Ah, la France, la France... chi s'è rotto il cazzo delle mie recensioni francesi se ne faccia una ragione, eccone un'altra,ovviamente scritta per darmi un tono. Perdonatemi ma non ho saputo resistere alla tentazione, ora passiamo alle cose serie: gli Yelle, un duo formato da Julie Budet (voce, testi) e Jean-Francois Perrier (synths, produzione, un po' tutto il resto), attivo dal 2007. Una tipica (bella) realtà pop del nuovo millennio, una buona dose di "citazionismo", ma anche talento, leggerezza ma anche capacità di fare le cose per bene, un'attitudine brillante, un po' insolente e sbarazzina; roba forse non di assoluta rilevanza globale, ma si tratta di una di quelle scoperte che mi fanno veramente contento. Le classiche "seconde linee" molto più meritevoli delle presunte prime, per farla breve.

Il genere da loro proposto và sotto l'etichetta abbastanza generica di electropop ma questo terzo album, "Complètement Fou" del 2014, dimostra se non proprio eclettismo sicuramente un orizzonte creativo e stilistico lodevolmente ampio; synth, nu-disco ma anche influenze vintange, hip-hop, electroclash ed ovviamente un certo tocco di elegante vezzosità francese. Un mix accattivante ed ispirato, di grande freschezza ed ottimo impatto. Julie Budet è una frontwoman perfetta per questo genere: come ho già sottolineato per Little Boots, che grossomodo si colloca nella medesima nicchia degli Yelle, sia come proposta che come qualità, qui non sono necessarie chissà quali doti vocali, estensione di X ottave eccetera, però non si può prescindere da un approccio canoro brillante e deciso, le derive leziose, gattamortesche, di alcune esponenti "di spicco" sono la morte di questo tipo di pop; insomma bisogna comunque cantare, non ansimare al microfono con un piglio da femme fallate, e Julie lo sa fare decisamente bene. "Complètement Fou" è un album qualitativamente omogeneo ma non lineare, ci sono sorprese, a volte anche inaspettate, e questo rende l'ascolto ancora più coinvolgente ed intrigante, veramente tanti, tantissimi complimenti da parte mia agli Yelle per aver tirato fuori un album del genere, bello in ogni suo aspetto.

Abbiamo le ballabili e vivaci "Completèment Fou", "Les soupirs et les refrains", la littlebootsiana "Moteur Action" e un mix riuscitissimo come "Un jour viendra", cantato "rappeggiante" e atmosfere malinconiche, poi "Toho" e soprattutto un'efficacissima "Jeune fille garnement", più orientate ad un electroclash scandito e deciso; L'unica piccola critica, a dire il vero più di marketing che musicale, che mi sento di muovere, è quella di aver scelto, a fronte di cotanta abbondanza, "Bouquet final" come singolo di lancio, secondo me il pezzo di gran lunga meno riuscito non solo tra quelli più danzerecci ma dell'album in generale, penalizzato da un andamento ripetitivo e poco fluido. Vale la pena specificare questa distinzione perchè quest'album ha anche un'anima vintage, che strizza l'occhio alla classica melodia francese rivista in chiave moderna, a volte intersecata con la prima, come nel caso di "Un jour viendra" e "Coca sans bulles", che si ritaglia degli spazi brevi ma molto suggestivi come "Nuit de baise I" e "Dire qu'on va tous mourir", deliziose armonie synth dalle connotazioni agrodolci e "Nuit de baise II", unico episodio cantato da Jean-Francois Perrier, su un mood più sexy e sornione; intermezzi, ma veramente gustosi e caratterizzanti. E non solo, c'è anche "Florence en Italie", il capolavoro dell'album: una splendida electro-ballad vintage, luminosa e trascinante, con una prestazione meravigliosa di Julie Bodet, che quasi raggiunge i livelli di eleganza e delicatezza di Sarah Cracknell, la stella polare. Il cosidetto wonky-pop potrebbe non essere pane per i vostri denti, ma la bellezza classica ed impeccabile di questo pezzo è un discorso a parte, ci si può innamorare di una canzone così.

Infine ci sono un paio di piccoli dettagli, qualcuno potrebbe rimanerne perplesso, per me sono un ulteriore punto di contatto con gli Yelle: "Ba$$in" e "Coca sans bulles" ricordano molto da vicino rispettivamente "Rocking Chair" e "Tombè pur la France"; c'è poco da stupirsi dato che sia Cyndi Lauper che Etienne Daho sono citati dagli Yelle come artisti di riferimento ed ispirazione, e questi "omaggi" a personaggi di tale caratura fanno sicuramente onore a Julie e Jean-Francois, sono anch'essi dimostrazione di stile e personalità. Insomma, finchè ci saranno dei "giovani" bravi come gli Yelle la cara vecchia pop music avrà un futuro assicurato, purtroppo non in primissima linea (non lo è nemmeno l'inglese Little Boots, figuriamoci loro, almeno a livello internazionale) ma i veri "connoisseus", chi ha passione ed ama il genre, non si curano minimamente delle charts.


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