Dick Laurent è morto” (Bill Pullman, “Lost Highway”)

Lynchiano. Nell'immaginario collettivo, patrimonio di simboli e di miti nella cultura di un popolo, tale termine ha, da almeno vent'anni, fatto la sua comparsa. Ma cosa significa esattamente Lynchiano? Tale vocabolo è quantomeno espressione, sintomo di una traslazione, al di fuori dei limiti del mondo di celluloide, dei peculiari stilemi del cineasta statunitense; la percezione di essi nella quotidianità.

L'assurdo, l'onirico, la deformazione della realtà e la frammentazione dello spazio-tempo sono solo alcuni dei tratti distintivi di questa inquietante poetica delle immagini.

Ma, detto questo, è doveroso porsi un interrogativo;. Ovvero, possiamo definire squisitamente Lynchiani capolavori come “Mulholland Drive“,”Blue Velvet”, “Wild at Heart”, il serial di culto “Twin-Peaks” o “Lost Highway” esclusivamente per le loro suggestioni visive e la loro estetica? La ovvia risposta è “No, non possiamo”. Poiché ognuno di questi capolavori è tale poiché maturo frutto di una intima compenetrazione tra visione e musica; rarefatte atmosfere, notturne composizioni che portano soprattutto la firma, da almeno trent'anni, del compositore italo-americano Angelo Badalamenti.

La musica, dunque, come parte integrante ed imprescindibile di uno stile ormai celebre; e le composizioni di “Lost Highway”, un grottesco detour nelle ossessioni e devianze tipiche del regista, ne sono uno sfavillante esempio.

Curata e prodotta da Trent Reznor, leader dei Nine Inch Nails, e perfettamente in linea con la dimensione distorta e complessa del lungometraggio, la colonna sonora è introdotta, nell'ipnotico incipit, dalla splendida e cadenzata “I'm Deranged”, pezzo dalle tinte noir impreziosito dalla voce sinuosa e calda di David Bowie.

Tra disturbanti suggestioni sonore à la Twin-Peaks (Fred's World, Haunting & Heartbreaking, Dub Driving) ed insane, caotiche incursioni jazzistiche al limite della cacofonia (Red Bats With Teeth, sempre di Badalamenti) sono incastonati brani decisamente più soffici; la sensuale ed agrodolce Eye degli Smashing Pumpkins, la spensierata ballata di Lou Reed (This Magic Moment) e l'elegante ed impalpabile incedere di Insensatez, del brasiliano Antônio C. Jobim. Pezzi che offrono all'ascoltatore un'ovattata parentesi in cui ristorare i propri sensi, frastornati.

Bizzarri scampoli jazzistici degni del miglior gangster-movie (Mr. Eddy's theme 1 & 2, arrangiati da B. Adamson) si alternano, ossimoricamente, ai sulfurei guizzi vocali di M. Manson, nella martellante ed ossessiva cover di Screamin' J. Hawkins (I Put a Spell on You); ed esplodono, letteralmente, le devastanti pulsioni metallare pervase da echi teutonici (Rammstein e Heirate Mich, dei Rammstein). Impeccabile commento sonoro per una delle parti più morbose e perverse dell'intero lungometraggio.

Curiosamente, chiude l'opera una reprise del brano d'apertura (I'm Deranged) a voler, probabilmente, sottolineare una ciclicità non solo filmica. Un Nastro di Môbius estesosi in campo sonoro.

Ed una volta terminato l'ascolto?

Silencio.

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