La reincarnazione dei Durutti Column, Vini Reilly sembra tornato, forse anche più bravo di prima. Effettivamente il primo gruppo a cui fa pensare l'ascolto di questi July Skies sono proprio loro, ma è un impressione che svanisce con il continuare a fluire delle tracce, uso questo verbo non a caso, perchè è proprio di flusso che si tratta più che di ascolto. Dolci accordi di chitarra che sembrano galleggiare in attesa dei successivi, voce con il contagocce, elettronica di riempimento. Cocteau Twins in agguato dietro l'angolo ma senza i gorgheggi di Elizabeth Fraser.

July Skies è una sola persona, Antony Harding, inglese, appassionato di paesaggi e cieli, si legge nella suo biografia, nostalgico, autore di due dischi e di un Ep. In questo si celebrano zone rurali dell'Inghilterra, ed in realtà, nonostante la presenza di atmosfere elettroniche è proprio lì che sembra di stare. La title track è cantata con voce sofferta, e suonata come del resto tutte le altre, con accordi di chitarra molto lunghi sorretti da un'armonica a bocca, ma vi assicuro che non vedrete spuntare cowboy ma soltanto "freddo inglese".

"The mighty 8th" potrebbe essere una ghost track di The Return of Durutti Column tanto la sonorità della chitarra è simile a quella di Vini, "Countryside Of 1939" è invece un pezzo struggente, bellissimo, che vi solleva lentamente per trasportarvi nei cieli descritti nelle tracce successive, a cui fanno tutte direttamente o indirettamente riferimento anche nel titolo con: "East Anglian Skies", "Lost Airmen", "Cloudless Climes and Starry Skies".

Un disco etereo, dolcissimo, che potrebbe essere per certe sonorità nel catalogo dell'ECM, ben arrangiato e di grande atmosfera. La voce di Antony, che dedica il lavoro a tutti gli aviatori (inglesi?) deceduti nella seconda guerra mondiale, mi ha ricordato in certi momenti anche Greg Lake.

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