Ovvero l'arte del sacrificio. Gettare i polmoni oltre l'ostacolo, provarci ancora. Non essere insensibili all'alienazione, anzi cullarcisi un po'. Perdere le staffe per poi ritrovarle. Non essere una bandiera per nessuno, neanche per se stessi.

Io l'aspettavo un gruppo così. Da anni. Che sembrano secoli. Da quel disco ("Pura Lana Vergine" dei Fluxus) che mi aveva violentato le viscere. Nessuno mi parlò più in quel modo feroce, diretto, onesto e disperato.

Un filo rosso sangue è quello che mi lega al Piemonte. Perché da lì vengono i miei genitori, lì sono le mie radici. Da lì (Torino) venivano i Fluxus e da lì (Cuneo, la "Provincia Granda") arrivano i Ruggine. Agitatori musicali facenti parte di un agguerrito giro di terroristi sonici, riuniti sotto varie etichette indipendenti (nel caso dei Ruggine, la Canalese Noise Records) che hanno fatto del noise rock il proprio credo: Dead Elephant, Fuh, Cani Sciorrì, Titor. Cito solo quelli che conosco, ma ce ne sono molti altri. Fanno musica scomoda, difficile, ostica. Rumorosa, violenta. La roba più bella che ci sia in Italia in questo momento. Roba necessaria.

Perché non si può campare solo di ricordi, nostalgicamente attaccati ai vinili di CSI, Massimo Volume (che però stanno tornando con un nuovo lavoro), Fluxus, Negazione. Ricordare, insieme a quei quattro amici malati come te, davanti ad una (e due, e tre) bottiglie di buon rosso, i felici tempi che furono dell'indie rock nostrano. Alla fine qualcosa deve succedere, cazzo. Qualcuno deve tornare a parlarci.

Ok, qualcosa è successo.

Non poche sono le analogie che legano i Ruggine con il gruppo di Franz Goria; i toni urlati e declamatori del cantante, ad esempio. Ma anche l'uso dei due bassi: uno che gioca in difesa, greve, monolitico, ignorantissimo; l'altro sulla trequarti, toni alti e striduli, grattugie, sincopi e sbalzi.

Per farvi capire ancora meglio: il sound è una riuscita amalgama di tutto il buon noise rock ascoltato negli anni '90: Sonic Youth, Fugazi, Jesus Lizard, dei Don Caballero sotto Zyprexa (l'attacco di Nautilus, che ci ricorda quanto possa essere esaltante il math rock), la rabbia dell'hardcore, ma compressa, controtempi, le chitarre degli Shellac squarciate e con più sentimento, vuoti che non vanno riempiti, frenesia garage, emotività disperata a badilate, un senso melodico che arriva quando sei ormai esausto e non te l'aspetti più. Testi finalmente interessanti.

E allora potete fare due cose: leggere e passare oltre. Oppure: leggere ed andare sul sito della Escape From Today ed ordinare questo disco per pochi euri. Potete anche scaricarlo gratuitamente dal sito stesso, se prima lo volete ascoltare con le vostre orecchie. 

Perché ci lamentiamo, ci lamentiamo, ma la roba seria va supportata.

Perché la musica non batte mica sul 2, ecchecaz.

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