesa visione con chi mi ha portato a conoscerli profondamente. Ottenere musica ambient da chitarre distorte e uccise da un palm-muting spesso presente è la principale caratteristica che li distingue. Non c'è uno strumento esattamente in secondo piano.

Provare prima col demo "Dark Space -1" potrà chiarire se è possibile farsi trasportare da oscura e dolce violenza così chiara che va quasi cercata per quanto raramente la si può incontrare. Può essere fastidioso, ma se non lo è allora è qualcosa di imprescindibile quando si cerca lo smarrimento assoluto di ogni sensazione corporea che lentamente si assopisce mantenendo comunque attivo il cervello.

Le tracce sono 7, la musica è una, il significato è il tutto.

Carico i commenti... con calma