E' incredibile come, a volte, in una determinata scena musicale alcune band abbiano la meglio su altre che magari questa scena stessa l'hanno creata, ed è incredibile notare com questo fenomeno avvenga soprattutto con band appartenenti agli anni '80. E' sicuramente questo il caso dei Breathless, band londinese molto più famosa qui in Italia che non in patria o, per esempio, in America. Se si scava ben in profondità alla radici del così detto Dream Pop poche volte spunta fuori il nome dei Breathless che, nonostante tutto, suonano da più di trent'anni ormai e con il loro ultimo disco del 2012 (uscito ancora una volta per la loro etichetta Tenor Vossa) Green To Blue sono tornati sulla scena dopo 9 anni di assenza.

Nonostante la musica dei Breathless con il passare dei decenni sia mutata parecchio verso uno stile sempre più etereo e pulito, rimane in Green To Blue quel meraviglioso alone di New Wave che caratterizzava i loro primissimi dischi pieni com'erano di chitarroni e ritmi forsennati (Chasing Promises). A riguardo, il brano d'apertura Please be happy chiarisce il mutamento di quasi trentacinque anni di carriera e traccia nuovi sentieri in maniera più precisa e metodica. Melodie languide, malinconiche ed estremamenti solenni accompagnano la meravigliosa S moscia di Appleton, alternando brani dall'atmosfera eterea a brani composti da muri di suono impenetrabili (Next Time You Fall​) ma sempre contraddistinti da una profonda dolcezza. Con questo nuovo spirito, i Breathless ci regalano 11 tracce per un doppio disco (a quanto pare qui l'apporto del boss della 4AD Russell è stato fondamentale per l'aggiunta di alcuni brani che la band avrebbe voluto scartare) che possiede al suo interno vere e proprie gemme come I Want You To Realise dal ritmo vagamente Jazz che costituisce a mio avviso uno dei picchi del disco con un senso della malinconia raro sia per le band del passato che per quelle odierne. Non mancano (come per Blue Moon) le lunghe composizioni dove i Breathless mostrano a pieno il loro amore per i tempi dilatati, come nel caso di Walk Away dove la potenza della band viene fuori con un meraviglioso gioco tra la dolcissima volce di Dominic e la potenza di un rullante e una chitarra incredibilmente distorta. La cosa che stupisce di questo Green To Blue è proprio, a volte, una netta contrapposizione tra violenza e sonorità eteree che si alternano anche all'interno di uno stesso brano. Sicuramente un ritorno col botto e un'ennesima conferma da parte dei Breathless che meriterebbero molta più attenzione sia da parte del pubblico (soprattutto i più giovani) che dalla critica che magari potrebbe smuovere un po' queste acque intorpidite da questi gruppetti insulsi stile Cigarette After Sex e considerare magari anche l'idea di ristampare qualche loro disco visto che, tranne Blue Moon, ad oggi nessuno dei loro lavori è stato mai ristampato...

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