Piccolo esperimento antropologico. Prendete un timido ed introverso ragazzuolo, uno di quelli innocui e inoffensivi che anche da grandi vanno in giro vestiti "ammodino" come quando da piccoli la mammina li portava a messa la domenica: camicia inamidata e abbottonata sino al limite del soffocamento e classico golfino di lana anonimo da papaboy conservatore; rinchiudetelo per almeno un mese in una grotta con il seguente kit di sopravvivenza: pane, nutella, aranciata e uno stereo con annessa cernita della collezione di dischi di Radio Maria ottimamente affiancata dai peggiori esempi di pop leggero italiano primi anni novanta; dategli quindi la possibilità, una volta liberato, di incidere un intero album di canzoni proprie. Il risultato che otterrete sarà questo oscuro disco dell'altrettanto oscuro Gregorio: "Insieme a noi".

Musica esageratamente mielosa, liriche intrise di un manierismo buonista tanto scontato quanto surreale, spassosamente kitsch e calcanti talmente la mano da risultare spesso strabordanti e fuori luogo si fondono ad un'allergia acuta per la metrica sino a dare  mirabilmente forma a questo lavoro, opera unica di un misterioso personaggio di cui nulla si conosce se non l'arguta e cripticamente trasgressiva effigie che ci balza subito agli occhi dalla stilosa copertina. Egli risulta essere l'incrocio tra un Jovanotti mammone e buonista a metà strada fra il ragazzo-scemo-yo-filo-americaneggiante-che-fa-fico degli esordi e l'odierno hippie-sto-in-campagna-con-la-mia-deliziosa-famigliuola-a-lodare-la-natura, un Lucio Battisti sfigato ed un Checco Zalone ante-litteram con l'aggravante immensamente più interessante di prendersi maledettamente sul serio tanto da instillare nel cervello del basito ascoltatore il dubbio che tutto ciò non sia altro che una bonaria presa per il culo.

Questo "Insieme a noi" è una vera e propria gemma, un diamante di quelli difficili da trovare che quando saltano fuori dalle viscere della Terra, sudici e rozzi perché non ancora lavorati, vengono snobbati dagli ignoranti in materia, ma che nelle certosine e puzzolenti mani del trashofilo impenitente rifulgono di luce abbagliante ed imperitura. Le sue origini si perdono nell'oscurità tanto da farlo divenire negli ultimi anni una sorta di Sacro Graal internettiano della musica involontariamente trash: autore pressoché volatilizzato, anno di pubblicazione sconosciuto (ma dalle sonorità smaccatamente jovanottiane si dovrebbe parlare degli anni novanta) e annotazioni scarnissime tanto da metterne in dubbio l'effettiva distribuzione. Unica verosimile informazione aggiuntiva da me medesimo rintracciata è il nome dell'autore delle musiche, tale Filippo Scordino, autore tra l'altro di brani dai pomposi e altisonanti titoli che vanno da "Colazione in Autogrill" a "Dio c'è" passando per "Canto al Papa Wojtyla".
L'ascolto dell'album è un trip di quelli belli pesi, di quelli che nella migliore delle ipotesi ti lasciano un sorrisino ebete e stupefatto stampato in faccia senza sapere bene il perché e il per come. Ma di tutto ciò il nostro Gregorio non ne è affatto cosciente. Sì, perché Gregorio è proprio un bravo ragazzo: da vero italiano si spertica in lodi alla progenitrice (in "Mamma cara mamma") e canta di amore, da quello adolescenziale degli abbordaggi di giovani fanciulle stile Azione Cattolica (in "Per conquistare le ragazze"), passando per le peripezie atte a sfuggire i severi genitori di lei che gli negano il sacrosanto diritto alla copula (in "I soliti... Loro"), fino all'amore maturo di "Donna tu" e quello travagliato di "Un'altra vita, un'altro amore" (no, non ho sbagliato a mettere l'apostrofo: nel booklet è scritto così).

Caratteristica peculiare dei componimenti gregoriani è la sincera ingenuità: a lui piace il sabato perché tante cose importanti gli sono accadute quel giorno, magari perché durante la settimana non usciva? E allora ci scrive un pezzo, vai con "Sabato"! A lui piace l'estate perché in quella stagione va al mare e lì ha potuto annusare per la prima volta un po' di fragranza di pelo pubico femminile? E allora che estate sia, con "Emozioni d'estate"!
Altra caratteristica di questo disco è la presenza di alcune vere e proprie laudi alquanto sempliciotte e spesso surreali: c'è "Lucio Battisti", inno al cantante reatino (il quale probabilmente ne avrebbe fatto volentieri a meno) che al primo ascolto assomiglia sospettosamente a "Uno" (altro brano dell'album: un inno alla meglio gioventù italiana contro mafia e violenza) e che al secondo si rivela semplicemente lo stesso pezzo con arrangiamento e testo differenti, e c'è quella chicca di canzone che è "Stromboli", ovvero come dedicare versi che solitamente si dedicano ad una bella ragazza ad una montagna di forma fallica che periodicamente erutta materiale caldo dalle sue cavità interiori.

"Last but not least" due autentici capolavori: "Il senso del risparmio" e la titletrack "Insieme a noi". Il primo è un rap sghembo e sconclusionato che fa il verso a Jovanotti (riuscendoci anche piuttosto bene, devo dire...) mentre il pezzo che dà il titolo all'album è un ultra-buonista ed appiccicosissimo inno alla vita contro le stragi del sabato sera, una delle cui strofe fa bella mostra di sé nel retrocopertina come a mettere in guardia l'ignaro ascoltatore di cosa lo aspetti una volta premuto il tasto "play" del lettore cd: "Non voglio, non posso dire dai non bere, se sudi se ti diverti e lo vuoi fare, ma quando esci quando si spengono le luci, ragazzo non fare gare in auto per tornare, per sognare. Non sciuparla non gettarla mai la vita, lascia stare la gioventù bruciata di James Dean, non mandarla in fumo la tua vita.. Mai."

Che dire... Chapeau.

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