E' ormai cosa nota che i Low siano uno dei gruppi più interessanti della scena slowcore nonchè una della realtà musicali che più è riuscita a sopravvivere al peso del tempo alternando spesso dischi di buona fattura con dischi ottimi. Come ben traspariva già dal loro ultimo lavoro dei '90 (prodotto da Steve Albini) i Low hanno cambiato faccia, o meglio cominciavano a cambiare faccia.

Ma è solo una questione di estetica e di conformità relativa ai tempi che stiamo vivendo, difatti i Low sono sempre, e (mi permetto di affermare) saranno sempre gli stessi... gli stessi nostalgici alfieri della lentezza e della densa tristezza come ben ci ricordano lavori del calibro di "I could live in Hope" e "Long Division", in poche parole i Low hanno cambiato aspetto formale conformandosi a ciò che la scena musicale mondiale prevedeva ma rimanendo comunque fedelissimi alla loro idea di musica e di credo concettuale.

Dopo questa premessa che credo sia necessaria soprattutto agli occhi di un lettore\ascoltatore che totalmente ignora il cammino del complesso statunitense passiamo finalmente al nostro "Ones and Sixes".

Tutto ciò che pensavo l'ho perfettamente ritrovato in questo disco, i Low hanno perfettamente fuso la loro musica con una componente a loro esterna quale è la musica elettronica, e a dimostrazione di ciò basta ascoltare il primo minuto del brano d'apertura del disco. I toni malinconici sono sempre gli stessi, la dolcissima voce di Mimi si fonde da subito con il nostalgico canto di Alan fino a creare un'intesa magica. I rintocchi riverberati di Mimi su ride e rullante con le sue fedelissime spazzole sono spariti per far posto ad un'elettronica mai invadente e perfettamente funzionale al loro nuovo mondo di fare musica e i suoni puliti ma fortemente riverberati della chitarra di Alan fanno posto ad un uso più studiato dell'effettistica. Non mancano le dolci cantilene ("What part of me", "Kid in the corner" e "The innocents") cui il complesso ci aveva abituati sin dal loro esordio nel lontano '94 e non mancano episodi che per certi versi ricordano la loro produzione degli anni '90 ("Lies").

Nella sua veste Slow-Pop-Elettronica (perdonate l'accostamento di generi) Ones and Sixes si fa contenitore anche di altre venature che a primo impatto sembrerebbero distanti anni luce dai canoni del complesso, non mancano infatti scariche chitarristiche di "Shieldziana" memoria (perdonate ancora una volta il termine) che portano incredibilmente i Low su binari molto cari ai musicisti Shoegaze ("Landslide").

Ones and Sixes è in definitiva un disco avvolgente, che ancora una volta riesce a cullare l'ascoltatore nelle sue dolci cantilene che si alternano a forti scossoni di matrice pop ma che lasciano però spazio alla contaminazione elettronica, un disco splendido che si piazza sicuramente tra i dischi più belli ed insoliti del complesso, un disco che non sfigura nemmeno se posto a confronto con i vecchi lavori della band, un disco che farà scoprire un lato inedito dei Low a chi già conosce la band, e che può essere allo stesso modo un ottimo punto di partenza per scoprire il magico mondo dei Low fatto di desolazione e nostalgia ma anche di dolcezza.

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