Sembra assurda un'altra recensione di un disco così vecchio (si parla del 94), forse si, forse no, eppure per un motivo o un altro mi ritrovo sempre a spulciare questo scherzo di Richard D. James, in arte Aphex Twin. Più che un uomo un enigma continuo. Ogni giorno mi chiedo se questo doppio cd è un capolavoro oggettivo, o semplicemente una cinica seduta dallo psicanalista, una grandissima pippa mentale alimentata da una voglia irrefrenabile di stylish listening. L'atroce dubbio tra arte sottile e l'entropia mi consuma... L'ombra del dottor Richard che scarabocchia le sue faccine demoniache sul quel blocco note non mi fa dormire.

Mi sono sentito in dovere di scrivere questa recensione in primis perché stimolato da un altra che ho letto qui, bellissima per carità, scritta da Dio, ma che non inquadra certo questo bizzarro artista e lo spirito di un'opera come "Selected Ambient Works Volume 2"... Che nasce con presupposti tutt'altro che artistici, ma polemici, scherzosi per non dire adirittura capricciosi, un po' come tutto il materiale gentilmente fornito dal nostro geniaccio alla Warp. Dubito fortemente che per una mente fritta come quella di Richard raccogliere qualche pezzo dalla sua sterminata libreria fosse il massimo, specie quando sparati in qualche cd dai nomi up to date per nutrire la massa IDM. E così il primo "Ambient Works" di Ambient non aveva proprio nulla, ma roba come "Xtal" rimane tra i feticci occulti da autopsia, addirittura mi ritrovo centomila filmati sul tubo con questo pezzo suonato a velocità più basse... Niente di meglio da fare? Mia nonna diceva sempre che se ci girano intorno, stai sicuro che c'è ciccia. Ma torniamo a "SAWII". Ecco che il nostro magnanimo eroe raccoglie altra robetta dai suoi accrocchi analogici, stavolta però senza drum machine e nomi, e se ne esce con questo nerissimo, imperscrutabile sequel. In un tripudio delirante la stessa cover a simboli è una sciarada da consegnare ai posteri. Un lavoro angosciante, pacato, lercio, puro, rilassante, tedioso, interpretabile, letale (se l'ascolti tutto).

Rimango basito quando leggo che questo sarebbe l'ultimo vero disco significativo di Richard prima del declino verso quello che verrebbe definito come terrorismo sonoro. What? Ma se nessuno è ancora riuscito a capire esattamente la cronologia dei pezzi, se pure sul controverso e più recente "Drukqs" pende il dubbio se sia basato su materiale inedito o le vecchie librerie... Pensateci un attimo: prendiamo "Blue Calx" (unica traccia conosciuta di "SAWII"), e pensiamo un attimo se fosse stata presente nella stessa cartella di "Gwarek2" (!!!) o "Vordhosbn". Sconvolgente. Ecco perché "SAWII" in quest'ottica da mera compilation, perde leggermente il suo potere mesmerizzante verso l'ascoltatore, che altrimenti la percepisce come opera compiuta, scrupolosamente studiata. Impermeabile al tempo. Per carità, nessuno vi biasimerà per questo, sognare è lecito, e con pezzi a due canali tirati per dieci minuti risulta anche comodo. Anch'io mi lascio sedurre da questa fascinosa illusione, grazie in primis alla grandezza incontenibile di certi momenti, momenti che consegnano, scherzi e teste fritte a parte, questo musicista alla storia. Per un attimo volo altissimo, esploro pianeti lontani, torno ai mitici 90, alla dignità delle Chill Out Rooms, di Paterson, i suoi Orb e i sequencer che interpretano la psichedelia, alla pietra tombale sul genere, o un nuovo inizio. Mi espando ancora di più e con le dita sfioro i Tangerine Dream e Jean Michel Jarre. Poi però arriva quel sorriso demoniaco per riportarmi alla base, e sembra quasi suggerirmi come quello che ho ascoltato non sia altro che l'ennesimo scarto, e che per trovare pace dovrò inserirmi direttamente negli hard disk di Richard. Malsano feticismo forse, perché no... D'altronde il personaggio ha giocato anche su questo.

E allora sapete cosa vi dico? Che dentro di me sono geloso, geloso delle tante "Blue Calx" che mi sono state volutamente celate, almeno fino al prossimo, centellinatissimo, album... Nel frattempo dovrò rifugiarmi ancora in questi mondi lontani, sporchi, tremendamente familiari. O guardarmi un altro video di "Xtal" a 100 bpm.

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