Tredicesima prova in studio di Eros Ramazzotti, "Perfetto" si presenta come un disco fortemente omogeneo, con poche aperture verso altri generi. Quattordici canzoni inedite, la maggior parte in pieno stile Ramazzotti, quel sentimentale che lo caratterizza da sempre, ma che, ahimè, dopo tre decenni risulta fortemente prevedibile. "Alla fine del mondo" e "Il tempo non sente ragione", le due canzoni che aprono il disco nonché i due singoli di apertura, alla fine risultano anche le migliori. Nella prima c'è una apertura a un genere sostanzialmente estraneo al cantautore romano, il country. Il video, quello che su RadioItalia in questi giorni passa 20 volte al giorno, ben commenta la canzone, caratterizzata da un arpeggio "avventuroso". Si vede un cowboy bambino intento a riconquistare il suo amore delle scuole elementari. Tuttavia, sembra che il video prenda il sopravvento sulla musica, è la musica che commenta il video, e questo soprattutto per "Il tempo non sente ragione", una canzone marcatamente ramazzottiana valorizzata da un bellissimo video dove si alternano le parole, in mezzo a foglie d'autunno, persone che passano con gli ombrelli, e un sensuale assolo di sax, con sassofonista donna altrettanto sensuale. Ma il resto? Il resto sono dodici brani un po' sciapi, senza nessun particolare picco e rappresentano un decalogo di banalità sull'amore e sull'estate, come "L'amore è un modo di vivere" e "Un'altra estate". Titoli abbastanza prevedibili con strofe e ritornelli altrettanto prevedibili. Eros poi accentua la sua pronuncia dell'ultima sillaba dei verbi, e crea un effetto ripetitivo: "il tuo amore mi salveRA'", "e passando lo rubeRA'" sono solo due esempi, ma ne è infarcito l'intero album, che affronta l'amore come discorso di coppia ma anche come amore per i figli, come in "Rosa nata ieri, "Vivi e vai" e "Tra vent'anni", la canzone conclusiva. Tra i collaboratori parolieri figurano grandi nomi del maistream italiano, Mogol, Federico Zampaglione e Gino De Crescenzo in arte Pacifico, mentre a livello musicale vi sono collaborazioni che aprono Eros ad un discorso americano: i batteristi Vinnie Colaiuta e Jim Keltner, i chitarristi Michael Landau, Lawrence Juber e Tim Pierce e il bassista Sean Hurley. Il disco è stato registrato presso gli Henson Studios di Los Angeles. Quindi ad un gusto tipicamente italico si è affiancato un modo di fare canzoni decisamente made in USA. Lo stesso Eros Ramazzotti è il produttore dell'opera, coadiuvato dal collega Claudio Guidetti,

Insomma un disco tipicamente ramazzottiano, mainstream italiano e "grossa produzione americana". Un disco che sfonderà a livello commerciale, ma che da un punto di vista strettamente artistico e tecnico non è definibile come il suo titolo.

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