E dopo quattro anni si torna sul luogo del delitto, o quasi. Freschi freschi di un nuovo album (cos'è? Il diciassettesimo?), "Redeemer of Souls", i vecchi leoni dell'heavy metal britannico sono, a "soli" quaranta e passa anni dall'esordio, ancora a spasso per i palchi di mezzo mondo a distillare lezioni di storia del rock'n'roll più duro e rovente.

Ad accompagnarli, per l'occasione, ci sono i Five Finger Death Punch, gruppo che ai più navigati (=se avete più di trent'anni) dirà poco/nulla, ma formazione di punta del nuovo metal americano degli ultimi anni, segno evidente che i Priest (o almeno i mille impresari che gli stanno dietro) scelgono sempre con cura chi portarsi in tour e sicuramente qualcuno tra i più scafati la tournée Judas Priest + Pantera ancora se la ricorda.

Se l'ultimo album dei nostri eroi è stato accolto dai commenti più disparati, tra chi lo vede come un mezzo capolavoro e chi invece come l'ennesima "timbratura del cartellino", va comunque riconosciuto che, ormai, gruppi come questi non hanno davvero più nulla da dover dimostrare e un nuovo, tutt'altro che fondamentale, disco è più da vedersi come la voglia di continuare a mettersi in gioco (a sessantacinque anni!!) che altro, anche perché, i Signori in questione, i loro capolavori li hanno già scritti e pubblicati decenni fa. Pretendere di più sarebbe come chiedere ad un paraplegico di partecipare alla maratona di New York.

Si diceva prima che si tornava sul "luogo del delitto". Non proprio, l'ultima volta che incrociai questi borchiati ultrasessantenni fu in occasione del Gods of Metal 2011, svoltosi in quell'osceno non-luogo che era/è la sedicente "arena concerti" di Rho Fiera, il parcheggio della Fiera di Rho, per gli amici. E visto che a noi, non si capisce perché, i posti orrendi in cui organizzare mega eventi ce li rifilano tutti, questa volta non possiamo che sorbirci la "Summer Arena" del Forum di Assago, per la serie "altro giro, altro parcheggio". Per i quattro che non lo sapessero è il luogo in cui, venti giorni prima, si era sfiorata l'emergenza umanitaria, con trentamila e passa (!!) poveri cristiani e non che, non si sa come, erano stati abbandonati a loro stessi in uno spiazzo in mezzo al nulla a "godersi" il concerto dei Metallica e dei Faith No More, roba da allertare la Protezione Civile, tanto che quella giornata, stando a chi ci era andato, era stata disastrosa. Visti i presupposti, se Rob Halford e soci smuovono non più di tremila persone c'è solo da guadagnarci, anche perché, da un rapido colpo d'occhio, non si capisce davvero come quel penoso parcheggio, ehm, quella arena possa ospitare decine di migliaia di persone senza che qualcuno rischi seriamente di rimetterci le penne.

Mentre i Five Finger Death Punch fanno il loro lavoro, apprezzabile tra l'altro, l'occasione per girare tra gli stand ufficiali e chiedersi se viviamo in provincia di Milano o in qualche quartiere altolocato in zona Beverly Hills viene data delle carinissime magliette ufficiali dei gruppi che si esibiscono durante la serata, offerte al generoso pubblico a prezzi da vendita del rene al mercato nero (35 euro una maglietta?!).

"Dragonaut", estratta dal nuovo album, da inizio alle danze, mostrando subito un quintetto affiatato ed in forma. Se Glenn Tipton e Ian Hill se ne resteranno per tutto il tempo un po' in disparte e concentrati sui loro strumenti, toccherà al buon Rob Halford ed al nuovo acquisto Richie Faulkner essere i mattatori della serata, carismatici e partecipi. Scott Travis dietro le pelli è il solito metronomo, poco da aggiungere. I classici, vecchi e nuovi, scorrono senza soluzione di continuità, pescando tra quegli album che hanno fatto davvero la storia del genere, con una scaletta che regala anche qualche piacevole sorpresa, come "Love Bites". Con un repertorio come questo (un'infinità di gruppi là fuori venderebbe davvero l'anima al diavolo per poter scrivere pezzi come "Metal Gods", "Breaking the Law" o "Beyond the Realms of Death") è davvero difficile sbagliare un concerto, ma dall'altra parte è innegabile come il gruppo negli ultimi anni, soprattutto dal vivo, sembri rinvigorito, più coeso e motivato, anche grazie, indiscutibilmente, all'apporto del giovane Faulkner: preciso, tecnico e grande intrattenitore, ciò che ci voleva ad una formazione che durante alcune occasioni precedenti era sembrata un po' a corto di ossigeno. Halford, dalla sua, alle volte ha dato l'impressione, tra un brano e l'altro, di essere un po' affaticato, tranne tirare fuori un'ugola al vetriolo appena gli altri quattro ridavano fuoco alle polveri. Misteri della fede, ma del resto quarant'anni su un palco valgono più di mille lezioni di canto. Voi forse non lo sapete, anzi forse nemmeno lo sospettate, ma là fuori ci sono tanti nostalgici di Tim Owens: "era più tecnico", "era più giovane" e blablaba. Sicuramente, nessuno lo mette in dubbio, ma il carisma del buon Rob rimane imbattibile e vederlo scorrazzare ancora per il palco a bordo della solita Harley fa sempre un gran piacere. E se poi vogliamo dirla tutta non mi pare che ai tempi di "Demolition" il caro Owens fosse così amato e nelle varie interviste dell'epoca la solita domanda sul cosa aspettassero per una reunion era onnipresente. Vabbé. Gran finale, naturalmente, affidato ai grandi classici, con una grandissima versione di "Painkiller" e tutti a cantare in coro "Living After Midnight".

Il discorso è sempre lo stesso: questi gruppi sono in giro da secoli, hanno attraversato più o meno indenni mille cambi di formazioni e mode, ma sono sempre qui e, non si sa come, continuano a sfornare prestazioni che moltissimi musicisti più giovani possono solo sognarsi. Potremmo essere nel 1990, nel 2001 o nel 2015, i Judas Priest sono sempre una garanzia, alfieri indiscussi di un genere e tra i pochi che, dal vivo, non deludono praticamente mai, insieme ad Iron Maiden, Metallica, Saxon e qualcun altro. Da quarant'anni in azione ed ancora al massimo della potenza: beati loro e beati noi.

Ci vediamo al prossimo tour.


  1. Dragonaut
  2. Metal Gods
  3. Devil's Child
  4. Victim of Changes
  5. Halls of Valhalla
  6. Love Bites
  7. March of the Damned
  8. Turbo Lover
  9. Redeemer of Souls
  10. Beyond the Realms of Death
  11. Jawbreaker
  12. Breaking the Law
  13. Hell Bent for Leather
  14. The Hellion
  15. Electric Eye
  16. You've Got Another Thing Comin'
  17. Painkiller
  18. Living After Midnight


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