I Next To None si formano ufficialmente circa 6 anni fa a nord di Philadelphia PA, dall’incontro tra Thomas (tastiera e voce) e il trio di amici d’infanzia Max (batteria), Ryland (chitarra) e Kris (basso). Come tante band, passano qualche anno a fare cover delle loro bands preferite fino alla decisione di scrivere musica loro.

Prima del breve excursus attraverso l'album, è d'obbligo capire a cosa si va incontro, trattandosi di una band sconosciuta ai più. Tra le band preferite del quartetto della Pennsylvania troviamo Dream Theater, Slipknot e Lamb of God, influenze distinguibili durante tutta la durata dell’album, ma la cosa più interessante è che il batterista Max è di sangue “prog-reale”, fa Portnoy di cognome ed è figlio del leggendario Mike. La produzione resta in famiglia ed è affidata a Portnoy senior e quindi senza ascoltare l’album è ovvio che ci si trova davanti a un sound che ci ricorderà molto i Dream Theater. A questo punto perdere tempo nel notare a chi questa band somigli di più è superfluo, è meglio concentrarsi sulla musica e lasciarsi stupire dal fatto che i componenti della band sono di età compresa tra i 15 e i 16 anni e che hanno scritto loro tutti brani tra il 2013 e l’inizio del 2014.

Già dalle prime note della opener “Edge of Sanity” notiamo subito i richiami di chiara matrice Dreamtheateriana, ma anche un interessante dualismo di voce pulita e scream che ritroveremo spesso durante l'intero album mentre la jam centrale, pur ricordando cose già sentite, secondo me delinea l’andamento generale dell’album e mette in risalto le abilità di questi 4 genietti. La successiva “You are not me” si attesta sugli stessi binari ma con un riffing più pesante e aggressivo e la sensazione iniziale di “già sentito” si ripete. Ma non ci si deve far scoraggiare perché l’album risulta vibrante e fresco e mescola i passaggi più intricati del prog metal in “Control”, 10 minuti pazzeschi per una band così giovane con bel duetto chitarra-tastiera nel bridge centrale, a tratti più melodici nella perla dell’album per chi scrive, la ballad “A Lonely Walk” che conta anche la presenza delle due guests Bumblefoot dei Guns N Roses e Neal Morse. Nel resto dei brani invece ritroviamo composizioni che non si scostano mai troppo dalle radici prog, ma fanno spesso capolino l’alternanza di cantato pulito, scream controllato e riffs più orientati al metalcore e al thrash che arricchiscono il sound con elementi non innovativi, ma comunque moderni e accattivanti.

La cosa che più sorprende per mio conto, oltre alla tecnica musicale, sono i testi e la presenza di un mini concept creato da Thomas che spazia su 6 dei 9 brani (nello specifico i brani I, II, IV, V, VIII e IX) e che parla di un uomo dalla doppia personalità, probabilmente un serial killer, che combatte con i suoi due io e che denota una ricercatezza nei testi ben più adulta di loro. Se penso a cosa avrei potuto scrivere io a quell’età, mi vengono in mente solo l’A-Team, i Power Rangers e Super Mario Bros, quindi tanto di cappello.

L'album va valutato senza tenere conto dell'età (ecco il perché del mio voto) e siamo davanti a brani di buona fattura e suonati molto bene, ma non è certo l'album dell'anno e non rappresenta una vera e propria innovazione, pur unendo insieme elementi che normalmente non sono presenti nel prog classico. Inoltre la carenza di una chiara e compatta visione stilistico/musicale all’interno della band è evidente, mi aspetto in futuro lavori più omogenei già dalle fondamenta dei brani. Invece considerando l'età è tutto più che comprensibile e anche se una pecca molto evidente la si trova nella voce, siamo sempre davanti a sedicenni che necessitano della naturale maturazione che solo con l’età si può raggiungere; anche noi a 16 anni avevamo un tono da ragazzini.

Visto che i paragoni verranno fatti comunque, pensiamo che papà Mike aveva già 19 anni durante le registrazioni delle demo dei Majesty, quindi per mio conto non si può che fare un plauso per cosa siano riusciti a registrare a soli 14 - 15 anni d’età i Next To None!

In conclusione “A Light in the Dark” è un album da ascoltare senza pregiudizi e, a prescindere dalle chiare influenze volute o meno, prima di giudicare questo lavoro la domanda da porsi è: quante bands di sedicenni sarebbero in grado di comporre un album simile? Non è indispensabile ma consiglio comunque l'ascolto a chi ama il genere, senza lamentarsi aspettandosi assoli di chitarra migliori di Petrucci, giri di basso alla Myung o cose simili. Senza ombra di dubbio però questo è uno dei migliori se non il miglior album che ci si possa aspettare al debutto in questo genere musicale per un gruppo così giovane e che rappresenta forse l’embrione del'evoluzione del genere per i prossimi decenni.

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