L'ermeneutica si radica nel lavoro della vita che forma pensieri nella misura in cui il sopravvivere di individui socializzati è legato a una sicura volontà di comprendersi (Jürgen Habermas)
Importante per le nostre riflessioni, comunque, è ancora il fatto che il metodo come tale esclude il problema Dio, facendolo apparire come problema ascientifico o pre-scientifico. Con questo, però, ci troviamo davanti ad una riduzione del raggio di scienza e ragione che è doveroso mettere in questione. [...] Il soggetto decide, in base alle sue esperienze, che cosa gli appare religiosamente sostenibile, e la "coscienza" soggettiva diventa in definitiva l'unica istanza etica. In questo modo, però, l'ethos e la religione perdono la loro forza di creare una comunità e scadono nell'ambito della discrezionalità personale. È questa una condizione pericolosa per l'umanità: lo costatiamo nelle patologie minacciose della religione e della ragione - patologie che necessariamente devono scoppiare, quando la ragione viene ridotta a tal punto che le questioni della religione e dell'ethos non la riguardano più. Ciò che rimane dei tentativi di costruire un'etica partendo dalle regole dell'evoluzione o dalla psicologia e dalla sociologia, è semplicemente insufficiente (Joseph A. Ratzinger)
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[Con Ratzinger] avevo il mio maestro, e tanta fu la sorpresa, la gioia, il conforto, che lo dicevo a tutti continuamente. Fu il varcare la soglia, definitiva e originaria, concreta, del mio ritorno. Le cose succedono, conseguono e si cambia. Per un po' di tempo ho coltivato il sogno di incontrarLo sui banchi di una università, come docente. Era ciò che chiedeva per sé ma Colui che avevo eletto mio maestro è stato eletto papa, Benedetto decimo sesto (Giovanni L. Ferretti)

Raramente la storia contemporanea si incontra e fonde con la filosofia contemporanea; quando questo accade, è un grande avvenimento, un'occasione da non perdere e da valorizzare. Tale è sicuramente il caso di questo interessante libro edito nel 2005, relativo all'incontro fra due dei massimi intellettuali dei nostri tempi, ambedue d'estrazione e d'origine tedesca.

Il primo è Jürgen Habermas, filosofo noto soprattutto, assieme a Gadamer, per le sue teorie inerenti all'ermeneutica, ovvero alla scienza della interpretazione possibile dei testi scritti, fra i postulatori della fortunata immagine del "circolo ermeneutico", per cui è fra lettore e testo scritto si instaura un muto dialogo in cui sono le pregresse esperienze del primo (prae judicia) a dare autentico significato al testo, che a propria volta, entrando in contatto con l'attività percettiva del lettore, influisce sul suo stesso bagaglio di conoscenze.

Si prenda, per semplificare, proprio il caso di una recensione qui su Debaser: sono le pregresse esperienze e i pre-giudizi maturati dal lettore a guidare i successivi giudizi che egli formula nei commenti in calce, prima ancora che la obiettiva natura del testo, o, ancora, la esatta comprensione delle varie intenzioni che spingono l'autore della recensione a scriverne (per cui un lettore moderato può normalmente apprezzare queste recensioni più di un lettore di sinistra, o di altri estremisti). Così, ovviamente, nella prospettiva habermasiana, vale per testi ancor più raffinati e complessi, destinati a ben differente uditorio.

L'altro protagonista del libro non ha davvero bisogno di presentazioni presso il grande pubblico e l'utente medio del sito, trattandosi di Joseph A. Ratzinger, teologo e prelato cattolico divenuto, a partire dagli anni '70, Cardinale della Santa Romana Chiesa, dal 1981 Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede (istituzione di massima importanza ecclesiastica nel corso dei secoli), e, dal 2005, Santo Padre con il nome di Benedetto XVI.

Le premesse del pensiero ratzingeriano, sia a livello filosofico che, ovviamente, anche a livello di rappresentanza istituzionale, sono fondamentalmente opposte a quelle da cui muove Habermas, e questo rende davvero fecondo il dialogo che si instaura nel libro.

Chiedo soprattutto all'utente medio del sito di seguirmi bene in questo sentiero impervio, rispetto al quale m'impegno a far, umile, da battistrada: se l'ermeneutica implica a fortiori una maturità e attenzione dell'interprete, che nella analisi del testo scritto deve essere ben consapevole e ben edotto delle possibili derive connesse al suo viaggio, obbligando l'individuo alla ricerca di un "metodo", prima ancora che di un "fine" (quasi un Ewige Aufgabe - compito eterno - kantiano), nella consapevolezza delle infinite ‘verità' possibili, la posizione di Ratzinger è opposta: egli muove dal postulato dell'Infinito Bene Divino, ovvero dall'esistenza di un'unica Divinità Creatrice, Suprema Intelligenza, che ha posto una sola Verità come possibile, e storicamente inverata ed inverabile, implicando per l'individuo l'onere di scoprire questa Verità Unica per dare l'Unico senso possibile alla propria vita e al creato, indicando peraltro nel Vangelo e nella sua interpretazione autentica da parte della Chiesa Cattolica la "via" maestra per giungere ad essa Verità.

Detto altrimenti: Habermas ci insegna a leggere i venti per navigare da soli nel grande mare dell'essere, senza preoccuparci realmente delle sue dimensioni e della meta del nostro viaggio (forse un "dolce naufragare" leopardiano?), mentre la dottrina di Ratzinger l'unica via per navigare, attraverso gli oceani, verso una Terra Promessa che sta evidentemente al di là dell'enorme, ma non infinito, mare dell'esistenza.

Se ben ci pensiamo, nulla di così nuovo sul fronte occidentale: sembra infatti che questa "contrapposizione" riecheggi quella, antica di ormai duemila e passa anni, fra i sofisti e Platone; gli uni convinti delle tante verità possibili rispetto alle quali occorre profondamente interrogarsi sulla "forma" del pensiero e sul rigore del linguaggio; l'altro dell'Unica Verità, perfettamente dimostrabile sulla base di una logica deduttiva implacabile, la quale, peraltro, non è in grado di dimostrare le proprie premesse. Superfluo dire che un incontro ed una sintesi autentica fra queste due tesi, oggi come allora, sia alquanto difficile.

Giunti a questo punto i lettori medi del sito si chiederanno perché leggere questo libro, anziché dedicarsi a qualcosa d'altro, tipo un bel concerto, una manifestazione contro tutti i tiranni del mondo globale, un salto al centro sociale, un corteo con tanta "gente" per i diritti degli esclusi?

Penso che esso sia utile, da un lato, per cogliere fra le righe le implicazioni delle teorie habermasiane nel nostro quotidiano e nella fruizione stessa di internet, ed in particolare di un sito variegato come questo, oltre che per considerare con il dovuto rispetto una figura come quella di Papa Benedetto XVI, a torto additata dai giovani come causa di molti mali ed, in realtà, una delle menti più lucide della nostra Italia ed uno dei pochi individui che, in perfetta coerenza con i propri valori, sa esattamente a quali finalità tendono la sua azione politica-ecclesiologica-pastorale e la sua vita stessa; una figura che potrebbe essere di saldo appoggio in periodi perigliosi come quelli che stiamo vivendo nel nostro Paese.

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