Avete presente quel sole che spacca in due il cranio?

Avete presente quel caldo, talmente alto, che si suda all'ombra?

E nell'ombra fumarsi la prima canna, tossendo aspramente, roteando gli occhi fino ad annebbiare la vista?

Questo è Pine dei Plush, un sogno lontano, forse di mare, sicuramente di sole, forse di tristezza, ma certamente di calore. Una malinconia antica che riaffiora continuamente nuova, fino a terminare dopo poco meno di 23 minuti.


Ricordate la prima cotta alle medie? Qui non c'è!

Ricordate il primo concerto che avete visto? Non fa per voi!

Ricordate quella scuola grigio-asfalto che vi ricordava tanto la fabbrica di papà, dove la sua stanchezza, poteva regalare qualcosa ai piccoli voi?

Se penso intensamente, posso intuire che il mio Veneto, che ho tanto amato, che ho tanto odiato, non è altro che una grande industria. Grigia, resta grigia, nera come la pece e bianca come il latte, dolce e amara, ma pur sempre mia, industriosa e industriale, ma qui divago.


Il disco è malinconico, di una felicità triste quasi amara, di industrial non c'è nulla, ma potete trovarci del noisepop, del dreamy, delle reminescenza surf e dell'indie.

Disco da non sottovalutare ma d'ascoltare.

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