LA DROGA FA MALE #2

Sarò breve e circonciso (semicit.) dato che la striscia streaming dell'ultima puntata di Temptation Island Vip 2 è quasi arrivata a compimento ed io ancora non ho assunto la mia dose giornaliera di zinne, urla e sputtanamenti vari.

I Telekinetic Yeti fanno capolino da Dubuque, Iowa (che un po' come dire da Montenero di Bisaccia, Molise) e prendono le sembianze da quegli amici intrippati che non ci stanno capendo una seganulla dalla terza media, con i quali tutti noi almeno una volta abbiamo dovuto fare i conti. Quelli che al concerto dei Red Fang stanno distrutti contro al muro in fondo a destra e che sul palco ci potrebbero stare pure i Nino D'angelo & the Nightfisters ma, a loro, sembrerebbe comunque di stare guardando i Pink Floyd quando hanno suonato alle Piramidi.

Me li immagino come due amici di vecchissima data che passano il tempo a giocare a FIFA con un vaporizzatore, tipo narghilè, poggiato alla bene e meglio in mezzo alle loro palle puzzolenti piene di formaggia. Uno di loro ha una parvenza di cantinetta (o un garage ammobiliato per voi appassionati di classi catastali) con le pareti tutte rosse e lì ci fanno delle chiuse poderose suonando, giocando alla Play e sparandosi in continuazione cilotti con il tubo di scarico condensa del pinguino DeLonghi. Hanno sempre la bocca allappata e rimangono spesso senza parlare per ore, con Blood from Zion in loop a volume allucinante e una cortina di nebbia che, quando apri la porta della stanza verso l’esterno, ti sembra di essere risucchiato fuori, tipo Alien. Questo loro refugium peccatorum è una dimensione a parte, una specie di ''...nel garage dei Telekinetic Yeti nessuno può sentirti urlare!!''. Una fattanza presa benissimo. Il viaggio mentale di quando ascolti Vol 4 per dieci volte di fila. Stanno talmente di sotto che il disco è quasi completamente strumentale, perché nessuno dei due è rimasto sufficientemente lucido per articolare bene le sillabe senza sentirsi la pasta della pizza in bocca stile cloaca maxima del mercato di bestiame del Foro Boario.

Non c’è un cazzo di niente di peculiare o di particolarmente avvincente da aggiungere su ''Abominable'', se non che è un debutto stoner/doom Sleep-dipendente come tanti altri, con dei suoni/macigno come pochi altri, delle puntatine di acido e psichedelia da far impallidire il Gaspar Noè di Enter The Void ed una copertina meravigliosamente rivedibile. Malgrado ciò, per qualche indecifrabile ragione, l’avrò ascoltato trenta volte in un mese e tutte e trenta le volte mi ha dato una carica priapica sovraperineale che era dai tempi della trilogia Runaway Butt's di Nacho Vidal che non si manifestava.

Ulteriori conclusioni fervide e libidinose da trarre non ce ne stanno, signori, anche perchè, ormai, il Falò di Confronto di Temptation sta cominciando ed ho già intravisto un paio di deretani di assoluto rilievo che mi farebbero senz'altro stravolgere il criterio di giudizio standard di un album musicale e del genere umano tutto. Yeti compresi http://telekineticyeti.bandcamp.com/

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