Quando ho recensito l'ultimo album di Tyler the Creator qualche mese fa mi ero concentrato sul lato evolutivo dal punto di vista musicale del rapper\produttore\tuttofare americano ed ero arrivato addirittura a definirlo il suo apice artistico. Ebbene, dopo l'uscita di IGOR, l'ultima fatica di Tyler, e dopo averlo ascoltato abbastanza volte da farmi un'opinione solida su di esso, non posso fare altro che confermare le sue doti artistiche oramai del tutto consolidate.

Per chi ancora non conoscesse Tyler Okonma: si tratta di uno dei rapper più influenti degli ultimi anni, fondatore del seminale collettivo Odd Future che ci ha consegnato molti talenti ancora attivi artisticamente tra cui Frank Ocean, Earl Sweatshirt e The Internet. La musica di Tyler, almeno agli inizi, era un rap underground sboccato e politicamente scorretto seppur permeato da molta ironia e attitudine edgy\provocatoria. In Radicals, per esempio, il nostro si dilettava a urlare sul microfono frasi come "kill people, burn shit, fuck school" oltre al quantitativo enorme di "faggot" sparsi nelle canzoni, l'equivalente di "frocio" in italiano. Le critiche non sono tardate ad arrivare e l'aspetto irriverente e spregiudicato del collettivo si è rivelato l'arma vincente per arrivare al successo mainstream raggiungendo il suo apice con il video di Yonkers: un pezzo composto da un testo che pare scritto da uno school shooter ed un video musicale in cui Tyler prima mangia un insetto vomitando e poi si impicca che, per qualche strano motivo, è arrivato ad un riscontro molto ampio soprattutto tra gli adolescenti del periodo (perlopiù bianchi, fattore dovuto alle influenze punk e dall'ambiente skate di Tyler e soci), influenzando a sua volta molti rapper underground specialmente sulla piattaforma di Soundcloud (prima ancora che il soundcloud rap fosse una realtà).

Lo spirito ribelle e punk si alternava ad un'estetica colorata con un ampio utilizzo della skate culture e da video a volte assurdi ed esileranti; già con Wolf del 2013, tuttavia, Tyler inizia a cambiare registro musicale e si possono intravedere le radici del suono di Flower Boy (IFHY con Pharrell ad esempio). Dopo fu il turno di Cherry Bomb, un album incasinato, pieno di idee buone ma non tutte ben riuscite ed un mix che lascia molto a desiderare. Questa gemma imperfetta però inizia a mostrare il cambiamento di Tyler da provocatore seriale a quello che è diventato oggi; con Flower Boy il cambiamento avviene del tutto e finalmente Tyler ha potuto mostrare il suo talento musicale nelle produzioni, un collage di generi tra cui R'n'b e soul , oltre ad una maggiore introspezione nei testi tra cui il presunto coming out che ha fatto molto discutere i media.

E così, a circa due anni di distanza, ritorno improvviso di Tyler con il nuovo album in studio IGOR ha fatto presagire grosse aspettative e, per fortuna, alla fine così è stato, anche se l'ascolto non è risultato immediato come poteva esserlo per il lavoro precedente: IGOR infatti è un lavoro ancora più complesso dal punto di vista musicale perché non assomiglia per niente ai precedenti, eccetto a Flower Boy per quanto riguarda il mood generale. Ad un primo ascolto una delle prime caratteristiche che saltano all'orecchio è la quasi assenza di elementi rap: le due canzoni apripista dell'album, Igor's Theme e Earfquake, tolto un piccolo contributo di Playboi Carti nella seconda traccia, sono completamente cantate. Andando avanti con l'ascolto il rappato assumerà un ruolo sempre molto marginale, lasciando prevalere le influenze souleggianti e R'n'b tanto amate da Tyler.

A livello di produzione l'album si rivela uno dei più completi della discografia di Tyler; ogni canzone infatti presenta numerosi arrangiamenti nei quali la musica black contemporanea abbraccia le influenze soul anni '70. si tratta sostanzialmente di un neosoul mischiato con un rap mai invasivo ed un uso del cantato inusuale. E parlando di cantato è impossibile citare l'inaspettata collaborazione con il rapper Playboi Carti in EARFQUAKE, una stramba canzone d'amore in cui il falsetto di Tyler viene affiancato alla voce bambinesca di Carti; sulla carta sembra un disastro annunciato, invece è incredibilmente catchy e canticchiabile, senza dubbio una delle migliori canzoni di questo 2019.

La caratteristica principale di IGOR però è l'omogeneità dei pezzi: tutti i brani, per quanto possano sembrare diversi l'uno dall'altro, mantengono un certo mood che non viene mai abbandonato, tanto che è consigliato ascoltarsi l'album tutto di fila per godersi meglio l'esperienza; e sebbene si abbia la sensazione di ascoltare un'intera canzone dall'inizio alla fine i brani, presi singolarmente, presentano caratteristiche uniche e gli ospiti più disparati: IGOR'S THEME funge da intro ed è costruita su un moog retro ed è cantato da Lil Uzi Vert e da Kali Uchis. I THINK è, tra tutti i pezzi presenti nell'album, quello che più assomiglia ad un pezzo rap vecchio stile ed è ispirato alla celeberrima "stronger" tanto nella strumentale quanto nella cadenza delle strofe iniziali. RUNNING OUT OF TIME, è la "See you again" di questo disco ed è caratterizzata da alcuni pitch vocali e da un giro di batteria folgorante. NEW MAGIC WAND e WHAT'S GOOD riescono ad essere due pezzi tranquilli e movimentati allo stesso modo. PUPPET e A BOY IS A GUN sono due bei pezzi soul e rap che ricordano più di tutti le atmosfere di Flower Boy. GONE GONE \ THANK YOU sembra un pezzo dei Jackson 5 cantato da un Tyler dalla voce pitchata che sembra quella di un ragazzino. L'album si conclude con ARE WE STILL FRIENDS?, outro vagamente psichedelica e pressochè perfetta per concludere un album tanto variopinto quanto collegato da tematiche e da stati d'animo spesso in contrasto tra loro in singole tracce.

In definitiva possiamo dire che IGOR rappresenta un ulteriore tassello del puzzle musicale di Tyler; ancora più distaccato dal rap, sempre più sperimentale ed allo stesso tempo orecchiabile nelle sue produzioni in bilico tra vecchio e nuovo e sempre più particolare e ricercato nel tappeto sonoro e nell'utilizzo dei numerosi featuring, con un Tyler ora in veste di "direttore d'orchestra" dell'intero progetto, metodo un pò a la Kanye West in cui ogni collaboratore costituisce un pezzo importante del lavoro artistico dietro l'album e non viene aggiunto in maniera casuale. Possiamo solo confermare l'enorme talento musicale di Tyler the Creator che dopo Flower Boy è incredibilmente riuscito a fare nuovamente centro, rischiando non poco e creando un album completo e vibrante, un collage di generi e suoni e influenze musicali impressionanti.

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