"Idlewild South", pubblicato nel 1970, è il secondo album della Allman Brothers Band (ABB) ed uno dei punti più alti della loro discografia in studio.

D'altra parte che il massimo potenziale questa band lo esprimesse nella dimensione live è concetto noto e condiviso: merito della perfetta alchimia fra le chitarre del maestoso Duane Allman e Dickey Betts, della raffinata potenza delle batterie di Jaimoe e Butch Trucks, del virtuoso basso di Barry Oakley e della voce e testiere di Gregg Allman. A questo combo si univa spesso il talentuoso armonicista Thom Doucette. Pochi gruppi, forse nessuno, hanno potuto toccare i vertici di questi ragazzi che all'epoca avevano poco più di vent'anni nella loro abilità di declinare il rock-blues con il verbo jazz.

Il disco in questione fu registrato con la band nella formazione classica: la morte di Duane, vero spartiacque nello stile del gruppo, sarebbe avvenuta l'anno seguente e la band avrebbe ancora registrato con Duane l'inarrivabile "At Fillmore East" ed alcune tracce dello splendido seguito "Eat A Peach".

"Idlewild South" prende il nome dalla fattoria, nei pressi di Macon nello stato della Georgia, nella quale viveva all'epoca il chitarrista Dickey Betts. Il resto della band aveva creato una sorta di comune hippie (detta la Big House) proprio a Macon, ma Dickey, di natura solitaria e lunatica, aveva preferito questa soluzione.

Il disco fu registrato nel corso di estenuanti tour con la quale la band cercava di accrescere il proprio seguito: infatti il loro omonimo esordio "The Allman Brothers Band" - oggi considerato un classico - aveva venduto poche migliaia di copie.

Rispetto a questo primo disco, che conteneva tutta l'inventiva del blues della Allman Brothers, "Idlewild South" ampia la proposta stilistica. Restano i grandi blues che diventeranno dei classici del loro repertorio, come il potente "Don't Keep Me Wonderin" (cui partecipa anche l'armonica di Doucette) oppure la rilettura del classico di Willie Dixon "Hoochie Coochie Man" (unico episodio della ABB cantato da Oakley), ma il suono è maturato, è più vario, più delicato.

L'aperutura, affidata a "Revival" esemplifica questa evoluzione: si tratta della prima incisione di una canzone di Dickey Betts, fino ad allora infatti tutti gli originali della band erano stati scritti da Gregg Allman. La canzone si apre con una dolce melodia acustica, il clima è rilassato e sereno e l'armonia viene sottolineata anche dai primi versi cantati da Gregg: "People, can you feel it? Love is everywhere".

Il disco contiene anche la più celebre composizione a firma di Betts: si tratta dello splendido strumentale "In Memory Of Elizabeth Reed", che risente dell'amore della band per la musica di Miles Davis e John Coltrane. Anche questo pezzo in versione live diventerà un grande classico, lasciando grandi spazi al talento di ciascun elemento del gruppo.

A parte le due canzoni di Dickey Betts e la cover di Willie Dixon, tutte le altre canzoni sono di Gregg Allman. Fra queste "Please Call Home" e soprattutto "Midnight Rider". A testimonianza della loro bellezza, entrambe appariranno anche sull'esordio solista di Gregg, il notturno "Laid Back", nel quale emerge l'anima cantautoriale del fratello minore di Duane.

In "Please Call Home" risplende voce di Gregg, sofferente e stanca. La band gli va dietro senza prepotenza e la chitarra di Duane soffre almeno quanto la voce del fratello. Splendido.

"Midnight Rider" è invece con "Whipping Post" - contenuta nell'album precedente - il pezzo più conosciuto di Gregg. Si tratta anche in questo caso di una ballata adatta alla voce da bluesman di colore di Gregg (che in realtà all'epoca era un ventenne sbarbato, bianco e pure biondo). Il volume con cui la band esegue il pezzo si abbassa, tornano gli strumenti acustici, facendo emergere al massimo le doti vocali di Gregg nel lato malinconico degli Allman e di quello che sarebbe stato il southern rock più intimista.

La conclusione è affidata a "Leave My Blues At Home", in cui si riaffaccia il blues suonato in pieno da tutti gli strumenti con grandi interplay di chitarre e drums e tanta energia.

Che cos'altro si può aggiungere? Tutti i dischi della Allman Brothers Band del periodo Duane meritano le cinque stelle, essendo la testimonianza di una delle migliori e più innovative formazioni della storia del rock che stavano accendendo la scintilla di quella che all'epoca era la next big thing del rock USA.

TRACKLIST

1 REVIVAL

2 DON'T KEEP ME WONDERIN'

3 MIDNIGHT RIDER

4 IN MEMORY OF ELIZABETH REDD

5 HOOCHIE COOCHIE MAN

6 PLEASE CALL HOME

7 LEAVE MY BLUES AT HOME

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