Il polistrumentista statunitense del Wisconsin Richard Franecki ha sempre avuto un debole per le Jam psichedeliche strumentali a metà tra i primi periodi di Pink Floyd e Hawkwind, il rituale acido-spaziale è per lui e i suoi compagni di merenda una tradizione immancabile, come il tè delle cinque per i britannici.

La sua carriera artistica si divide tra due gruppi, gli F/I e i Vocokesh, dove in quest'ultimo progetto mette in risalto più la parte chitarristica che gli elementi elettronici, i quali non mancano comunque  a far da tappeto sonoro.Le composizioni  intraprese nel suo percorso musicale mutano le sopracitate coordinate stilistiche con l'influenza del Rock tedesco, con chitarre Faustiane e percussioni semi-industriali sostenute da un motore bassistico di scuderia Neu! ma anche in ben più dilatate strutture affini ai primi Ash Ra Tempel.

Nel lavoro in questione, distribuito dall'etichetta nostrana Phonosphera Records e pubblicato nel 2010, i Vocokesh  trasformano in un Tandem la bicicletta del Dr.Hofmann, offrendo un posto all'ascoltatore per un viaggio lisergico senza sosta, anzi a dir la verità qualche momento di pausa è concesso, ma solo per settare il controllo del cuore per il sole o per verificare la salute epidermica di Eugenio nei pressi di Pompei, poi si riprende subito la ricerca dello spazio, con in mente la prosperosa donzella  dello "Space Ritual". Accompagnato da Rusty alla batteria e da John Helwig(chitarra, basso), Franecki rievoca imperterrito i suoi idoli alternando brevi acidi pezzi come l'iniziale "Born Losers", dal piglio Garage-Psichedelico a brani di più lunga durata che comprendono un po' le varie sfaccettature del suono psichedelico di diversi periodi storici.

Non manca nel lotto la presenza del sintetizzatore a rievocare primordiali sogni tangerini con una dose di psichedelia bucolica in "Pretty Acoustic Piece", inoltre  l'improvvisazione proposta da loro in Kesh # 10 e nella ipnotica chiusura della title track,  è un esempio di come viene "vissuta" pienamente la traccia musicale, la ricerca del giusto momento di ispirazione  da parte di tutti i componenti, che è probabilmente l'elemento più arduo da azzeccare. E' come un quadro astratto che si può continuare a dipingere all'infinito,  dove l'artista sa riconoscere il momento giusto che segni la fine della composizione. "The Cruising Song" è un po' il manifesto della loro musica, un brano della durata di poco più di 8 minuti che ha come impalcatura una batteria in linea con lo stile batteristico di certo Kraut-Rock,  e  un  sottofondo di Synth che supporta una chitarra che celebra al meglio il suono di scuola Blue Cheer.

Franecki e soci dedicano infatti a Dickie Peterson  l'album in questione con un omaggio all'interno del libretto. Si può dire benissimo comunque che  tale lavoro è dedicato a tutti coloro che "si sentono obbligati a viaggiare nello spazio".

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