Creare un concept-album è sempre un rischio: da un lato, il tema, il personaggio, l’avvenimento oggetto del disco può diventare troppo invasivo "soffocando" i pezzi in una specie di esercizio di corretta "sintassi tematica"; dall’ altro questo complemento oggetto può risultare pretestuoso in relazione al songwriting diventando quasi un riempitivo per giustificare un qualsiasi fil rouge tra le varie parti del lavoro.

I Neutral Milk Hotel hanno rischiato ed hanno trovato la giusta chiave di lettura: la vita di Anna Frank, l’ Olocausto e tutta la mole di informazioni e considerazioni che tutto questo porta con sé, vengono sublimati attraverso la ricerca di sensazioni ed emozioni di una adolescente inserita in un contesto storico e personale davvero estremo. Anna Frank è prima di tutto una ragazza terribilmente sensibile e tutti i suoi dubbi, le sue aspettative e le sue passioni vengono riprese e messe in relazione a quelle di Jeff Magnum, leader della band, che con la sua voce cantilenante, nasale e impercettibilmente roca ce le restituisce attuali e filtrate dalla sua esperienza personale. Il diario di Anna Frank così non risulta un libro polveroso, ma palpita di una energia viva, attuale.

I Neutral Milk Hotel erano una band indie degli anni '90. L’accento folk era più che mai parte integrante del loro sound grazie ad un capillare uso della chitarra acustica tesa a riversare torrenziali incedere di note che diventavano l’ossatura di una buona parte dei pezzi. Sono presenti anche bordate di chitarra e basso, ma scientemente centellinate e si nota anche la presenza di strumenti piuttosto "eccentrici": trombe dal sapore trionfalistico, incisive parti di cornamusa e persino stralunate partiture di singing-saw (sega cantante)!

Le prime due canzoni (“The King of Carrots Flowers pt. One” e “The King of Carrots Flowers pts. Two & Three”) sono in realtà un unico pezzo diviso in tre movimenti: una fiabesca ballata per chitarra apre le danze e ci sembra quasi di sfogliare un libro di favole leggendone l’ introduzione; il pezzo morbidamente cambia atmosfera trasformandosi in una specie di mantra ascetico che pian piano si sviluppa e si arricchisce fino a diventare una punk-song.

La Title-track è un’altra ballata dalla splendida apertura melodica condotta da una voce densa di emozioni e contrappuntata dalla singing-saw: siamo al Luna-park su una giostra con cavalli. La brezza ci sfiora il viso e pensiamo dolcemente con una punta di malinconia alle nostre speranze di adolescenti.

Con “Two-Headed Boy” la matrice folk si fa sentire prepotentemente. Il suo ritmo serrato rallenta progressivamente e ci conduce attraverso un bellissimo ed inaspettato passaggio verso una canzone strumentale “The Fool” dove la sensazione è quella di essere in una piazza di paese dove la banda fa il suo ingresso per una parata dai toni trionfali e marziali.

Ma è tempo di correre con “Holland, 1945”! Bordate elettriche ci riportano verso uno sfrenato punk a perdifiato dove dobbiamo fare molta attenzione ad evitare le bombe di chitarra e basso.

Il clima poi si fa più introspettivo con il breve soliloquio notturno di “Communist Daughter” cucinato con sfrigolamenti notturni ed elettronici e soprattutto con “Oh Comely”, sofferta ballata quasi grunge-unplugged di oltre otto minuti durante i quali acquista via via i connotati di una autentica preghiera.

Con “Ghost” il livello di inquietudine sale esponenzialmente mano a mano che il pezzo si sviluppa dando l’ impressione di un agitazione interna mentre il corpo rimane immobile ad aspettare l’ inevitabile catastrofe che puntualmente si materializza alla fine del pezzo, in un crescendo vorticoso dei vari strumenti che condurranno ad un climax di amorale, quasi gioiosa distruzione di “No Name ” dove linee portanti di cornamusa diverranno il filo conduttore delle deflagrazioni circostanti.

Chiude il disco “Two-Headed Boy pt. Two”, crepuscolare epitaffio dove sembra raccogliersi lo spirito di Anna conciliato con il suo ingiusto destino, ma al tempo stesso ribadendo che avrà per sempre un enorme rimpianto: quello della vita che troppo presto le è stata tolta.

Quasi-capolavoro!

Carico i commenti... con calma