Paura di Dio. Perchè se c'è, è comunque un gran bricconcello.

 C'è da chiedersi se nella ricerca della propria spiritualità sia veramente necessaria la mediazione di qualcuno che pretende di saperla più lunga di noi: qualche buon pastore che ci guidi passo passo, noi pecorelle smarrite (non so voi ma mi riesce difficile identificarmi con un ovino), in questa terra in tumulto dedita alla perdizione.

Anch'io, se vivessi ad Oklahoma City, potrei svegliarmi la mattina e fondare, che so, la corrente dell'Appestantesimo e declamare in pubblica piazza il mio personale modo di intendere la religione. Via le scarpe, tanto per cominciare.

 Ah, magie del sacerdozio universale dei credenti!

 Abolisco la biancheria intima.

 Io vado ad offrire il culto al Signore!

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 Profumo di odore soave, un sacrificio accetto e gradito a Dio! 

 E badate a non dimenticare la T.

 Sarà vero o meno, nel momento in cui tutti vogliono fare i pastori non può che subentrare un consistente problema: trovare un gregge da far pascolare. Sta di fatto che tutti ci provano ma nessuno ci riesce.

 Sed mundus bellus perchèm varium est, o forsem ovest, direbbe un latino analfabeta: c'è sempre una vocina piccina picciò che, pur nella sua recondita ambizione bucolica, non ha alcuna pretesa verso alcun grazioso batuffolo lanuginoso, nessun mal celato desiderio di petting o quant'altro. Qualcuno che si sente non poco turbato di fronte all'esercito dei pastori di Oklahoma City;che non pretende di aver capito tutto e, anzi, cerca di vedere il mondo con quella luce infantile negli occhi posseduta tempo addietro, ma che ormai si è affievolita ad un pallido baluginio. Tenta di recuperare quello spensierato e ingenuo sentimento della Divinità proprio delle ore passate, quando Quello era un omone con le mani più grandi di tutti e la barba lunga e grigia. Con la magra convinzione che Gesù sia dalla propria parte... diventa una grande corsa sui pony del Mondo. Una baraonda festosa e sottilmente idiota, sgangherata e ironica.

Ma la visione divina del piccolo Wayne (diciamocelo, il Nostro ha compiuto i 18 dopo aver scoperto che le nuvole sono vere) è ben più profonda e articolata. Ad Oklahoma City Dio cammina in mezzo a noi! Ma per uno che è nato il giorno in cui hanno sparato in testa a JFK viene più facile osservare tutto con una leopardiana ironia sorniona, e parlare di madri sterili che non portano i bimbi a giocare per le strade, quelle stesse strade in cui sta camminando Dio, invocare diluvi universali di neonati, tanti piccoli Spiriti Santi che ci annegheranno. La mamma manda soltanto baci in fiamme ma, detto fra noi, cari DeBaserioti, il Mondo è stupendo.

 Ah, vero. C'è anche la musica. A tratti rilassata, toccante, dagli accenti Dylaniani. A volte narcolettica, fulminata, ossessiva, vuncia. Wayne sceglie Marte, mentre l'amico Dingus, prima di partire per Mercurio, marchia a fuoco tutto ciò che tocca, donando al tutto un qualcosa di irripetibile ed eccezionale. L'apice della montagna sopra cui non si fa nessun discorso. Tutto quello che dovete sapere è che non una parola in questo disco è detta a caso, e il nocciolo sta lì, tra le righe, sta a voi coglierlo.

 Ora devo abbandonarvi, care pecorelle. I miei fedeli mi invocano, sento già odore di carne bruciata. Ma prima di lasciarvi vi svelo nell'orecchio il segreto di Wayne.

 There You Are - Jesus Song No. 7

 There you are
And you stand in the rain
And the rain fills your brain
And it makes you think that God
Was fucked up when he made this town
There you stand
With your bleeding hands
And you don't understand
Why you work so goddamn hard
To be anything at all

There you are
And you drive in your car
And you wish for the stars
And you end up face down in the road
Dead as fuck

 Quando muori, parte la musica più bella.

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