E questi, dove vanno? Si saranno persi, o così pare a prima vista. Turista giapponese e...ehm, signora. Camicia floreale e immancabile macchina fotografica al collo. Turisti MOLTO per caso, probabilmente. Il look di lei…vabbè dai, su questo magari sorvoliamo - se siete d'accordo. Lui, invece...ma che guarda, con quel binocolo? Su quello sfondo a pallettoni (stroboscopici?), poi - che fa poco villaggio-vacanze anni '90 e tanto discoteca-Saint Tropez anni '60...? Bah.

Forse sta guardando il 1999.

Cioè…?

Beh, in effetti sì. Sta guardando dove arriverà la musica giapponese – ma mica solo quella, a dire il vero - alla fine del decennio appena cominciato. Perché siamo solo a luglio del '91, è vero, ma lui ha già visto tutto e sa tutto. Di ciò che sarà. Con imbarazzante anticipo. E dietro i suoi occhiali scuri, la signora sta forse contemplando lo stesso spettacolo. Nonostante le apparenze.

L’accoppiata formidabile Oyamada/Ozawa aveva intuito tante, ma proprio tante cose. Non hanno da molto passato i vent'anni, nel '91, e già hanno mandato in archivio musica da non passare inosservati. Lontano da Tokyo, nessuno immagina che faranno un pezzo di Storia. Saranno i pionieri di un qualcosa di nuovo. I primi artefici di un suono che il Giappone non conosce ancora. Ma se volete, chiamate pure Oyamada con un altro nome: Cornelius. E magari tutto comincerà a farsi più chiaro...

If it sounds good, use it”: la filosofia di ciò che sarà conosciuto come Shibuya Kei. Tutto quel che suona bene, lo usi; senza farti troppe domande – che importa se vecchio, che importa se dietro l’angolo spunterà lo scettico di turno ad obiettare – “e d’originale che c’è, in tutto ciò…?”. Da enciclopedie musicali ambulanti qual erano, i due avevano le idee fin toppo chiare su dove pescare e cosa usare. Ne uscì qualcosa di clamorosamente originale, ma soprattutto: clamorosamente nipponico – non solo perché pochissime briciole di cantato sono lasciate a un inglese non proprio oxfordiano

Con Doctor Head’s World Tower chiudono ufficialmente i battenti come Flipper’s Guitar, ma lasciano in eredità quasi un’ora di suoni da cui nessuno potrà più prescindere. Loro per primi. Il tema: le good vibrations e il flower power di una Summer of Love più vicina che mai. Brian Wilson è il nume tutelare, ma le chitarre wah-wah la spia di un nascente soul/funk psichedelico. Tokyo è L.A, o quantomeno la California.

La Madchester di Stone Roses ed Happy Mondays la affianca nel segno di un’inedita british invasion, il nuovo Verbo portato dai Primal Scream di Loaded (‘The Quizmaster’, dei Nostri, potrebbe esserne una alternate take) rincara la dose. 'Going Zero' e 'Groove Tube', anima melodica del disco, sfoggiano passaggi e colori che ai Pulp della loro miglior stagione Pop saranno alquanto familiari (che poi, d’un tratto, salti fuori il riff di 'Taxman', beh…non è esattamente una casualità). Ma nemmeno basta, tutto ciò, a completare la mappa di viaggio della strana coppia.

Ecco Reading, ecco i Chapterhouse, ma ecco anche i Ride. E la maestosa nenia shoegaze di 'Aquamarine', parole subacquee filtrate attraverso un respiratore artificiale (mentre in quell’estate Loveless è agli ultimi mesi di gestazione…); ecco una dedica a Winnie The Pooh (eh?), a tempo di motown prima che faccia capolino il famoso pom-pom-pom-pò di una 'Dance To The Music' di Sly Stone, che manco a dirlo casca a fagiolo – siamo o non siamo in una dancehall psichedelica…?

Se poi dovessi dire cos’è che sceglierei io, ecco… ci sarebbe quel pezzo (il titolo lo ometto - ché sennò, la sorpresa…) che parte e si chiude con l’intro di 'God Only Knows' in modalità repeat, e al centro… quasi mi commuovo quando dai nastri manipolati s’intuisce una 'Broken Arrow' (LEI) che a poco a poco diventa qualcos’altro, forse una nuova idea di ""canzone""…

…o soltanto un fuori-programma nel viaggio, non segnato sulla mappa dei turisti per caso.

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