Questa raccolta è una delle migliori raccolte della carriera dei Joy Division; anzi forse la migliore.
Si trovano brani inediti ed i primi singoli, quando il gruppo ancora non era sulla cresta dell'onda.

Il gruppo si forma all’inizio del 1977, a Manchester, quando quattro ragazzi non ancora ventenni decidono di iniziare a suonare insieme.
L’organico vede Ian Curtis alla voce, Bernard Albrecth alla chitarra, Peter Hook al basso, e Steve Morris alla batteria. All’inizio il gruppo si fa chiamare Warsaw, ma ben presto il nome cambia in Joy Division che indicava il nome dei lager nazisti dove le deportate erano costrette a prostituirsi.
Tra il 1977 e 1978 i Joy Division producono 12 singoli, alcuni dei quali pubblicati nell’extended play di debutto, “An Ideal For A Living” e in questa raccolta.
La musica che ne viene fuori ha influenze punk, ma si sente già che qualcosa caratterizzerà il suono e l'impostazione del gruppo.
Warsaw, Leaders Of Men, No Love Lost, Digital sono i momenti iniziali migliori; il suono ancora non è maturo, molto grezzo ma allo stesso tempo incalzante con Curtis che ripete sempre quelle due o tre frasi, quasi ossesivamente.
Nel 1979 esce il primo album "Unknown Pleasure"; qui i JD cominciano a fare sul serio; sound più maturo, ma soprattutto la voce di Ian che acquista quella sua particolarità, che sarà il suo cavallo di battaglia.
I concerti dei Joy Division diventano ben presto dei fenomeni di culto. I componenti del gruppo si presentano di solito vestiti di nero, sullo sfondo una scenografia scarna, essenziale, e in primo piano solamente la musica. Curtis, con la sua particolarissima voce domina la scena ballando in maniera isterica, a scatti, seguendo le note. Il pubblico rimane sbalordito.
Nel 1979 i Joy Division continuano a pubblicare singoli sempre più belli (tra cui “Trasmission”, la strumentale “Incubation” e “Atmosphere”), che verranno poi raccolti in “Substance”, e soprattutto a fare concerti.
Nell’aprile del 1980 i Joy Division pubblicano “Love Will Tear Us Apart” (anch’esso presente in “Substance”), struggente canzone d’amore e girano il loro primo - ed ultimo - video-clip.
Tutto sembra andare per il meglio nella storia dei Joy Division; è imminente l’uscita del nuovo album ed il gruppo sta per partire per gli Stati Uniti, per il loro primo tour.
Ma proprio alla vigilia della partenza di un viaggio che significherebbe la consacrazione delle ambizioni del gruppo, accade l’imprevisto; nella sua casa di Macclesfield, vicino Manchester, all’alba del 18 Maggio si impicca Ian Curtis, l’anima del gruppo. Da poco si era separato dalla moglie.
È la fine del gruppo e l’inizio della costruzione del mito. ”Closer”, il nuovo album esce pochi mesi dopo e va in vetta alle classifiche inglesi; contiene al suo interno alcune canzoni magnifiche come “The Eternal”, “Decades”, cantate con grande enfasi da Curtis.
Con la morte di Curtis il gruppo si scioglie per fondare i New Order. Usciranno postumi nel 1982 “Still”, album che contiene materiale inedito e dal vivo. Nell’88 il suddetto “Subtance”. Ancora nel 1995 uscirà il loro best of, “Permanent”, e successivamente il live “Preston” e il cofanetto di quattro cd, “Heart And Soul”, in concomitanza con l’anniversario della sua morte.

L’influenza che ha avuto Ian Curtis nel determinare il successo dei Joy Division è senza discussione. Persona molto sensibile, Curtis soffriva di epilessia, malattia che lo accompagnava anche nelle sue attività con il gruppo e che influiva sulla sua personalità.
Nei suoi testi ricorrono sempre alcuni temi: la paura per quel “qualcosa che ce di là”, ma che non è ben definito, il rito della rassegnazione e della sconfitta che si ripete, la perenne indecisione di fronte ad una scelta, di solito tra due persone da amare.

Cosa dire, non basta una recensione per spiegare in modo esaustivo cosa hanno significato, seppur per soli tre anni, i Joy Division; secondo il mio modesto parere, hanno rappresentato molto, soprattutto nell'ottica del periodo in cui sono emersi; sono infatti riusciti a staccarsi dall'ondata punk, condividendo soltanto inizialmente quel sound, per poi abbandonarlo, assumendo sempre più quei tratti caratterizzanti che sono poi quelli che fanno grande una band.
Forse non sarò riuscito a farmi valere nell'impresa di descrivere in poche parole una realtà così grande, ma a me non me ne frega niente; volevo fare questa recensione e l'ho fatta, punto e basta.

IMMENSI.
voto 10 stelle (ma purtroppo non c'è)

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