I Social Distortion del 1990 sono un gruppo che, dopo tanto seminare, finalmente comincia a raccogliere. 11 anni di storia, un album, "Mommy's Little Monster", considerato giustamente fra i capolavori assoluti del punk americano, uno scioglimento temporaneo dovuto ai problemi di droga e riabilitazione del leader Mike Ness e un ritorno sulle scene con un ottimo album quale "Prison Bound"; i Distortion raggiungono infine il successo meritato con questo album omonimo che, trainato dai singoli "Ball and Chain" e soprattutto la famosa "Story Of My Life", si rivelerà il loro best seller.

L'album conquisterà infatti il disco d'oro, con tre singoli nella Top 30 di Billboard; un successo dovuto, oltre alla bontà delle canzoni ovviamente, al fatto che nel 1990 l'attenzione del pubblico si stava sempre più spostando sull'alternative rock (attenzione che raggiungerà vette altissime l'anno successivo, alla pubblicazione di "Nevermind"), e a promuovere il gruppo non ci sono più le piccole etichette indipendenti delle uscite precedenti, bensì la major Epic.

Parlando della musica, si nota subito che Ness prosegue l'evoluzione stilistica cominciata nel precedente album: dal punk Clasheggiante degli esordi il suono si sposta sempre più verso il country e il blues elettrico à la Rolling Stones ("Drug Train"). Non mancano comunque richiami al primo storico album ("She's a Knockout"), né pezzi più "disimpegnati" e semplici (musicalmente parlando, s'intende) come la già citata "Story Of My Life" o "Sick Boys". L'attitudine punk in ogni caso non è morta, come ci dimostrano pezzi energici quali l'opener "So Far Away" o la veloce "A Place In My Heart". E' proprio questo equilibrio perfetto fra la passionalità del blues e l'immediatezza del punk che rende "Social Distortion" l'album più accessibile del gruppo. Impossibile non citare, inoltre, la bellissima cover in chiave elettrica del classico di Johnny Cash "Ring Of Fire", ulteriore conferma dell'interessamento di Mike Ness al country.

A parer mio, questo album va consigliato a chi non ha mai ascoltato nulla dei Social Distortion; non è il loro capolavoro, ruolo che spetta a "Mommy's Little Monster" e "White Light, White Heat, White Trash", ma è il miglior modo possibile per entrare nel poetico mondo di Mike Ness.

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