Non è semplice inquadrare questo libro, La manomissione delle parole, opera di Gianrico Carofiglio, sembrerebbe un saggio e sicuramente lo è; racconta delle storie, riferisce su personaggi di diverse epoche dall'antica Grecia ai giorni  nostri, riporta con accuratezza certosina, merito di una Filologa di fama, una bibliografia notevole: ci serve un Big Mac "XL" dell'informazione.

Tratta un tema, diciamolo pure, che ti infastidisce un po': ti informa in modo non tanto velato, che non conosci la tua lingua, peggio che non sai usarne le parole in modo corretto e che, come Attila, hai distrutto e manomesso deliberatamente il loro significato; si innesca così, inesorabilmente,  il riflesso condizionato Pavloviano: "chi, io? naaa".

Eppure, secondo l'autore, è proprio così; per venir fuori da questo enorme problema dovremmo sottoporre le parole ad una manutenzione accurata, insomma, fare loro la revisione come ad un auto, in modo che il loro significato originario riprenda forza e possano essere di nuovo "aderenti" alle cose che descrivono. Trovo affascinante questa tesi, ma chi dovrebbe farne la manutenzione? Questo non è dato saperlo, almeno per il momento.

Avendo la nostra lingua all'incirca 160.000 vocaboli , il nostro Carofiglio  deve scegliere e ne analizza solo cinque: Vergogna, Giustizia, Ribellione, Bellezza, Scelta. Ci spiega perché sono "unite" fra loro in un percorso concettuale e quale uso, distante dal loro vero significato, ne facciamo.

Ed ecco che emerge, nella riflessione sull'uso sconsiderato di queste parole, il vero interesse che il nostro scrittore ha, cioè  narrare, con notevole capacità, la stretta relazione che c'è fra la lingua italiana e la situazione politica nostrana: sembrerebbero l'una lo specchio dell'altra, o meglio l'intreccio fra lessico e politica è talmente stretto che una rimanda all'altra in un'altalena continua.

Memento : ciò che distingue l'Essere umano dagli altri esseri viventi è proprio la parola, ma questa capacità spesso non viene sfruttata a nostro favore e paradossalmente è all'origine di incomprensioni o di raggiri, appunto "manomissioni".

L'indagine che porta avanti è piuttosto rigorosa sotto il profilo letterario, etico e politico. Ci troviamo davanti a numerose citazioni e accostamenti talora "coraggiosi" e "inusitati": Aristotele, don Milani, Dante Alighieri, Bob Marley, Primo Levi... ci accompagna così, sino alla spiegazione della nostra Costituzione, con grande precisione e conoscenza , d'altronde è un uomo di legge.

Ma, c'è sempre un ma: analizzare il "linguaggio del potere" ha fatto scivolare l'argomento molto spesso, su un'unica persona: il nostro premier... Ecco questo è il primo appunto che, per onestà , farei a Carofiglio: il "politichese", come spesso viene definito il ciarlare fra uomini che stanno in politica, non è iniziato con l'arrivo del  cavalier berlusconi, mi si scusino le minuscole, ma dobbiamo tornare molto indietro ed estendere il problema alla categoria tutta. E per finire, aggiungerei: è vero che spesso l'autore restituisce alle parole il loro significato, ma a volte le riveste della sua "personale" valutazione politica e qui, inevitabilmente, ricade nello stesso errore che lo ha portato a scrivere il saggio: la manomissione delle parole.

In definitiva lo si può descrivere un saggio interessante, ben scritto e con un fatto curioso annesso: è stato scritto quattro anni dopo essere stato "citato" dall'autore in una sua opera precedente,  "Ragionevoli dubbi" del 2006: che abbia anche il dono della preveggenza?  

Direi di no, ma la lettura scivola via veloce e prima che ve ne accorgiate sarete già all'ultima pagina.

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