[contiene mini spoiler]

Ogni mattina a Gotham City quando sorge il sole un uomo si sveglia e muore.

Arthur Fleck (un magistrale Joaquin Phoenix) è già morto: perennemente depresso, ha un lavoro insignificante, zero vita sociale, compagnie o relazioni stabili al di fuori di sua madre (più matta di lui), vive in un appartamento da due lire, non ha nessuno che lo tratta bene nemmeno per sbaglio ed inoltre è affetto da un terribile tic nervoso che ti fa ridere istericamente in situazioni di normalità, rendendo il disagio di Arthur anora più difficile da sopportare. L'unica cosa che gli da speranza è lo spettacolo; la comicità, quella è la sua meta tanto desiderata.

Quando però invece di diventare il nuovo George Carlin finisci per essere trattato come un freak da video virale allora anche quel piccolo spiraglio di luce si chiude. Al resto ci pensa la gente intorno ad arthur, nessuno che prova empatia per il suo disturbo, pur avendo la certificazione medica, e quegli uomini che prima erano simboli di cambiamento e giustizia ora diventano i carnefici, simboli dell'oppressione e della corruzione del potere.

A metà tra la questione politica e quella personale, il protagonista di Joker di Todd Philips inizierà quindi una lenta ma inesorabile discesa verso l'autoconsapevolezza di chi si è realmente; un uomo solo e abbandonato che vuole solo farsi valere di fronte a tutta la società che l'ha emarginato attraverso la noncuranza dell'assistenza sanitaria ed il continuo arrivismo tipico dell'America più competitiva. Ed è da questo punto che la tragedia di un uomo si esaspera a tal punto da diventare una barzelletta; una barzelletta molto macabra che "mira" fatalmente proprio al presentatore televisivo Murray interpretato da Robert De Niro, immagine dell'uomo carismatico che, al contrario di Arthur, ha realizzato il suo sogno e utilizza chi sta più in basso solo per le sue punchline comiche e per gli ascolti (Barbara D'Urso docet).

Un gesto, quello del finale, che distrugge il buon costume imposto dalla tv; e da quel momento sarà il caos per Gotham perché il personaggio del Joker è stato ultimato; per esere il film sul joker infatti è interessante il fatto che lo diventi del tutto solamente nei dieci, intensi minuti finali per poi lasciarci un Arthur Fleck ormai pienamente consapevole di aver creato un meraviglioso disastro, sia all'esterno che nella sua mente.

Ringrazio Todd Philips che ci ha regalato uno dei cinecomic più belli di sempre dopo i batman di Nolan; da Una Notte Da Leoni al Joker con soltanto una piccola via di mezzo molto ben riuscita e sottovalutata come War Dogs del 2016, il passo è stato decisivo.

Ringrazio Joaquin Phoenix perché mi conduce sempre a film degni di nota. Se non vince l'oscar con questo film non so cos'altro deve fare per avere quella maledetta statuetta che sta cercando di vincere da anni ormai.

Ringrazio pure Scorsese perché, ammettiamolo, c'è una quantità enorme di omaggi al suo cinema che non è possibile non notare; Taxi Driver resta sempre attuale e questo film altro non è che l'evoluzione di quei concetti portati nel film di Scorsese, ma non dimentichiamo il bistrattato King Of Comedy il quale si rivela quasi un predecessore spirituale di questo film, con tanto di Robert De Niro che di fatto va a sostituire il ruolo che fu di Jerry Lewis; da vittima a carnefice insomma.

E lasciamo stare la moralità; il film non deve dirti cosa devi fare nella tua vita, altrimenti guardavamo pulp fiction e ci iniettavamo l'adrenalina nel petto a vicenda. Un film ti può far riflettere su ciò che ti mostra sullo schermo; e Arthur Fleck non sarà mai un modello da emulare, piuttosto ciò che tu non vorresti diventare in futuro. Puoi sentire cosa prova perché stiamo guardando gli eventi dalla sua prospettiva; ovvio che se il film si basava su Thomas Wayne, sapere di tre dipendenti morti per un'aggressione da parte di uno travestito da clown la cosa può sembrarti giustamente atroce e sbagliata, tuttavia essendo un film che analizza la vita di un singolo personaggio è più che legittimo sentirsi male per le sue disavventure: emulare mai, ma avvertire che un comportamento da "superiore" nei confronti del debole porta soltanto più violenza mi pare molto più onesto e condivisibile (poi in America stanno pure messi peggio che da noi con le armi, gli school shooter e tutto ciò che ne deriva quindi è ovvio che lì sia stato accolto in maniera più divisoria che dalle nostre parti dove ha pure vinto il Leone D'oro!). Poi, è vero che si tende a simpatizzare o a tentare di giustificare i gesti di Arthur, ma secondo me c'è una sorta di "spirale discendente" dove inizi a capire che tutto ciò che sta diventando è profondamente pericoloso perché imprevedibile; questa mia sensazione arriva quando Arthur inizia a smettere di prendere le medicine e va sempre più fuori dal mondo con i suoi gesti impulsivi.

Di per sè è già miracoloso che un film su un pazzoide imprevedibile come protagonista sia uscito nel 2019, periodo dove se un film non è politicamente corretto oppure non ha una coppia LGBT o una scena da girl power (ti vedo Endgame) allora non è nemmeno considerabile. Ben vengano questi film più "marci" e autoriali (soprattutto per essere un cinecomic) che trattano tematiche scomode e ti portano a riflettere sul mondo in cui viviamo; e, detto da uno che si guarda ogni film marvel esistente sulla faccia della terra con i nachos e la pepsi sul divano, forse la cosa potrà avere un senso, chissà.

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