Litigi. Disperazioni. Incomunicabilità. Apatia. Insofferenza. Rimorsi, rimpianti, vento freddo. Scorrete l'elenco, ci sarete di sicuro.

 

Capita di svegliarvi. Paesaggio: campagna, quella inglese. Cielo limpido, grano chiaro. Surreale quasi. Neanche una nuvola. Qualche rumore in lontananza, forse. Degli stendardi si alzano sullo sfondo. Prima o poi capita, c'è la strada, c'è il deragliamento. Quand'è che si sbaglia? Esiste un momento? Da cosa è dovuta la fragilità delle persone? Sentirsi due poli opposti, lontani e distanti, ad un infinità di parole di distanza. Certo, alcune canzoni parlano di un viaggio. Dall'inizio; quand'è che abbiamo iniziato a parlare? Chi decide la rilevanza delle parole? Noi, sempre noi.

Eppure siamo stupidi, ci perdiamo completamente, abbandonati e rassegnati, diamo la colpa al tempo; diamo la colpa non a noi stessi ma al noi del passato. Davvero è necessario vivere tra una tela di relazioni?

In una frase: rincorriamo l'essere androgeni. I rapporti nascono dalla mancanza. Mancanza di noi, forse nella nostra condizione più pura ed originale. E partiamo da qua, dalla fantomatica copertina di questa campana che risuona nell'aria di questa campagna soleggiata. Uno è comunque un insieme. Il complesso è formato dal dettaglio. Siamo noi, intero genere umano che ci dividiamo, a bocca aperta, stupiti, ignari, in un qualcosa di estremamente complesso e fragile, bisognosi di comprensione e appoggio, crudeli forse, deboli. Non sappiamo cosa voglia da noi certa gente. Inutile chiederselo, ci muoviamo in un universo di parole. E i fatti? Bloccati su un'isola in mezzo al mare, certe parole si rifrangono come onde nella nostra mente. Se riuscissimo per una volta ad avere il potere, prendere quelle decisioni e prenderci indietro quel che ci spetta, allora sì che torneremmo a Vita. Eppure continuiamo a parlare, niente fatti, ci perdiamo pure per trovare le parole.

Certe canzoni parlano per te. Nessun bisogno di parole. Certo è un po' riduttivo. Le 11 qui presenti ti fanno parlare, da solo,  la forza te la infondono, fanno alzare di nuovo le speranze. Ti risollevano da terra, che vista edificante. Perché le parole sono convenzioni. E siamo noi a deciderle.

E se davvero in una campagna di infinita attesa sentite allacciarvi di nuovo alla concretezza da un assolo di chitarra, da un organo o qualsiasi,  allora fate sì che questo disco sia il vostro faro, in questa modernità immediata. Marinai dell'azione, fatevi guidare per agire. Prendetevi la vostra libertà.

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