Mi piacerebbe iniziare una serie di recensioni dedicate ad alcuni dischi ormai sepolti nella storia della musica e di cui ormai nessuno si ricorda più, forse a torto. Vi par una buona idea? Una volta ogni tanto eh, non intaserò il DeBasio con recensioni inutili.

Inauguro il tutto con il primo e unico lavoro degli islandesi Icecross, uscito nel lontano 1973. Forse non in molti lo sanno, ma all'inizio dei settanta in Islanda furono pubblicati un discreto numero di lavori progressivi e psichedelici, in linea con le mode del periodo, e che prendevano a piene mani dal sound di band più conosciute. Fra tutti emerge per qualità questo self-titled, che per anni è stato anche una rarità molto ambita dai collezionisti. L'album fu registrato in Danimarca, poiché le possibilità di ottenere successo in patria erano minime, ma ai nostri non andò bene comunque.

Musicalmente, si tratta di un esempio di proto-doom, che deve molto ai contemporanei Black Sabbath, con inserti hard rock. L'interno disco è pervaso da una certa malinconia e oscurità grazie a gelidi assoli di chitarra ed a uno stile di canto abbastanza cupo. La Produzione è grezza, e anche l'album in sè non è un capolavoro, ma rimane comunque un lavoro interessante, a maggior ragione poiché proveniente da un paese molto lontano, e che si ascolta con piacere. I picchi, sono la traccia d'apertura, "Solution", dotata di un ottimo incedere e da soli di buona qualità, seguita poi dalla breve ma piacevole ballata, "A Sad Man's Story", l'anti-cristiana "Jesus Freaks" e, dopo un paio di tracce sottotono, la dura "Nightmare".

In conclusione, poco più di mezz'ora di musica qualitativamente molto buona, se siete appassionati del genere magari concedetegli un ascolto.

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